Telegiornaliste anno XIX N. 18 (734) del 31 maggio 2023
Maria Rosaria Palmigiano, prevenire la violenza
di
Giuseppe Bosso
Criminologa Psicologa Psicoterapeuta, originaria della Campania,
incontriamo
Maria Rosaria Palmigiano.
Benvenuta sulle nostre pagine, dottoressa, anzitutto ci racconti come
si è svolto il suo percorso professionale che l’ha portata a dove è
arrivata oggi.
«Mi sono trasferita dalla Campania circa 30 anni fa, ho conseguito la
laurea in Psicologia Clinica e poi la specializzazione in Psicoterapia e
Criminologia, che è diventata nel tempo la mia vera passione. Ho
conseguito successivamente un Master in Criminologia Investigativa e
Psichiatria forense applicata ai sex offenders e oggi sono consulente
per il Ministero della Giustizia presso il carcere di Piacenza e la Casa
Circondariale di Modena».
Abbiamo avuto il piacere di conoscerci in occasione della
comune partecipazione al programma della carissima
Sabrina Bertolani,
che dà molto spazio a figure professionali come la sua: quanto pensa sia
importante il supporto dei media per la sua categoria, o meglio, dei
suoi potenziali utenti per una migliore comprensione del supporto che la
vostra figura è in grado di fornire loro?
«Molto importante. Soprattutto quando riguarda aspetti di cui si parla
poco, e mi riferisco in particolare a quelli legati alla prevenzione,
alla terapia e a tutto ciò che potrebbe scongiurare eventi tragici come
i purtroppo per nulla infrequenti casi di femminicidio. Ed è con questo
approccio che mi sono improntata anche in quell’occasione a Sabdavance».
Ma il fatto che ci sia questa eccessiva esposizione mediatica di
queste tragedie non rischia di ampliarne la diffusione in qualche modo?
«Non credo ci sia una correlazione con questa divulgazione mediatica.
Anzi, piuttosto come le dicevo penso che sia il caso di parlare molto
più di prevenzione, anche attraverso convegni e incontri nelle scuole,
cosa che faccio molto spesso per fortuna».
Quindi in ogni caso l’aspetto preventivo è da prediligere rispetto a
quello sanzionatorio?
«L’inasprimento di leggi già esistenti non porta a nulla. Da criminologa
quando intervengo per delitti già consumati non posso fare molto, ma
quando invece assumo altre vesti in contesti di studio e di dialogo
posso davvero fare molto. Se riesco a salvare anche solo una o due
persone che con l’ascolto e la condivisione delle loro esperienze
possono trovare il coraggio di dire basta a rapporti tossici è un
grandissimo risultato. E se posso dire una cosa credo che bisognerebbe
organizzare dei convegni anche alle scuole elementari; ormai dobbiamo
essere consapevoli che un ragazzo o una ragazza di undici anni oggi non
sono quello che erano gli undicenni di tanti anni fa».
Quindi ha modo di interagire frequentemente con i giovani e
giovanissimi. Con quale linguaggio cerca di porsi nei loro confronti?
«Semplice ma non semplicistico, per così dire. È anzitutto essenziale
che si sentano coinvolti in senso responsabile; sono sicuramente
incuriositi da questi argomenti e riescono a percepire quei segni come
il divieto di frequentare una palestra o un locale come sintomo non di
amore ma di un rapporto tossico che non può portare a nulla di buono».
I suoi prossimi impegni dove la porteranno?
«Sono appena stata nominata Assessore alle Politiche sociali e alle Pari
Opportunità al comune di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, e in
questa veste, ma non solo, ho in cantiere una serie di progetti che
prenderanno corpo nella seconda metà del 2023, in particolare in autunno
dove riporterò in scena uno spettacolo, da me prodotto, in cui una
coppia di giovani attori metterà in scena una rappresentazione di ciò
che è una relazione pericolosa e a quali conseguenze può portare».