
Telegiornaliste anno XIX N. 24 (740) del
11 ottobre 2023
Giulia Mazzoni, istinto e curiosità
di
Giuseppe Bosso
Compositrice e pianista,
Giulia Mazzoni si apre con noi.
Benvenuta Giulia, è reduce da un grande riconoscimento al Festival di
Venezia per il suo lavoro alla colonna sonora di Anna, pellicola
di Marco Amenta. Come nasce questa sua collaborazione?
«Grazie per il vostro invito e per le domande. Questa collaborazione
nasce in un torrido giorno di agosto quando ricevo la telefonata di
Marco Amenta, il regista del film, che mi propone subito di scrivere la
colonna sonora. Era un lunedì e voleva la musica registrata, mixata e
finita per il venerdì. Una impresa che siamo riusciti a portare a
termine grazie all’ispirazione che fortunatamente è arrivata subito. Ho
composto Wildness, il tema centrale del film, in sole 48 ore e il terzo
giorno ero già in studio a registrare. Abbiamo registrato allo studio
Sonoria di Prato con Francesco Baldi. Per questo progetto ho coinvolto
anche un quartetto d’archi straordinario. Ho suonato un pianoforte molto
speciale, uno Steinway&Sons della collezione Fabbrini&Bussotti preparato
appositamente per me da Claudio Bussotti. Coinvolgere questi
professionisti ha aggiunto quell’ingrediente segreto necessario. È stato
un lavoro di squadra, cuore e vera passione. Ringrazio Marco Amenta e la
produzione del film per avermi coinvolta in questo progetto».
Si riconosce nella protagonista del film?
«Si è creata una connessione profonda tra me e Anna interpretata
magistralmente da Rose Aste. Anna è forte, non si arrende mai, selvaggia
e vera. Questi sono i tratti che ci accomunano ».
Da Firenze, sua città natale, ha molto viaggiato, non solo portando
la sua musica, ma anche venendo a contatto con diverse culture e
ovviamente diversi modi di vivere e intendere la musica e il suono: cosa
in particolare ha appreso da questo contatto e chi l’ha maggiormente
influenzata?
«Muovermi abbandonando ogni pregiudizio è stata una chiave importante.
Viaggiare, incontrare, immergermi musicalmente e culturalmente in
contesti diversi mi ha permesso di arricchire il mio linguaggio di
artista e persona e guardare le cose da tante prospettive diverse. Ho
respirato bellezza quando ho aperto gli occhi per la prima volta.
Crescere in una città piena di cultura e risposte universali ha fatto la
differenza ma è stata anche un limite. Volevo così trovare le mie
risposte e immergermi nell’incertezza. Ho scelto una strada di dubbi e
salite. La fatica è l’elemento che ho amato di più, le cose semplici mi
hanno sempre spaventata perché si corrodono subito. Ho iniziato il mio
percorso musicale per caso, non avevo neanche il pianoforte a casa e
tutto per me è stato una conquista. Questa stessa fiamma mi ha permesso
poi di raggiungere obiettivi e realizzare alcuni sogni, esibirmi in
paesi profondamente diversi come la Cina per esempio dove ho suonato in
tutti i principali teatri dell’opera del paese e conosciuto
profondamente questa cultura millenaria. Ho imparato e continuo a
imparare da ogni singola esperienza e persona che incontro ma se dovessi
citarti qualcuno forse menzionerei Michael Nyman, grande compositore
inglese e padre del minimalismo, autore di colonne sonore
indimenticabili come
Lezioni di piano,
Gattaca, moltissimi
film di Greenaway e altri capolavori. Senz’altro uno dei miei punti di
riferimento musicali con il quale ho avuto il piacere di collaborare.
Abbiamo realizzato e eseguito insieme una speciale versione di
The
departure per due pianoforti contenuta nell’album
Room 2401.
Tanti altri incontri mi hanno segnato, Jeff Koons, Dolores O’ Riordan,
Todd Phillips e molti altri».
Musica è anzitutto emozioni, sensazioni: lei da dove le trae?
«Dall’istinto e dalla curiosità. Sono una persona sempre affamata.
Leggo, amo l’arte, le mostre, il cinema, la vita. La bellezza. Questo
alimenta una sensibilità che si spegnerebbe. Scatto tante fotografie che
poi conservo e sviluppo attraverso il pianoforte. Ogni disco è qualcosa
che ho vissuto ed è il risultato di storie, sogni, ricordi che per me
hanno avuto un significato, suscitato una emozione. Scrivo musica vera.
Non riuscirei a scrivere una musica di plastica, che “funziona” solo per
il mercato. So farlo tecnicamente ma se non funziona per me non mi
interessa. La musica che scrivo è imperfetta, vera, autentica ma respira
come me. È una esigenza e non un capriccio. Il mio rapporto profondo con
il pianoforte poi fa il resto».
Qualche anno fa ha avuto modo di prendere parte al progetto Oltre
le mura che l’ha vista collaborare con il coro femminile del carcere
di San Vittore: la musica può essere anche una rinascita, per il
contatto che ha avuto con queste donne?
«Ho conosciuto e toccato storie segnate da bruttezza, violenza e
disperazione. La musica in questo contesto è stato un elemento di
ascolto, fuori dal tempo e dal pregiudizio. In quella cella eravamo
tutte uguali e si è espressa un’umanità che non conosceva questo mezzo
potente. Sono stata anche io sconvolta dalle “ragazze”, così le
chiamavamo. La musica è scoperta, liberazione, consapevolezza. Credo che
unita ad altri strumenti terapeutici e culturali sia necessaria in un
percorso di reinserimento nella società. Non tutti sono recuperabili ma
molti si sono solo persi e dobbiamo aiutarli a ritrovare la strada».
La sua più grande soddisfazione?
«Suonare con il mio pianoforte di fronte a 10.000 persone in Cina e
scoprire che la maggior parte del pubblico era composta da ragazzi e
bambini. Sentire che cantavano le melodie come se fossero “canzoni”.
Questo è stato sicuramente emozionante per me proprio perché
rappresentava la realizzazione di uno dei miei desideri più profondi
ovvero l’idea che il pianoforte fosse per tutti, percepito come qualcosa
di “cool” e non qualcosa di vecchio, austero, giudicante e polveroso. La
battaglia che continuo a portare avanti. La mia musica toglie le
ragnatele nel rispetto di una grande tradizione».
I suoi prossimi impegni?
«Ho appena terminato il mio nuovo album, un progetto internazionale con
professionisti incredibili. La produzione del grande Thom Russo,
vincitore di 16 Grammy e altri segreti che spero presto di svelarvi e
raccontarvi».