Telegiornaliste anno XIX N. 23 (739) del
4 ottobre 2023
Sophie
Tavernese, raccontare i cambiamenti
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Sophie Tavernese, volto di Tgr
Valle d'Aosta.
Per un anno ha lavorato come addetto stampa presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri: cosa ha rappresentato questa esperienza per lei?
«Un’esperienza professionale e formativa eccezionale, che è stata utile
per comprendere meglio i retroscena e le dinamiche comunicative della
politica. Ho viaggiato dentro e fuori i confini dell’Europa con il
Presidente del Consiglio dei ministri entrando in contatto con il mondo
delle ambasciate e con professionisti della comunicazione italiani e
stranieri. È stato incredibile per me essere scelta da Rocco Casalino
tra più di mille candidati per ricoprire questo ruolo. Ero una
giornalista neo-trentenne di Courmayeur - appena tremila abitanti – che,
colloquio dopo colloquio (almeno 3 nel corso di 4 mesi), senza strategie
o contatti particolari, si è ritrovata a lavorare nei palazzi del
potere. Un’esperienza intensa e faticosa che ho interrotto dopo un anno
per potermi dedicare al sogno di quando ero bambina: diventare una
giornalista del servizio pubblico. A settembre 2019, infatti, è stato
bandito dalla Rai un nuovo concorso per giornalisti, così non ho avuto
dubbi: mi sono dimessa per dedicarmi unicamente alla preparazione.
Lavorare a Palazzo Chigi ti assorbe 24 ore su 24; un impegno impossibile
da conciliare con altro».
Laureata in archeologia, cosa l’ha portata a intraprendere la strada
del giornalismo?
«Fin da ragazzina ho sempre desiderato diventare una giornalista e il
modo più naturale era quello di frequentare una scuola di giornalismo
(non avendo contatti con editori o direttori di testate era quasi
impossibile ottenere un praticantato). Ho puntato alla Scuola della Rai
di Perugia e ho visto che non era necessaria una laurea particolare per
accedere. Ho scelto quindi un corso di studi che mi appassionasse, anche
per avere un’alternativa al giornalismo; l’archeologia e la storia
dell’arte mi sono sempre piaciute moltissimo».
Seguendo i suoi profili social salta all’occhio la sua grande
passione per i viaggi, tra i quali una menzione speciale merita il suo
blog
SophienVoyage: ha mai pensato a tentare un’esperienza all’estero
presso un network internazionale?
«Mi sarebbe piaciuto, ma non ne ho mai avuto l’occasione a parte uno
stage estivo a Euronews, il network europeo con sede a Lione. In ogni
caso viaggiare è meraviglioso, ho sempre voglia di partire... ma al
contempo amo tornare a casa tra le mie montagne... il mio ambiente
naturale».
In prospettiva futura le piacerebbe magari riavvicinarsi al mondo
dell’archeologia con un programma o una striscia del tg dedicata alla
tematica?
«Mi piace realizzare servizi e reportage che riguardano l’archeologia e
la storia dell’arte. Sono sempre aperta a nuove esperienze e quindi
perché no. Però diciamo che non è la mia priorità; amo molto anche la
montagna, la politica e gli esteri. Forse è ancora presto per
specializzarmi in un settore».
Ci lasciamo alle spalle un’estate in cui tutta Italia ha tastato in
tutta la sua dirompenza l’emergenza climatica, e la sua regione è stata
indubbiamente una delle aree che più hanno subito questa problematica,
eppure sembra che ancora permanga poca attenzione da parte delle
persone: una maggiore informazione potrebbe contribuire ad una maggiore
sensibilizzazione?
«Io credo che negli ultimi anni si sia parlato molto, anche sui media,
di emergenza climatica. Ma è bene fare sensibilizzazione e continuare a
raccontare gli effetti dei cambiamenti climatici, tema che noi trattiamo
molto in Valle d’Aosta. Vedo anche maggiore attenzione nell’opinione
pubblica in merito. Urge però parlare con maggiore frequenza anche delle
possibili soluzioni o delle misure di contenimento dei cambiamenti
climatici. E questo non piace, perché significa ammettere che dovremmo
modificare il nostro stile di vita».
Di confini non ne ho mai visto uno. Ma ho sentito che esistono
nella mente di alcune persone: si presenta così su
Facebook. Quali sono i confini da abbattere oggi?
«Di confini, ahimè, il mondo è pieno. O meglio, più che di confini
parlerei di muri. Penso ad esempio a quello che divide Israele dalla
Cisgiordania o al muro che taglia in due Nicosia, la capitale cipriota,
o ancora alla linea di confine più militarizzata al mondo che separa le
due Coree. Viaggiando ne ho visti diversi di muri. Poi ci sono quelli
mentali. Quello tra nord e sud del mondo, per esempio. O i “muri” che
vorrebbero negare, comprimere, arginare i diritti civili. In generale
c’è tanto da fare, ma sconforta constatare che non impariamo mai dalla
storia. Mi piacerebbe che di guerre e divisioni nel mondo si parlasse
sempre, non solo quando scoppiano caos e conflitti. Sui media abbiamo un
po’ questa tendenza… raccontiamo spesso solo l’emergenza, dimenticandoci
di seguirne poi l’evoluzione».