
Telegiornaliste anno XXI N. 25 (804)
del 15 ottobre 2025
Anna
Lamonaca, volto e cuore d'Ischia
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Anna Lamonaca, volto dell'emittente
Teleischia, poliedrica giornalista e non solo.
Raccontare Ischia giorno per giorno: come vivi questa missione?
«Mi piace tantissimo e sono grata all'editore di Teleischia Enrico Buono e
alla sua famiglia che mi hanno dato questa possibilità. Un personaggio
comune che può essere un contadino o anche uno sportivo, ha molto da
raccontare dell'isola. Mi piace lo storytelling».
Inevitabile parlare della terribile alluvione che ha colpito l'isola due
anni fa: come l'hai vissuta sia da cittadina e da giornalista?
«Da giornalista devo stare sempre sul pezzo, sono stati giorni duri
anzitutto in redazione dove arrivavano continue segnalazioni, appelli e
notizie sulle ricerche di scomparsi nel fango e il nostro compito era
raccontarli».
Possiamo dire che c'è stato un 'prima' e un 'dopo' quei giorni per
Ischia?
«Tutto è cambiato, sì. Ma è Casamicciola la zona che è risultata
maggiormente colpita, colpita prima dal terremoto e poi da quel disastro, e
ne abbiamo parlato in varie interviste anche nelle mie trasmissioni, una che
ricordo soprattutto è la storia della signora Fenina, che è stata una vera e
propria pioniera della politica territoriale, una donna sempre in prima
linea per la ricostruzione. Siamo stati vicini agli sfollati tanto da aver
raccontato le loro storie quando erano riuniti in una vera e propria
tendopoli a Piazza Maio dove tutte le famiglie si sono riunite e si sono
fatte forza reciprocamente; è stato un bellissimo momento di unione. Dare
voce alle loro storie ed è stata una grande emozione».
Dai primi passi dedicati alla gastronomia al costume e all'attualità:
possiamo dire che il tuo percorso giornalistico è stato un continuo
reinventarsi?
«Da quando collaboro con Teleischia mi occupo di cronaca e politica,
economia, dopo anni di costume e altre tematiche, essendomi occupata anche di
mostre d'arte in passato; ho scritto libri, presentato concorsi canori... a
Teleischia ho iniziato davvero a capire la cronaca, l'economia, la
politica... è sempre stato così per me. Mi proposi al
Golfo come
giornalista quando ho iniziato, quando ero solo una studentessa di lettere
moderne; è stato un continuo mettermi alla prova, anche se devo dire che le
occasioni mi si sono presentate quando meno me l'aspettavo. La rubrica di
cucina è nata per gioco, mi piace cucinare, ma non sono certo una chef
stellata. Eppure la cosa ha avuto subito grande successo e si è ripetuta
anche poi in seguito in radio in cui ho proposto, anche in maniera comica,
le ricette di mia nonna. Mi ritengo una ragazza semplice, della porta
accanto come si potrebbe dire, non sono certo la tipica telegiornalista a
cui forse la vostra testata è abituata, però da questa mia spontaneità la
gente si è sentita colpita».
In un momento complicato come il covid hai saputo sviluppare un'idea che
si è rivelata una risorsa vincente come
Stasera a casa di Anna. Cosa ha rappresentato per te?
«Non solo quella trasmissione. Quel periodo è stato complicato per me anche
sul versante personale. Mi son ritrovata sola, con mia figlia, nella
disperazione più totale. Eppure proprio tramite quella novità lavorativa che
ho realizzato da casa ho trovato nuovi stimoli, ed è in quel momento che
Teleischia mi ha notata. È stato un periodo difficile, ma creativo, ogni
puntata dovevo trovare un ospite particolare a seconda della tematica».
Con Linea di confine hai modo di interagire con persone che hanno
alle spalle storie di sofferenza ma al tempo stesso di rinascita. Qual è il
messaggio che cerchi di trasmettere?
«Che di fronte alle difficoltà della vita non dobbiamo abbatterci, ma
reagire, muoverci. Mi preme soprattutto rivolgermi a chi, colpito da una
disabilità, pensa di doversi chiudere in casa e non fare più nulla nella
vita; sensibilizzare verso il diverso; lottare contro il bullismo. Ho avuto
ospiti che hanno raccontato le loro storie, donne vittime di violenza che
sono uscite da amori malati, persone che hanno storie di dipendenze alle
spalle... insomma, anche se diversi siamo tutti uguali nelle nostre
particolarità».
Una vita piena la tua, anche di momenti difficili...
«Nel 2009 ho avuto una paralisi alle gambe che avrebbe potuto condannarmi
alla sedia a rotelle a vita, effetto di un tuffo che avevo fatto a dieci
anni e che mi aveva causato una frattura alla colonna vertebrale; tutto
proprio nel momento che avrebbe dovuto essere per me di massima gioia, stavo
per sposarmi, avevo da poco pubblicato il mio secondo libro e stavo
iniziando il praticantato da giornalista. Insomma, ho vissuto due anni di
totale disperazione. Poi mi sono sottoposta a un intervento sperimentale, e
dopo ho dovuto imparare letteralmente di nuovo a camminare. Questa
esperienza mi ha dato la capacità di empatizzare con le persone in
sofferenza e quelle che non demordono nell'inseguire i loro sogni».
Il domani è qualcosa che ti spaventa, anche alla luce di questo tuo
vissuto?
«Credo nel qui e nell'ora, penso che i treni nella vita passano una volta,
come la proposta della trasmissione gastronomica che ho colto pur non
essendo cuoca per niente. Se sento che un'occasione per me può essere
importante anche se dovessi imparare da zero qualcosa di nuovo non mi tiro
indietro, mi preparo strada facendo. Sto vivendo una seconda fase della mia
vita all'insegna della rinascita che ho voluto improntare anzitutto sulle
cose belle, e per questo ho imparato ad essere più selettiva, nei rapporti e
nelle scelte. Senza rinunciare a quei piccoli piaceri come andare a una
mostra, anche se il tempo è poco. Il mondo è così ma noi possiamo essere
altro e costruire qualcosa di positivo. L'ho capito anche nella trasmissione
'Più belle', aiutando le ospiti a capire che la vera bellezza è quella che
abbiamo dentro e che dobbiamo saperci valorizzare, apprezzare anche i nostri
piccoli difetti».
Loquace, diretta, schietta. Ti hanno mai imbavagliata?
«Ci tentano. Di fermarmi. Mi capita di affrontare tematiche complesse, come
quando scoprii che a Ischia erano morti dei senzatetto, tra cui un signore
che avevo intervistato quando avevo realizzato un servizio alla Mensa del
Sorriso. Avevo fatto degli appelli per cercare un lavoro per queste persone.
Facendo delle ricerche ho scoperto che tanti di loro erano morti ed erano
finiti nelle fosse comuni. Raccontare le loro storie è stato scomodo,
nessuno si prende cura degli ultimi. Ma non mi sono fermata, sono vite che
hanno anche loro una storia che merita di essere raccontata, come ogni
personaggio che mi colpisce».