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Intervista a Remo Croci (4)   Tutte le interviste tutte le interviste
Remo CrociTelegiornaliste anno XIX N. 29 (745) del 22 novembre 2023

Remo Croci: ora il crime lo dipingo
di Antonia Del Sambro

Dopo il successo di pubblico e addetti ai lavori per la sua prima mostra dove Remo Croci ha mostrato opere che avevano come filo conduttore il mare e il viaggio, ora, il giornalista di cronaca arriva nella galleria d’arte contemporanea Maloni con una esposizione particolarissima di dipinti ispirati alle scene crime dei fatti di cronaca più noti accaduti in Italia negli ultimi anni e si racconta al nostro giornale con questa nuova intervista.

Remo, a guardare le opere che compongono la tua personale appena inaugurata a San Benedetto del Tronto si ha l’impressione netta di annegare in un blu che non è solo colore ma espressione precisa di uno stato d’animo. E quindi ti chiedo: cosa rappresenta il blu per te e in che viaggio emotivo vuoi condurre chi guarda le tue opere?
«Da sempre il blu rappresenta il mio colore preferito. Il blu è il cielo e il mare che fin da bambino ho iniziato ad amare essendo nato a San Benedetto del Tronto, una piccola cittadina delle Marche, che vive sul mare. Dipingendo il blu accompagno la visione delle mie opere in un mondo fatto di serenità e di pace che in un momento così drammatico credo sia assolutamente indispensabile».

Molte delle tue installazioni sono state realizzate attraverso materiali di recupero. Cosa ti ha colpito maggiormente negli oggetti che hai raccolto? Hai creato in base a ciò che hai trovato o sei partito da una idea già precisa e successivamente sei andato alla ricerca del materiale più adatto?
«Fin da bambino andare in spiaggia era il momento di svago e di gioia perché significava poter giocare con la sabbia. Fare buche in riva al mare o castelli giganteschi era il sogno di ogni bambino. Negli anni poi la spiaggia per me è’ stata una fonte inesauribile di materiali da recuperare per realizzare i presepi ed ora le istallazioni. Dal materiale che recupero poi nasce l’idea per realizzare l’opera. Solo poche volte sono andato in spiaggia per cercare qualcosa di ben definito. Il mare spesso è il primo grande scultore e ti consegna un’opera che puoi ammirare ed apprezzare».

Cosa ti ha spinto a metterti alla prova anche con l’arte?
«A spingermi è stata la passione per i colori e per il senso di realizzare qualcosa che potesse piacere anche agli altri. Un modo diverso di comunicare verso l’esterno. Ho cambiato il mezzo per arrivare alle persone, prima usavo il microfono oggi il pennello. Mi piace molto poi il confronto con chi viene a vedere le mie mostre perché’ da lì traggo anche ispirazione per nuove opere».

Le barche, la pesca, il viaggio e i colori si ripetono in tutta questa tua ultima produzione ma quale è l’opera che tu preferisci tra tutte? In quale delle tue creazioni pensi che ci sia più di “te”, del tuo cuore?
«Credo che in ogni opera che ho dipinto ci sia una parte di me. Anche il più semplice tocco con il pennello che scivola sulla tela è parte di me. Altrimenti non avrei la sensazione di piacere quando dipingo. In ogni opera ci sono io. Non ho una classifica di cuore per le mie opere, le amo tutte. Tutte mi appartengono e sono nate in precisi momenti della mia vita».

Essendo la tua mostra una sorta di viaggio emozionale e fisico, come ogni viaggio che si rispetti è probabile che anche questo abbia una sua colonna sonora naturale. Pertanto, se dovessi scegliere una musica da accompagnamento alle tue opere quale sarebbe?
«La musica che preferisco è quella del mare, molti sbagliando dicono che sia il rumore del mare. Per me invece è un suono. Che cambia a seconda dello stato del mare. C’è quello della burrasca, quello della bonaccia, quello del vento e della pioggia. C’è quello dell’alba e del tramonto. Usati li preferisco».

Sei già al lavoro su altre opere o hai già un tema nuovo sul quale ti piacerebbe iniziare a produrre e dipingere?
«Ho da poco dipinto una ultima collezione. Tratta del Crime e ha per titolo IMPRONTE e la inaugurerò a novembre nella galleria d’arte contemporanea Maloni della mia città. Dopo aver per 40 anni raccontato il Crime in Tv ora l’ho dipinto. Sono opere che fissano alcuni punti standard dell’investigazione post delitto ed altri che rappresentano dei protagonisti del mondo criminale. Ho dipinto anche alcune scene di omicidi noti al grande pubblico come quello di Meredith Kercher, Melania Rea e di Sarah Scazzi. Questi ultimi però saranno solo in esposizione e mai saranno venduti. Non mi piace commercializzare il dolore delle famiglie».

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