Telegiornaliste anno XIX N. 8 (724) del 1 marzo 2023
Janina
Landau, l’epoca del domani
di
Giuseppe Bosso
Abbiamo il piacere di incontrare
Janina Landau, volto di
Class CNBC , per parlare di temi legati all’attualità economica,
e non solo.
Tu e il giornalismo economico-finanziario: un incontro voluto o nato
come tanti grandi amori per caso (o indirizzato dal destino)?
«L’incontro è avvenuto in maniera del tutto casuale. Dopo aver fatto uno
stage al
Maurizio Costanzo Show, che rimane per me un’esperienza
indimenticabile, ho lavorato prima a T9, una tv locale, e poi ho
conseguito il praticantato giornalistico all’Agenzia per la preparazione
del giubileo. Qualche tempo dopo, in maniera del tutto inaspettata, ho
avuto la possibilità di andare a lavorare a Milano a Class CNBC. Lì ho
iniziato a studiare e ad appassionarmi a temi di economia e finanza.
Passione che con gli anni non ha fatto che crescere».
Viviamo una delle epoche più problematiche dal punto di vista
dell’economia, in cui non ci siamo ancora lasciati alle spalle le
conseguenze che tre anni fa ci ha portato la pandemia, alle prese con
una guerra e altre incertezze, tra le quali quelle legate all’ambiente e
alla sostenibilità: quali sono, secondo te, gli aspetti sui quali
nell’immediato e in futuro bisognerà prestare maggiormente attenzione?
«Viviamo in un momento storico complesso, in cui la pandemia prima, la
guerra in Ucraina poi, hanno contribuito a mettere in luce le tante
criticità del nostro sistema economico e sociale. Per questo ritengo che
il rilancio degli investimenti (anche grazie alla piena realizzazione
del PNRR) e l’attenzione per le politiche ambientali debbano camminare
di pari passo. È finita l’epoca dell’oggi. Deve esistere solo quella del
domani».
Nei giorni scorsi molto ha fatto discutere la decisione del
Parlamento europeo relativa allo stop, a partire dal 2035, della vendita
di automobili a benzina e a diesel a favore di quelle elettriche,
decisione che ha creato un forte dibattito nel nostro Paese dove, dati
alla mano, siamo ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi europei
per questo tipo di automobili: è un tema che affronterete prossimamente
su Class CNBC?
«Quello delle auto elettriche è un tema che Class CNBC segue ormai da
anni. In particolare l’industria dell’automotive, con tutte le sue
potenzialità (ma anche difficoltà legate alla crisi energetica, alla
scarsità di materie prime ecc.) ha sempre avuto grande attenzione da
parte della nostra testata. Quello che è certo, è che la decisione del
Parlamento europeo non farà altro che attenzionare ancora di più queste
tematiche».
Al di là della specifica vicenda delle automobili elettriche, le
difficoltà relative ad accettare nuovi prodotti possono essere superate
da una maggiore informazione?
«L’informazione, nella conoscenza di un nuovo prodotto gioca sicuramente
un ruolo fondamentale. Ma bisogna andare oltre. Non dobbiamo fermarci
alle recensioni ma verificare di persona non solo la qualità del
prodotto stesso ma anche se risponde o meno alle nostre esigenze».
Hai viaggiato molto e partecipato a diverse iniziative in
collaborazione con il Ministero degli Esteri e le ambasciate italiane
all’estero: hai mai pensato a stabilirti in un altro contesto diverso da
quello italiano?
«Per lavoro ma non solo - ho una mamma grande appassionata di viaggi che
mi ha portato fin da bambina in giro per il mondo - ho sempre viaggiato
tantissimo. Purtroppo, non mi è capitato di avere la possibilità di fare
una lunga esperienza lavorativa all’estero, ma come dico sempre: mai
dire mai!».
Avrai avuto anche modo di confrontare anche il mondo
dell’informazione negli altri Paesi: cosa importeresti in Italia da
altri ambiti?
«Credo che il giornalismo italiano non abbia nulla ad invidiare a quello
di altri Paesi. L’elemento dirimente - ma questo vale ovunque - è che
siano rispettati standard di qualità, che il successo di un articolo non
sia misurato solo dal numero di copie vendute e che ci sia una giusta
retribuzione per il lavoro svolto. Ritengo inaccettabile che ci siano
giornalisti giovani e meno giovani che nel 2023 vengano pagati pochi
euro a pezzo!».