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Intervista ad Antonella Ambrosio   Tutte le interviste tutte le interviste
Antonella AmbrosioTelegiornaliste anno XXI N. 5 (784) del 12 febbraio 2025

Antonella Ambrosio, le scuole in redazione
di Giuseppe Bosso

Intervistiamo Antonella Ambrosio volto dell'emittente Videonola.

La vostra emittente è un punto di riferimento per un contesto territoriale importante come l’area nolana, è così anche oggi che la televisione risente del confronto con i media sviluppati dal progresso tecnologico?
«La comunicazione ha subito profondi cambiamenti negli ultimi anni e, guardando al futuro, c'è il rischio che le emittenti regionali possano diventare meno accessibili per i giovani giornalisti in cerca di opportunità di apprendimento. I costi di gestione e le risorse umane rappresentano una sfida significativa, e in questo contesto l'uso dell'intelligenza artificiale potrebbe contribuire a ottimizzare le operazioni, riducendo oneri e necessità di personale. È una realtà inquietante da considerare, ma potrebbe delineare il percorso futuro del settore. Tuttavia, il nostro impegno è quello di produrre contenuti di alta qualità, come un telegiornale completo e distintivo, che si differenzi per valore e innovazione e che, differenziandosi dall’IA sappia anche dare un approccio critico ragionato e non solo enumerativo. Per questo continueremo a investire nella qualità e nella formazione, cercando di offrire una narrazione che sia non solo informativa, ma anche coinvolgente e significativa per il nostro pubblico».

Senti comunque la responsabilità di essere in qualche modo un punto di riferimento per i vostri spettatori, dei quali siete in qualche modo anche portavoce?
«Sì, ma tengo sempre fermo il mio punto di vista e mantengo un atteggiamento critico verso il mio lavoro. Credo fermamente che la prospettiva personale abbia un ruolo significativo all'interno della comunità, e in questo senso, essere portavoce significa anche esprimere le proprie opinioni. La critica costruttiva non solo contribuisce a migliorare la qualità dei contenuti, ma arricchisce. È importante trovare un equilibrio tra la professionalità e il nostro vissuto personale, poiché entrambi possono contribuire a fornire una visione più autentica e rappresentativa senza però ledere la mission dell’informazione».

Abbiamo purtroppo assistito nelle ultime settimane del 2024 a una preoccupante escalation di episodi di violenza, spesso tragici, che hanno soprattutto coinvolto ragazzi giovanissimi: in questo senso come si sta impegnando la vostra emittente, non solo dal punto di vista della programmazione?
«Negli ultimi tempi, abbiamo assistito a un aumento preoccupante di episodi di violenza che coinvolgono i giovani e siamo consapevoli della nostra responsabilità nel trattare questo tema delicato. La nostra emittente sta facendo uno sforzo significativo non solo attraverso la programmazione, ma anche promuovendo iniziative che possano contribuire a sensibilizzare e coinvolgere i ragazzi. In particolare, stiamo lavorando per rilanciare l'idea del "TG Ragazzi", un programma concepito per dare voce ai giovani e affrontare le questioni che li riguardano. Questo spazio non sarà solo un luogo di informazione, ma anche un punto di incontro per discutere temi come la violenza, la solidarietà e il rispetto reciproco. Vogliamo incoraggiare i ragazzi a esprimere le proprie opinioni, a condividere le loro esperienze e a partecipare attivamente alla costruzione di una comunità più consapevole».

Sei l’unica donna di una redazione interamente maschile; probabilmente non sei un caso unico, ma questo comporta qualche differenza nel rapporto tra voi colleghi?
«No, non ho riscontrato particolari difficoltà. In effetti, una caporedattrice in una redazione maschile potrebbe sembrare un’eccezione, ma nel mio caso i ragazzi mi ascoltano e sono aperti ad apprendere. Anche se a volte alzo un po' la voce (ride, ndr) o modifico le loro proposte, non ci sono problemi. Abbiamo instaurato un rapporto di fiducia reciproca, che è fondamentale e non sempre facile da costruire».

