Intervista ad Alessandra Gambardella | tutte le interviste |
Telegiornaliste anno VI N. 37 (254) del
8 novembre 2010
Alessandra e le due ruote di Anna Rossini Alessandra Gambardella: pilota, team leader, istruttrice. Per chi non crede che donne e motori possano andare d'accordo. Donne e motori, un binomio perfetto nel suo caso. Come è nata la sua passione per le moto? «Nessuno in famiglia aveva questa passione. Il momento focale fu quando a otto anni vidi in televisione, per la prima volta, una gara di motociclismo. Avevo scoperto una realtà fino a quel momento sconosciuta, ero ipnotizzata a osservare i movimenti dei piloti su quelle veloci due ruote, la fluidità dei movimenti abbinata alla velocità nel fare le curve, sembravano duelli di cavalieri che lottavano contro il tempo... Era l'inizio di una grande passione!». Lei ha scritto di avere "una vita in simbiosi con il motociclismo", cosa significa in pratica? «Il mio sogno, fin da bambina, era vendere auto e correre in moto... Realizzai in pieno il mio desiderio, la mia determinazione mi portò negli anni a diventare agente per la BMW e pilota, nonché presidente del team che fondai nel 2004. Un team di motociclismo velocità che si fece strada nelle gare nazionali con sponsor importanti e fedeli. Il management divenne così importante che mi trovai di fronte a un bivio, abbandonai il marchio bavarese a quattro ruote per dedicarmi completamente alle due ruote. Per arrivare ai giorni nostri, devo completare la panoramica con due impegni di tutto rilievo. Qualche anno fa iniziò la collaborazione con Claudio Corsetti, direttore della rivista specializzata Masterbike, in qualità di tester di moto da gara e per articoli sulle novità del settore. Sempre con Claudio Corsetti vidi nascere la Scuola Federale Corsetti. Ho un ruolo organizzativo mi appassiona e dà soddisfazioni, ma si prospetta una nuova strada anche per la formazione agonistica in pista con i corsi della Scuola e attraverso l'insegnamento ai futuri piloti nei trofei monomarca Yamaha R 125 e R6 Cup, non trascurando la Guida Sicura per adulti e bambini, dove la Scuola è promotrice per la sicurezza e prevenzione ai motociclisti da strada». Lei a volte gareggia con piloti uomini, le è mai capitato di sentirsi "fuori luogo"? Ha avuto difficoltà ad entrare in un ambiente prettamente maschile come quello del motociclismo? «Caratterialmente, per tenacia e perseveranza, mi avvicino molto alle sfumature maschili. La formazione professionale, che negli anni mi ha permesso di affrontare trattative che non lasciavano alcun spazio alle sfumature femminili, ha fatto sì che potessi integrarmi perfettamente nella realtà maschile. Ho sempre lavorato prevalentemente con uomini, come responsabile commerciale in una azienda di telefonia molto nota, nella direzione marketing per una casa automobilistica tedesca e agente per Bmw. Ho sempre lavorato per obiettivi, strategie, ricoprendo ruoli e compiti prettamente maschili. A questa domanda non posso che rispondere che il mio campionato preferito è la Roadster Cup, dove negli anni passati sono cresciuta molto come pilota, nonostante fossi l'unica figura femminile. In quel contesto ho conosciuto piloti che non hanno esitato a mettere a mia disposizione la loro esperienza, il dialogo, un mondo dove caratteristiche caratteriali come l'invidia, la gelosia e soprattutto vanità, non sono di casa... L'ambiente in cui mi sono sentita fuori luogo, sembrerà assurdo, ma è proprio quello femminile». Passione e lavoro, combinazione vincente? «Combinazione perfetta. La mia passione si è realizzata con la nascita del mio team, il lavoro che svolgo per Masterbike e per la Scuola Federale Corsetti: il tutto si è trasformato in professione. Vivo sulle piste per diletto e per lavoro, posso quindi affermare che il mio lavoro è nato e fatto per pura passione, quel che si dice unire l'utile al dilettevole». Secondo lei il motociclismo al femminile avrà mai la capacità di imporsi al grande pubblico? Oppure bisogna attendere la versione femminile di Valentino Rossi? «Purtroppo non penso che il motociclismo femminile troverà tanto spazio quanto quello maschile. La ragione la imputo alle differenze fisiche e mentali tra le due parti. Non penso potrà mai esistere un Valentino Rossi al femminile, ma si sa, il mondo è anche fatto di eccezioni. Per ora la mia ammirazione va a Nina Prinz, pilota tedesca che ha gareggiato in Italia qualche anno fa, conquistando podi e contrastando alcuni dei nostri migliori piloti, dando spettacolo in gara e dimostrando esemplare bravura. Rimane però una mosca bianca nell'ambiente femminile». |
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