Telegiornaliste anno XX N.
29 (776) del
13 novembre 2024
Chiara
Zotti, raccontare coraggio
di
Tiziana Cazziero
Non farti più ingannare dall’idea che gli altri hanno di te.
Credi in te stesso e lotta per diventare ciò che tu senti di
voler essere. Un bellissimo messaggio dall’opera della
scrittrice barese Chiara Zotti, che abbiamo il piacere di
incontrare.
Ciao Chiara e grazie per il tuo tempo. Presentati in breve ai
lettori, di cosa ti occupi?
«Sono nata e cresciuta a Bari, una città che si affaccia
sull’Adriatico. Ho vissuto la mia infanzia respirando l’odore
del mare. Adoro perdermi nei colori del tramonto ascoltando “la
musica” delle onde che si infrangono sugli scogli: è come
ascoltare il battito del cuore della persona che ami mentre la
guardi negli occhi. Il mare, per me, è una fonte di energia e
ispirazione. La mia percezione della realtà ha trovato sfogo
nella scrittura. Attraverso la scrittura spero di rivelare e
riflettere la realtà umana. Scrivere è un codice che va oltre la
superficie e le apparenze, per descrivere un sentimento devi
scavare a fondo finché le parole non esprimono le emozioni che
vuoi trasmettere e mi piacerebbe trasmettere solo il bene e il
bello ma per franchezza e onestà è fondamentale registrare anche
gli aspetti negativi della vita. Mi piace scrivere, studiare e
leggere, negli ultimi anni mi sto concentrando su un obiettivo
importante, sono una laureanda di storia e scienze sociali, non
è semplice conciliare la mia vita attuale con studio ma la forza
di volontà e le motivazioni sono forti e mi auguro di portare a
termine questo obiettivo. Pratico danza aerea e sono socio di
un’associazione che si occupa di clown terapia».
Quando nasce l’idea di scrivere la storia di
Nino Cuor di leone? Ti ha spinto un evento
scatenante?
«La storia di
Nino Cuor di leone è nata alcuni anni fa.
Dopo un tragico evento, accaduto a mia figlia quando aveva solo
10 anni, ho sentito la responsabilità di trasmettere la mia
vicinanza a tutti i bambini e alle famiglie che hanno bisogno di
un sostengo in quanto vivono una situazione di fragilità. È
stato anche un modo per stringere in un unico abbraccio tutti i
bambini e i genitori che ho incontrato e con cui ho condiviso
quel periodo».
Qual è il messaggio che vuoi mandare ai lettori della storia?
«Voglio trasmettere coraggio. La storia di Nino è un’avventura a
lieto fine perché serena deve essere la percezione della realtà
che viviamo. Proprio quando siamo a terra abbiamo bisogno di
qualcuno che ci sussurri che la vita è bellissima anche quando
si mostra con tutte le sue crepe. Le motivazioni che ci rendono
fragili possono essere tante ma la paura dell’ignoto è la stessa
per chiunque a qualsiasi età. Perciò, bisogna essere pronti a
condividere il carico emotivo, e non solo, per supportare chi si
ritrova in una condizione di vulnerabilità».
Il coraggio e la paura sono temi affrontati nel racconto e
anche parte integrante della storia narrata, cosa consigli alle
famiglie che stanno affrontando quei momenti di difficoltà?
«Nino è un piccolo coniglio che sperimenta emozioni intense come
la paura in risposta agli eventi che gli accadono e rappresenta
l’ingenuità di chi si ritrova ad affrontare l’imprevedibilità
della vita.
Ma la paura può diventare un ostacolo al vivere ricco e
significativo, a prendere decisioni e agire efficacemente. In
certe situazioni non è mai semplice decidere e sembra quasi che
ognuna delle opzioni nasconda trappole o insidie. Serve tanto
impegno per trovare il coraggio e la motivazione necessaria per
noi stessi e per gli altri. Penso che sia fondamentale
raccontare, condividere e offrire la propria esperienza quando
questa può diventare uno strumento o un messaggio di vicinanza e
incoraggiamento (ti comprendo, ti capisco, ti sono vicino, non
sei solo)».
