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Carmelo SardoTelegiornaliste anno VI N. 24 (241) del 21 giugno 2010

Carmelo Sardo: una lunga gavetta, poi le soddisfazioni
di Giuseppe Bosso

Incontriamo questa settimana Carmelo Sardo, volto del Tg5. Agrigentino, muove i primi passi come inviato di cronaca per l'emittente siciliana Teleacras, diventa corrispondente del prestigioso quotidiano L'Ora di Palermo e collabora con il Giornale di Sicilia. Nel 1996 approda a Rai 2 come inviato per il programma di David Sassoli Cronaca in diretta, e nell'estate 98 al Tg5, chiamato da Enrico Mentana. Nel 2010 vince il premio Alabarda d'oro di Trieste con il suo romanzo Vento di Tramontana.

Il Tg5 per lei rappresenta un punto d'arrivo o di partenza?
«Sicuramente un importante punto d'arrivo. Ho avuto una lunga gavetta e l'incontro con Mentana ha rappresentato una grande soddisfazione».

Ha condotto il tg della notte. Quali sono i pro e i contro che ha riscontrato?
«Premetto che amo il giornalismo di strada. La conduzione, per quanto importante sia, è un aspetto del giornalismo un po' ingessato che non mi piace tanto. Diciamo che i pro sono tanti, l'edizione notturna è quella più istituzionale, nel senso che c'è spazio per riassumere i fatti più importanti del giorno, togliendo spazio a quelle notizie un po'più di costume che invece si trovano nelle edizioni del giorno. I contro, certo, sono stati gli orari piuttosto faticosi, stare sveglio fino alle 2... Ma poi sono tornato alla mia vita di inviato».

Recentemente ha vinto il premio Alabarda d'oro di Trieste con il suo romanzo Vento di Tramontana. Quali sono le soddisfazioni che le ha dato?
«Si tratta di un libro autobiografico che ho scritto raccogliendo le esperienze che mi porto dietro da anni, legate all'epoca del mio servizio militare come agente di custodia. Quando l'ho scritto non immaginavo che tipo di impatto potesse avere sul pubblico. Alla fine posso dire con orgoglio che i consensi sono andati al di là di ogni mia previsione. Vincere poi questo premio è stata una soddisfazione maggiore anche di quelle che mi ha dato il giornalismo. Essere in gara con scrittori come Lerner, Sorrentino, Ammaniti, e venire premiato da una giuria presieduta da Mario Monicelli, il più grande regista vivente che abbiamo in Italia, è stata una soddisfazione indescrivibile».

In questi giorni, con la legge sulle intercettazioni, si torna a manifestare per la libertà di informazione: secondo lei è una sconfitta o un segnale positivo?
«Entrambe le cose. Il fatto che si debba scendere in piazza è un grave segnale che dimostra come la libertà di informazione sia messa in discussione da questi provvedimenti. Ma è anche un buon segnale perché rappresenta la volontà di difendere questa fondamentale e irrinunciabile garanzia, poter informare ed essere informati».

Qual è la notizia che vorrebbe dare?
«Purtroppo essendomi occupato soprattutto di cronaca nera e di fatti di mafia, non ho avuto modo di trattare spesso notizie positive. Mi piacerebbe magari poter dire che la famiglia più povera d'Italia ha realizzato una grande vincita al Superenalotto, ma questi sono sogni».

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