Telegiornaliste anno XIX N. 11 (727)
del 22 marzo 2023
Giulia
Turco, flessibilità e nuove esperienze
di
Giuseppe Bosso
Dal 2019 membro della redazione spettacolo di
Fanpage.it incontriamo
Giulia Turco.
Quanto è stato importante il percorso formativo che l’ha vista
passare anche per stage sulla Rai e a Mediaset?
«Il Master è stato fondamentale. La scuola è un luogo ovattato rispetto
al mondo del lavoro, ma di sicuro è stata un’ottima palestra, un primo
step dal quale partire. Non avevo nessun aggancio nel giornalismo quando
ho iniziato, quindi le esperienze di stage sono state uno snodo
importantissimo nel mio percorso. Oggi lo rifarei allo stesso modo, sono
felice di aver tracciato quella strada da sola, senza raccomandazioni».
Ricorda il suo primo servizio andato in onda al
Tg5? Che sensazioni le ha dato?
«Il Tg5 è stata un’esperienza breve ma importante. Era il mio primo
lavoro e ricordo benissimo tutta l’emozione che provavo. Primo giorno,
primo servizio. Non l’avevo mai fatto prima, ma superata un po’ di ansia
devo dire che mi è venuto naturale, il mezzo televisivo è sempre stato
nelle mie corde. Mi sentivo parte di un racconto che entra ogni giorno
nelle case di milioni di persone, ero grata per quell’opportunità».
Rimettersi in gioco superata quella fase, quali sono stati i pro e
quali le difficoltà che ha incontrato?
«Mi sarebbe piaciuto restare più a lungo, ad essere sincera, ma sono
felice di com’è andata dopo. Mi sono rimessa in gioco di nuovo e questo
mi ha permesso di crescere sia umanamente che dal punto di vista
professionale. A Milano giravo la città con una telecamera in mano,
mentre a Napoli con Fanpage ho imparato un lavoro completamente diverso.
Credo che abbia ripagato molto la mia flessibilità, la voglia di
lanciarmi in esperienze diverse, anche a costo di cambiare più volte
vita e città».
Per Fanpage si occupa soprattutto di articoli legati al mondo della
televisione: quali sono stati, secondo lei, i programmi e i personaggi
che si sono maggiormente distinti finora in questi primi mesi del 2023?
«Penso che la tv generalista debba trovare il giusto compromesso tra
novità e tradizione, come ad esempio Alessia Marcuzzi ha fatto con
Boomerissima o Fiorello con
Viva Rai2. Tv e social possono coesistere e la Rai ce
la sta mettendo tutta in questo senso, anche se non sempre i risultati
sono all’altezza delle aspettative. Ho trovato un po’ macchinoso il
tentativo di Chiara Ferragni di connettere Instagram al palco di
Sanremo, molto più fluido invece l’esperimento di
Mare Fuori. Ha dimostrato che un contenuto valido può
essere di successo tanto per la tv quanto per le piattaforme».
Grande commozione ha suscitato la scomparsa di Maurizio Costanzo:
quale pensa sia stato il suo più grande lascito alle nuove generazioni,
non solo del mondo del giornalismo?
«Di Maurizio Costanzo è stato detto tanto e si potrebbe dire ancora. Non
ha fatto solo la storia del giornalismo, ma è stato per generazioni
diverse una figura rassicurante della televisione. Dal punto di vista
umano lascia un esempio: ai “più grandi” quello di saper ascoltare i
giovani ed esaltarne il potenziale, mentre a noi quello di essere
curiosi e di avere pazienza. È una virtù rara: oggi si tende a volere
tutto e subito anche nella carriera, ma la vita si rivela pian piano».
Prossimamente di cosa si occuperà?
«Per il futuro ho tanti progetti. Mi piacerebbe ad esempio realizzare un
podcast, con un format di interviste e storie inedite di personaggi
conosciuti: il materiale umano è sempre il mio preferito. Tra i sogni
nel cassetto c’è quello di scrivere per la televisione. Vorrei lavorare
ai programmi come autrice, senza perdere lo sguardo critico da
giornalista».