Scriverai altre storie per bambini oppure hai altri progetti
in cantiere?
«Scrivere per i bambini è una grande responsabilità perché
attraverso le storie i bambini vivono sentimenti, emozioni,
situazioni ed esperienze. Mentre l’adulto legge il bambino crea
l’immagine di ciò che ascolta. I bambini che hanno avuto
l’opportunità di ascoltare la storia di Nino cuor di leone hanno
provato un immediato senso di condivisione e rilassamento.
Dunque, mi piacerebbe continuare a divulgare storie che
consentono di sviluppare sentimenti positivi e incoraggianti per
bambini, anche se al momento sto lavorando per altri progetti».
Raccontaci della tua esperienza con l’associazione di clown
terapia
Teniamoci per mano. Come la vivi e cosa ti lascia nel
cuore?
«Gli ospedali sono luoghi di sofferenza, tristezza e dolore,
luoghi in cui prevalgono pensieri negativi. Esistono grandi
differenze individuali ovviamente ma fondamentalmente l’ambiente
ospedaliero provoca ansia per una serie di fattori. Portare la
clown terapia, detta anche terapia del sorriso in ambito
sanitario, ha lo scopo di migliorare l’umore dei pazienti, dei
familiari e degli accompagnatori. Andiamo in corsia con
l’intento ambizioso di inserire gioia, risate, fantasia,
creatività e tanto amore nelle terapie mediche. Il sorriso di un
bambino è di per sé un prezioso dono per la vita, strappare un
sorriso ad un bambino ammalato distraendolo dalla sofferenza è
un’emozione straordinaria e immensa. Cerco di entrare in
sintonia con il paziente e i suoi parenti trasmettendo fiducia.
Faccio tutto il possibile per dare il massimo ed eliminare ansie
e paure».
Come riesci a destreggiare gli impegni nelle tue giornate tra
la scrittura, il lavoro, la famiglia e con l’altra tua passione,
la danza aerea?
«I miei figli hanno la priorità assoluta e sono all’apice di
ogni pensiero, gesto, lavoro e azione.
Tutto quello che faccio ha una dignità e un valore fondamentale:
la scrittura, lo studio, il lavoro, la clown terapia e la danza
sono attività che condivido con altre persone e le persone che
fanno parte della mia vita sono importanti e devono poter
contare su di me e sulla mia affidabilità. Dunque, provo a
mantenere tutto in equilibrio e penso che avere una visione
d’insieme sia fondamentale per stabilire la giusta priorità in
modo efficace».
La danza aerea forse non tutti la conoscono. Vuoi parlarcene
un po’, cosa ti piace di questa attività sportiva?
«Danza aerea è una disciplina artistica che si ispira alle
pratiche circensi e nel tempo si è mescolata con altre danze,
rappresenta sia la sensibilità sia la forza. Praticare questa
danza permette di sviluppare resistenza, coordinazione ed
elasticità. Danzare in aria su diversi attrezzi disponibili,
come cerchi e tessuti, richiede costanza, voglia di superare i
propri limiti e spirito creativo. Di questa attività mi
piacciono l’energia, la perseveranza, la connessione tra mente e
corpo e la sensazione di volare legando i movimenti del ballo
alla musica senza mai toccare terra».
Un ultimo spazio per aggiungere qualcosa che non è stato
detto di cui vorresti parlare.
«Presto ci saranno nuovi eventi per la presentazione del libro.
Credo che possa essere una bella occasione per condividere i
valori e il messaggio che i protagonisti del libro trasmettono.
Visto il gradimento del primo evento, mi piacerebbe coinvolgere
in particolare i bambini e le famiglie.
Inoltre, approfitto di questa opportunità per invitare i lettori
a seguire la pagina dell’associazione
Teniamoci per mano, nello specifico il
distretto di Bari (il logo ha la Puglia raffigurata). Sulla
pagina sono registrate le nostre attività di clown terapia e le
varie iniziative».
Grazie.