Telegiornaliste anno XIX N. 16 (732)
del 17 maggio 2023
Francesca
Marone in libreria con Le Pentite
di
Antonia Del Sambro
Lo scorso 16 aprile è uscito in tutte le librerie nazionali
Le Pentite seconda opera letteraria della giornalista,
scrittrice e editor letteraria,
Francesca Marone. Un romanzo pensato e scritto in un
tempo dilatato perché frutto di intensa ricerca da parte
dell’autrice che ha amalgamato con sapienza e maestria la
passione per la storia della sua città, la sua sensibilità per
la questione delle donne in questo tempo e una scrittura colta e
affascinante che rende Le Pentite una vera chicca nella
narrativa al femminile di questa primavera 2023. Questa è
l’intervista che Francesca dedica a tutte le donne che seguono
il nostro blog…e buona lettura a tutte!
Francesca chi sono le "pentite"?
«Le pentite erano nel passato donne rigettate dalla società, in
particolare si trattava di ex prostitute, che trovavano ricovero
in una parte del complesso degli Incurabili a Napoli, fondato
nel 1521 da Maria Laurenza Longo. Questa religiosa, fondatrice
dell’ordine delle clarisse cappuccine, intendeva accogliere in
luogo sicuro le pentite e riformarle, aiutandole a ritrovare
quella che per lei era la retta via. Storicamente questo è un
fatto preciso da cui sono partita per immaginare una tipologia
di donne che, forzando un po’ la mano al proprio destino, a
volte crudele e doloroso, riescono poi a fare delle scelte in
sintonia con i propri desideri e il proprio legittimo bisogno di
libertà».
Un romanzo al femminile in cui c'è storia, sociale e una
location quasi sconosciuta agli stessi napoletani. Da dove sei
partita e a cosa ti sei ispirata?
«Sono confluiti in questo romanzo tanti temi a me cari, ma vi
sono entrati senza particolari forzature da parte mia, come se
avessero trovato la strada attraverso le vite dei miei
personaggi. Lo stimolo principale è scaturito proprio dal luogo,
prima della pandemia feci una visita guidata all’interno del
Complesso degli Incurabili e fui totalmente rapita
dall’atmosfera dell’ospedale, dalla sua storia, dall’antica
farmacia annessa e dal cortile con il pozzo in cui nel passato
venivano calati i malati di mente per essere sedati».
Romanzo al femminile dicevamo, ma niente affatto femminista
perché tu nella tua intensa storia riesci a parlare anche di
figure maschili più che positive. Uomini di grande etica morale
e professionale. Quanto ti è piaciuto scrivere di loro?
«Ah mi è piaciuto moltissimo scrivere del medico Giuseppe,
liberamente ispirato alla figura di Giuseppe Moscati “medico dei
poveri”, realmente esistito ai primi del Novecento, proclamato
santo poi e ricordato come una significativa figura di medico
illuminato. Non volevo far passare l’idea che nella mia storia
il male fosse esclusivo appannaggio di personaggi maschili (per
quanto due di essi rappresentino davvero l’archetipo del male
più oscuro), e il personaggio del medico tormentato e sensibile
mi ha dato l’opportunità di incarnare il tema della cura in un
uomo. Ho sentito molta sintonia con Giuseppe, soprattutto nella
sua ricerca di poesia e di amore universale».
Quale di tutti i personaggi che il lettore incontra in Le
Pentite ti piacerebbe far ritornare in qualcuno dei tuoi
prossimi scritti e perché?
«Questa è una domanda che mi è stata posta diverse volte durante
le presentazioni, in quanto la struttura del romanzo si fonda
sull’intreccio di tre storie che di fatto potrebbero anche avere
una propria vita autonoma e successiva. Certamente mi piacerebbe
far tornare Federica e Maria, donne dei nostri tempi, per
scoprire se con gli anni hanno davvero saputo forzare il destino
e intrapreso la via per la realizzazione di sé stesse».
Francesca tu hai una scrittura intensa, classica, elegante,
ma dove ti metti a scrivere per dare vita alle tue storie e ai
tuoi racconti? Ce l'hai un posto del cuore dove ti metti anche
semplicemente a raccogliere le idee?
«Ti ringrazio molto, lo ritengo un vero complimento questo sullo
stile, per me la storia è importante ma non meno della cura
della parola, a cui tengo tantissimo, anche da lettrice. Sono
cresciuta in una famiglia di donne in cui i libri classici erano
più numerosi degli abiti, a partire da mia nonna che pure di
vestiti era una grande appassionata. Le idee le raccolgo spesso
passeggiando in montagna, nel verde e nel silenzio, ma anche la
sera prima di prendere sonno, mi piacerebbe avere un sistema
accanto al letto che potesse leggere i pensieri e prenderne nota
per poi ritrovarli la mattina seguente già scritti. Sogno
moltissimo e anche da questi sogni mi arrivano tante immagini e
idee che poi restano a ruminare tanto tempo dentro di me, ho
tempi lunghissimi io. Scrivo al mio pc fisso, sempre nella
stessa posizione, con un gruppo di piantine alla mia sinistra e
le foto dei miei figli da piccoli alla destra. Ho bisogno del
silenzio o di un sottofondo musicale classico, anche questo un
retaggio culturale venuto dalla famiglia».
Hai in programma degli incontri con il pubblico dei tuoi
lettori?
«Sì. Sarò al Salone del Libro di Torino venerdì 19 maggio alle
15.30 nello stand della Regione Puglia per il firmacopie
ufficiale. Aspetto con gioia chiunque vorrà presenziare».