Hai mai dovuto fronteggiare o subire bavagli?
«No, mai. Soprattutto nel mio contesto, c'è voglia di capire la verità. E quando sono tornata a Videonola ho chiesto di poter fare un giornalismo davvero libero e indipendente, prescindendo dalle vicinanze e dai rapporti che ci possono essere anche e soprattutto in un contesto locale. In passato nemmeno ho subito bavagli. L’unica cosa, non provenendo da una famiglia legata al mondo del giornalismo, ho capito subito come per una donna fosse difficile entrare in questo ambiente senza dover fronteggiare proposte indecenti, alle quali - se non volevi cedere – dovevi solo continuare a trovare la tua strada perseverando con determinazione. Il bavaglio non è proprio una cosa per me, in nessun contesto della mia vita».

Facendo un passo indietro, ricordi qual è stata l’esperienza (un servizio, un’intervista o altro) che ti ha maggiormente gratificata e quale invece delusa?
«Non dimenticherò mai di essere arrivata sul posto quando anni fa fu trovato il cadavere di Gelsomina Verde (giovane donna napoletana assassinata dalla camorra nel 2004, ndr); è un'immagine che non dimenticherò mai. Oppure di recente a Saviano, una domenica di settembre funestata dal crollo di una palazzina. Due bambini morti insieme alla madre e alla nonna, unici superstiti il papà con il figlio di due anni. Intervistare quell’uomo scampato alla morte ma distrutto nell’animo è stato davvero molto emozionate. A dire la verità di delusioni non ne ho avute, in tutto quello che ho fatto, anche nell’avversità, ho sempre trovato qualcosa che mi ha migliorata».

Spesso devi affrontare notizie dolorose come gli innumerevoli casi di violenza contro le donne: in quei casi l'empatia come coesiste con la doverosa imparzialità dell'informazione?
«Affrontare notizie dolorose come la violenza contro le donne è sempre difficile. L'empatia è fondamentale per comprendere la gravità della situazione e per dare voce alle vittime. Tuttavia, è altrettanto importante mantenere un approccio imparziale nell'informazione. Cerco di bilanciare entrambe le cose, raccontando le storie con sensibilità, ma senza perdere di vista l'obiettività e i fatti, in modo da informare correttamente il pubblico».

Oltre che giornalista, chi è Antonella Ambrosio?
«Anzitutto una mamma impegnata, che ha deciso proprio per questo motivo di tornare nella sua città natale dopo gli anni a Napoli. Una donna in continua evoluzione che non ha paura dei cambiamenti».

Si dice che la gente abbia perso fiducia oltre che nelle istituzioni anche nei confronti del mondo dell'informazione, soprattutto a livello nazionale. È così anche in un contesto territoriale come il tuo?
«Sì, purtroppo è un problema reale. A volte chiedo ai ragazzi di confrontare la nostra scaletta con quella degli altri tg locali, non tanto per l'ordine delle notizie, ma per il modo in cui vengono presentate. Bisognerebbe, per riacquisire credibilità, ripensare metodi e strutture legate alla narrazione giornalistica. Ai ragazzi infatti, faccio spesso scuola sull’attacco del pezzo, sulla durata, sull’attenzione da porre nel selezionare la parte di un’intervista. Credo che nulla debba essere lasciato al caso. Io personalmente, evito la scrittura SEO; anche se il computer mi segnala che non è la scelta migliore, però preferisco dare un tocco personale ai miei testi. Credo che sia fondamentale mantenere l'autenticità nell'esposizione delle notizie».

La figura della giornalista d'assalto è stata spesso fonte di ispirazione anche per il mondo dei fumetti, se pensiamo a Lois Lane, compagna di Clark Kent-Superman, anche se tendenzialmente vista come la damigella in pericolo rimanda comunque alla figura di una donna che non si ferma mai davanti al pericolo per adempiere alla sua missione. È con questo spirito che ti sei man mano immersa nel mondo del giornalismo?
«Sì, è vero che oggi non siamo sempre così 'd'assalto' come un tempo. Ricordo i miei primi passi nel giornalismo, quando ho assorbito proprio questo spirito di iniziativa. Quando sono passata a Videocomunicazioni a Napoli, mi sono trovata a dover concentrarmi sullo sviluppo del prodotto 'finito', affrontando un campo completamente nuovo: la politica. In questo contesto, è essenziale essere 'd'assalto', specialmente nei momenti di intensa discussione, avvicinandosi ai personaggi istituzionali con la consapevolezza di essere una giovane quasi esordiente. Questa esperienza mi ha insegnato a navigare le sfide con determinazione e coraggio».

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