
Telegiornaliste anno XXI N.
9 (788) del 12 marzo 2025
Raffaele
Carpentieri, voci che prendono vita
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Raffaele Carpentieri, attore e doppiatore.
Ciao Raffaele. Ricordi la tua prima volta in sala? Cosa
ha rappresentato per te?
«La mia prima volta in sala è stata un’esperienza che non
dimenticherò mai. Ero ad un turno per una serie TV con la
direzione della grande Chiara Colizzi (voce italiana di
Nicole Kidman e Uma Thurman, ndr). Ricordo la tensione e
l’emozione di entrare in uno studio di doppiaggio, un posto
che sentivo come "magico", un luogo dove le voci prendono
vita e danno un'anima ai personaggi. Per me, quella prima
volta ha rappresentato l’inizio di un percorso che stavo
finalmente concretizzando. È stato un mix di paura e
adrenalina, ma anche un'intensa soddisfazione personale:
avevo trovato un posto dove potevo esprimere e dare vita a
nuovi mondi solo con la voce, una nuova esperienza rispetto
al teatro e alla tv che fino a quel momento avevano sempre
avuto la precedenza».
Quali sono i personaggi a cui hai prestato voce con cui
ti sei sentito maggiormente in sintonia e chi invece è
proprio il tuo opposto?
«Mi sento particolarmente in sintonia con personaggi che,
come me, hanno una forte determinazione e passione. Un
esempio potrebbe essere
Ben Hur in cui ho prestato la
voce ad un personaggio epico e ad un attore straordinario
come Jack Huston. Ma anche Glen Powell nel ruolo di
"Hangman" in
Top Gun: Maverick. Allora stesso tempo
però è stimolante doppiare anche personaggi opposti a me.
Infatti penso che la bellezza della recitazione e del
doppiaggio sia poter essere diversi da sé per alcune ore e
"giocare" con l'altro. Ultimamente ho doppiato il
personaggio di Emir Kozciuoglu in
Endless Love.
Sebbene sia un personaggio tormentato e negativo, c'è una
complessità emotiva in lui che mi ha spinto a esplorare
molte sfaccettature del suo carattere, cercando di trovare
quella vulnerabilità nascosta sotto la sua durezza. Un altro
personaggio che è completamente diverso da me, ma che mi ha
comunque affascinato, è Frenchie in
The Boys.
Entrambi mi hanno permesso di esplorare una parte di me che
normalmente non esprimo. Il contrasto con questi personaggi
mi ha insegnato molto sulla mia versatilità e sulla bellezza
di interpretare anche chi non mi somiglia per niente».
Più arduo 'metterci la faccia' da attore o 'metterci la
voce'?
«Ogni forma di recitazione ha le sue sfide. "Metterci la
faccia" da attore implica un lavoro fisico, di presenza e di
espressioni che sono immediatamente visibili e riconoscibili
dal pubblico. "Metterci la voce", invece, è un lavoro più
invisibile, ma altrettanto complesso. Devi essere capace di
esprimere emozioni senza un supporto fisico visibile, solo
con il timbro e la modulazione della voce per ricreare una
emozione già espressa in originale da un altro attore.
Personalmente, trovo che il doppiaggio abbia un fascino
incredibile, ma è anche una delle cose più difficili perché
tutto il peso della performance è concentrato sulla voce,
senza l’aiuto "visivo" delle espressioni facciali o dei
gesti. Diciamo che entrambe le esperienze sono difficili, ma
in modo diverso. È sempre una sfida in entrambi i casi».
Il vostro ambito è tra quelli maggiormente esposti al
rischio rappresentato dall'intelligenza artificiale: non
rischiamo davvero di andare incontro a uno scenario come
quello descritto da pellicole distopiche dove l'essere umano
finisce per essere dominato invece che dominare la
tecnologia?
«La questione dell’intelligenza artificiale nel nostro
settore è sicuramente molto dibattuta. Siamo in un periodo
di grande evoluzione tecnologica, e se da un lato l'IA può
essere un alleato per migliorare alcuni processi, dall’altro
c’è il rischio che essa possa sostituire o ridurre la
necessità di artisti umani, soprattutto nel mondo del
doppiaggio e della recitazione in generale. Detto ciò, credo
che l’intelligenza artificiale possa essere uno strumento
che supporta e arricchisce il nostro lavoro, ma credo che
non potrà mai sostituire l’emotività e la personalità che
l'essere umano riesce a trasmettere. L'intelligenza
artificiale può "imitare", ma non può "sentire" nel vero
senso del termine. Quindi, pur avendo il potenziale di
cambiare alcune dinamiche, sono convinto che la componente
umana resterà insostituibile, perché dietro ogni personaggio
e ogni storia ci sono le emozioni che solo un essere umano
può restituire in modo genuino. Dobbiamo batterci perché
l'arte non venga risucchiata nel vortice freddo di una
macchina».
Dove potremmo 'ascoltarti' prossimamente?
«Al momento è al cinema il film
A Real Pain, che ha
recentemente vinto un Oscar, e
L'Erede, un bellissimo
thriller francese in cui ho doppiato il protagonista Marco
André Grondin. Il 13 marzo uscirà al cinema
Global
Harmony, del regista italiano Fabio Massa, con Maria
Grazia Cucinotta ed Enrico Lo Verso, in cui doppio il
protagonista. Prossimamente, potrete ascoltarmi in alcuni
nuovi progetti di doppiaggio che stanno arrivando, sia in
ambito serie TV che film. Sto lavorando a un paio di
produzioni internazionali che saranno presto disponibili in
Italia. Ovviamente, non posso ancora svelare troppo, ma vi
consiglio di restare aggiornati sui miei canali social. E
chissà, magari ci sarà anche qualche novità in ambito
teatrale o cinematografico!».