Telegiornaliste anno XIX N. 25 (741) del
18 ottobre 2023
Valentina
Caruso, sfida Origini
di
Giuseppe Bosso
Ha esordito il 1 ottobre su Raidue con una nuova trasmissione, condotta
insieme a Francesco Gasparri. Ritroviamo
Valentina Caruso.
Bentrovata Valentina. Ti intervistai la
prima volta quasi dieci anni fa e possiamo dire che di strada ne hai
fatta, dagli inizi a Videolina a Sky fino ad oggi. Cosa ti aspetti da
questa nuova trasmissione su Raidue,
Origini, partita il 1 ottobre?
«Grazie Giuseppe è sempre un piacere per me essere intervistata dal
portale delle telegiornaliste. Con
Origini le aspettative sono
molto positive per me. È una trasmissione appassionante, alla scoperta
delle bellezze archeologiche, culturali e territoriali del nostro
meraviglioso Paese. Per me una grande crescita professionale che mi ha
permesso di unire i miei studi, la mia laurea in Archeologia a quella
che è la mia professione di giornalista televisiva. Un percorso iniziato
con
Camper su Rai 1 la scorsa estate, dove ho fatto
l'inviata da ben 27 siti archeologici italiani, e che sta proseguendo
con questa grande opportunità».
Un viaggio alla scoperta dell’Italia, da Orvieto, location della
prima puntata, con quale spirito?
«Lo spirito è quello dell'esploratore, del viaggiatore che scopre, si
stupisce e si emoziona davanti alle bellezze del nostro patrimonio
culturale. Bellezze che spesso in tanti nemmeno conoscono».
Ti abbiamo conosciuta come promettente giornalista sportiva;
Origini in qualche modo si ponte in continuo con la tua esperienza
estiva nella squadra di Camper, in giro per l’Italia alla
scoperta di un Paese forse nemmeno troppo conosciuto anche se relativo a
rinomate località turistiche: per te è stato un cambiamento questa nuova
impostazione?
«Dopo la laurea in archeologia, da giornalista ho continuato ad
occuparmi dell'argomento. Ho scritto tanti articoli per il quotidiano
L'unione Sarda e per alcune riviste culturali. Ma è esplosa in
parallelo la carriera da giornalista sportiva, il calcio è un'altra mia
grande passione che mi ha portata fino a Sky Sport (da piccola mi sono
pure tesserata in una squadra di calcio, ero l'unica femminuccia del
gruppo). Mi mancava il passaggio televisivo nel settore archeologico
(anche se in televisione ci lavoro dal 2009) e devo dire che con
Camper è stato molto naturale, un lavoro che ho sentito mio da
subito e che sognavo di poter fare».
Quali sono finora i posti o le località che ti hanno maggiormente
colpita tra quelle che hai visitato per la trasmissione?
«Ogni luogo mi ha affascinata, alcuni siti li conoscevo già, altri li
avevo solo studiati, vederli dal vivo è stata un'emozione
indescrivibile. Dalle terme romane di Bacoli, alle tombe etrusche di
Populonia, al museo Egizio di Torino, al museo archeologico di Bolzano
con la mummia dei ghiacciai Etzi, la fortezza del Priamar, la piramide
di Monte d'Accoddi in Sardegna. Tesori immensi che dobbiamo valorizzare
e far conoscere sempre di più, come una missione ».
Raccontare località magari anche rinomate ma forse non troppo
reclamizzate: possiamo dire che stai facendo un vero e proprio ‘servizio
pubblico’, nel senso vero del termine?
«Raccontare l'archeologia attraverso un linguaggio fresco, semplice,
immediato e più vicino al pubblico come stiamo facendo in
Origini
(e prima ancora con
Camper) ha proprio come obiettivo quello di
attirare l'attenzione e l'interesse verso questi luoghi che raccontano
la nostra storia, il nostro passato, le nostre radici. Spero che questo
programma arrivi al cuore delle persone e faccia scattare la voglia di
visitare e conoscere, allo stesso tempo è utile anche per chi è
impossibilitato a muoversi, in questo caso viaggerà insieme a noi,
stando comodamente seduto a casa».
Il viaggio che stai attraversando inevitabilmente riguarda un’Italia
alle prese con le tante incertezze del nostro tempo, compresi gli ormai
non più trascurabili cambiamenti climatici che riguardano anche il
nostro Paese: nelle persone che hai incontrato finora hai riscontrato
più timore o speranza per il futuro?
«Purtroppo è un periodo in cui capitano catastrofi naturali da un giorno
all'altro. La preoccupazione e il timore ci sono sempre, e lo trovo
giusto, ma ovunque si percepisce la volontà di darsi da fare per
migliorare, per rispettare l'ambiente e la natura, specialmente nei
contesti che ho visitato dove la cultura è in stretta connessione con la
natura».
In futuro in quale altro ambito del giornalismo ti vorresti
cimentare, dopo le tue precedenti esperienze?
«Credo di aver sperimentato quasi tutto e devo dire che mi piace essere
versatile: dallo sport, alla cultura, all'intrattenimento, al settore
enogastronomico sono tutti ambiti che mi appassionano».