Intervista a Chiara D'Amico (1) | tutte le interviste |
Telegiornaliste anno V N. 38 (209) del
26 ottobre 2009
Chiara D'Amico: io, imprenditrice di me stessa di Giuseppe Bosso Questa settimana Telegiornaliste incontra un volto frizzante e dinamico della tv campana, Chiara D’Amico, responsabile dello studio Workin’Video e conduttrice di format creativi in onda su diverse emittenti locali e satellitari, tra cui Cuore d’oro-l’altruismo in tv e Sapori in festa. Cos’è Workin’ Video e da cosa nasce? «Io lo definisco uno studio "videocreativo". Siamo impegnati non solo nella produzione di format tv, ma anche nella realizzazione di documentari, cortometraggi, spot, audiovisivi. Amo operare nel mondo della comunicazione. Soprattutto cerco di realizzare produzioni che raccontino e valorizzino il nostro prezioso territorio, a cominciare dalla mia Vietri sul Mare. Ritengo che i giovani d'oggi debbano potersi affermare anche nella loro terra, non condivido le idee di chi ci spinge ad "emigrare" nelle grandi città o lontano da casa. Noi abbiamo il diritto di poter vivere, lavorare e costruire in casa nostra. Per questo sono diventata "imprenditrice di me stessa" e ogni giorno scommetto sulle mie idee che produco autonomamente». Quali sono state le difficoltà che hai incontrato e che incontri ancora oggi? «Il sistema delle tv campane spesso non riesce ad assorbire facilmente forze giovani e non ci sono molti editori disposti a scommettere sulle nuove leve. Per mia fortuna, ho incontrato persone valide e lungimiranti che hanno creduto e investito nelle mie potenzialità. Ma tutto quello che ho realizzato l'ho fatto grazie a tenacia, entusiasmo e sacrificio». Hai da poco concluso i due format Cuore d’oro e Sapori in festa. Per quanto riguarda il primo, ritieni che l’altruismo possa trovare spazio nella tv di oggi? «Assolutamente sì. Ho realizzato la mia tesi di laurea proprio su questo. Penso che la tv sia uno strumento potente per parlare alla gente e, spesso, anche influire su comportamenti e stili di vita. Soprattutto lancia messaggi che in tanti accolgono come riferimenti. Per questo deve saperlo fare in senso positivo e di speranza; nel nostro programma non ci siamo proposti certo di rappresentare una vetrina buonista, ma uno spazio onesto che accenda luci sulla realtà e la dignità del lavoro silenzioso che svolgono i tantissimi volontari del nostro territorio. E devo dirlo, anche chi sta bene ha bisogno di fare qualcosa di utile e costruttivo per i meno fortunati, l’ho potuto riscontrare dai tanti imprenditori che hanno appoggiato questo progetto. Migliorare il mondo si può, soprattutto bisogna dire con coraggio che le difficoltà si superano meglio facendo squadra, lottando insieme, promuovendo valori. È questo il messaggio che cerchiamo di lanciare». Per quanto riguarda invece Sapori in festa, pensi che la gastronomia sia uno spot per la rinascita della Campania? «Certo. Il territorio campano deve imparare a fare sistema e nella gastronomia e nel turismo ha due perni imprescindibili: l’uno è alimentato dall’altra. Il nostro format è alla prima edizione, e ci auguriamo di riproporlo anche l’anno prossimo. Abbiamo cercato di raccontare tutto il processo che il prodotto segue dalla terra alla tavola fino al grande evento gastronomico abbinato. Prodotti tipici, in giro per la provincia di Salerno e, presto, anche per il resto della regione. La qualità è essenziale: il nostro cast ha ospitato grandi eccellenze campane». Molto giovane ma con un curriculum notevole. Ti senti più "secchiona" o ragazza che ha saputo cogliere le sue occasioni? «Non credo di essere una secchiona. Cerco sempre di migliorarmi. Soprattutto miro a costruirmi una "personalità europea", il più possibile aperta a nuove frontiere e a differenti culture. Ci vuole apertura per essere creativi. L’investimento che ho fatto è stato unicamente nel mio entusiasmo, nei miei progetti, cercando di sfuggire a questa società che tende ad omologare tutto e tutti. Credo sia importante restare curiosi nella vita, cercare e scoprire contributi nuovi per dare valore alla personalità. È il messaggio che cerco di trasmettere ai miei coetanei e agli altri giovani. Potrei citarti una frase di Jim Carrey in Una settimana da Dio, un film che mi ha colpito molto: “Sii il tuo miracolo”. Beh, io cerco di esserlo ogni giorno, con coerenza e pianificazione». Ti trovi più a tuo agio davanti o dietro la telecamera? «Sono in grado di curare la produzione in ogni suo aspetto. Conduco volentieri i miei programmi televisivi perché credo che sia importante anche avere il coraggio di "metterci la faccia" nei propri lavori, di firmare i propri contributi. Soprattutto, operando in piccole realtà, saper operare anche dietro le telecamere è importante: mi permette di gestire il processo in modo libero e indipendente». La tv locale ti sta stretta o ti va bene così? «Se dovessero arrivare proposte importanti, certo, le valuterei. Ma credo che le emittenti locali siano realtà dignitosissime, troppo sottovalutate da chi non capisce che il prestigio del posto di lavoro non lo dà il titolo, ma la qualità e la dignità di chi vi collabora. Sto benissimo così, a patto però di trovare sempre ambienti costruttivi. Soprattutto credo che le tv locali abbiano la grande potenzialità di arrivare alla gente, molto più di quanto si possa pensare. Inoltre, penetrando nell'intimità della casa, influenzano inevitabilmente le opinioni e i comportamenti della gente, soprattutto dagli anziani. Per questo ritengo che sia un dovere etico-morale di ogni comunicatore impegnarsi a promuovere contenuti che sappiano rispecchiare valori reali e genuini... basta con questo business 24 ore su 24!». Cosa c’è nel tuo domani, imminente e a lungo termine? «In anteprima per Telegiornaliste annuncio che, a novembre, parte un nuovo format sull’amore di coppia, 2 cuori e 1 bouquet, un gioco che coinvolgerà 7 coppie differenti dal punto di vista socio-culturale, alla ricerca dell’unione perfetta. Mi avvarrò, come sempre, della collaborazione di esperti, dal sacerdote allo psicologo. Guardando oltre, sto sviluppando nuove collaborazioni con le scuole, faccio tanti viaggi, studio inglese, vado a cavallo. Insomma, vivo in modo pieno e intenso». Regista, conduttrice, autrice… ma in definitiva, qual è il vero ritratto di Chiara D’Amico? «“Videocreativa” è forse la parola più adatta per descrivermi. Come ho già detto, cerco sempre di migliorarmi e di puntare ad essere completa. Per questo, studio l'arte della regia e del montaggio: solo conoscendo cosa c'è dietro le telecamere posso imparare a stare davanti». Tra tanti impegni trovi anche tempo per gli affetti? «Sì, ho un fidanzato che mi sostiene e mi incoraggia. Le due vite, quella lavorativa e affettiva, viaggiano in parallelo, anche per quanto riguarda il rapporto con i miei cari e i miei amici, pochi ma buoni. Per il futuro vorrei creare una famiglia, ma comincio fin da ora, costruendo il mio lavoro». |
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