Telegiornaliste anno XX N.
24 (771) del
2 ottobre 2024
Elisabetta
La Rosa, una ragazza ad arte
di
Giuseppe Bosso
Conciliare arte e modernità con competenza; storica dell'arte,
critica d’arte e curatrice di mostre,
Elisabetta La Rosa è riuscita in questo.
Benvenuta sulle nostre pagine. Anzitutto, chi è Elisabetta La
Rosa e come nasce la sua passione per la storia dell’arte?
«Buonasera e grazie per l’attenzione nei confronti della mia
professione. Elisabetta La Rosa è una storica dell’arte che ama
l’arte in modo viscerale, definisco l’arte il mio grande amore.
Se dovessi collocare in una dimensione spazio-temporale la mia
passione per l’arte posso dire che mi sono accorta di “essere”
arte alle superiori, a seguito dell’incontro con una
professoressa innamorata della storia dell’arte che è riuscita a
trasmettermi questo fuoco per l’arte, ma ad oggi a distanza di
anni posso dire che l’arte è stata da sempre parte del mio
essere».
Non si è certo risparmiata nel cercare di coniugare utilizzo
dei
social e divulgazione artistica. Su quali aspetti
soprattutto ha cercato di essere in qualche modo innovatrice
rispetto ad altri suoi colleghi?
«Personalmente non mi metto a confronto con i colleghi, posso
parlare secondo il mio sentire. Ho iniziato a coniugare arte e
social nel 2020 durante la pandemia ho dato vita ad un progetto
che chiamai
Virtual Art Exhibition, una sorta di mostre
d’arte sui social in cui cercavo di interconnettere la
promozione degli artisti, la critica scritta e la video critica
su
YouTube».
Chi sono in particolare gli utenti e il pubblico che a lei si
rivolgono?
«Cerco di rivolgermi ad un pubblico sempre più ampio, non
ponendomi limiti in quanto credo fermamente che l’arte debba
essere alla portata di tutti, in diversi modi».
Nonostante tutto viviamo in un’epoca dove i cambiamenti e le
innovazioni sembrano marciare ad un ritmo anche superiore
rispetto alle nostre capacità di apprendimento e di
approfondimento: c’è spazio ancora oggi per l’arte che per
antonomasia è un settore dove vanno privilegiate attenzione e
cura, non necessariamente la tempestività?
«Credo che per l’arte ci sia sempre posto e come è sempre stato,
l’arte si evolve con l’essere umano in quanto parte emotiva e
spirituale dello stesso».
Quali sono stati gli eventi e gli incontri che hanno
maggiormente inciso nel suo percorso formativo?
«Determinante è stato il mio percorso universitario in cui ho
potuto conoscere storici dell’arte di spessore che sono stati i
miei professori nei cinque anni di formazione universitaria e
con cui sono ancora in contatto, tramite il Professor Carmelo
Occhipinti ho avuto l’onore di essere fra i relatori di un
convegno internazionale dal titolo
Leonardo nel Seicento,
svoltosi nel novembre 2019 presso Palazzo Braschi di Roma».
Possiamo definirla, in qualche modo, un’influencer artistica?
«Non credo che l’appellativo influencer possa essere idoneo per
la mia figura professionale, posso dire di essere una storica
dell’arte che crede fermamente nel proprio lavoro e nella
“missione” di coadiuvare gli artisti al fine di far comprendere
l’importanza della collaborazione con professionisti per la
crescita e maturazione del loro estro artistico».
I suoi prossimi impegni e le sue aspettative per i prossimi
mesi?
«A novembre terrò un corso universitario in qualità di docente,
dedicato alla curatela e le nuove tecnologie applicate all’arte,
inoltre il 30 novembre presenterò un catalogo d’arte
contemporanea da me curato e diretto ed edito dalla casa
editrice
La Valle del tempo, per cui ho selezionato oltre
80 artisti, presso il Teatro Rossini sito in Palazzo Santa
Chiara a Roma. Sto inoltre pianificando le mostre per il 2025
che posso anticipare saranno tutte catalogate».
Tra un esame e l'altro all'università ha anche partecipato a
Miss Italia e avuto una diversa parentesi 'artistica' di tipo
musicale, partecipando ad un video con il rapper Akes: sono
stati momenti di stacco nella consapevolezza che la sua strada
fosse quella che ha intrapreso o in qualche modo avrebbero
potuto orientarla su diverse scelte di vita?
«Assolutamente no, ho sempre saputo chi desideravo essere, ma la
musica è sempre stata una grande passione e per un periodo ho
avuto l’occasione di interfacciarmi con il mondo della moda in
modo posso dire “ludico”, con la consapevolezza di voler vivere
le occasioni che in quel momento la vita mi donava».
In che modo si è relazionata con i suoi colleghi e colleghe,
in particolare quelli per così dire di ‘vecchia generazione’ che
magari non sono molto propensi ad aprirsi alle nuove forme di
comunicazione a differenza dei suoi coetanei?
«Con i miei colleghi storici dell’arte c’è un rapporto di grande
stima e rispetto reciproco, con alcuni di loro ho anche avuto
modo di collaborare e interfacciarmi in base ai diversi ambiti
di specializzazione professionale».