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Intervista a Eleonora Facchini   Tutte le interviste tutte le interviste
Eleonora FacchiniTelegiornaliste anno XIX N. 31 (747) del 6 dicembre 2023

Eleonora Facchini, la gioia di Home Sweet Rome
di Giuseppe Bosso

Concludiamo il 2023 con una splendida artista che molto successo ha avuto negli ultimi tempi non solo in campo musicale. Tra le protagoniste di una serie andata in onda su Rai Gulp, che ha idealmente unito Italia e Stati Uniti (nata dalla stessa mano che anni fa aveva ideato la serie che aveva lanciato nel firmamento la stella di Miley Cyrus) incontriamo con gioia e onore Eleonora Facchini.

Benvenuta Eleonora, anzitutto parliamo di Home Sweet Rome, la serie di coproduzione Italia-Usa da poco in onda su Rai Gulp: come nasce la sua partecipazione a questo progetto e quali riscontri ha avuto dal pubblico?
«Grazie mille Giuseppe, è un vero piacere. Nasce tutto da un’audizione per un ruolo che inizialmente credevo essere molto distante da me: il ruolo della “matrigna”. In realtà ho subito capito che Francesca era un personaggio buono, una pop star italiana dolce, empatica e spiritosa. Mi sono impegnata più che potevo per ottenere la parte, ci ho messo cuore e tanto studio. Dopo diverse prove e un po’ di attesa è arrivata la notizia dell’esito positivo. Avrei interpretato Francesca Fortuna in Home Sweet Rome, una serie tv ideata dal creatore di Hannah Montana, Michael Poryes. Ero commossa e incredula. È stato uno dei momenti più belli della mia vita. Per quanto riguarda il riscontro del pubblico, so che gli ascolti stanno andando molto bene. Home Sweet Rome piace tanto perché è davvero divertente, le canzoni sono strepitose e l’ambientazione celebra la nostra bellissima Roma ,una delle città più amate dal mondo intero».

Possiamo dire che è una storia del nostro tempo, una famiglia allargata nata dall’incontro di due persone di nazionalità diversa raccontate con l’occhio di una figlia adolescente che si trova catapultata all’improvviso in una nuova realtà da scoprire?
«Assolutamente sì, è una storia moderna. Questa secondo me è la carta vincente di Home Sweet Rome: è una serie che racchiude in sé l’intramontabile comicità e lo stile di Hannah Montana ma tratta argomenti molto attuali in cui i più giovani si ritrovano subito. La maggior parte di loro si identifica subito nella giovane Lucy (interpretata dalla magistrale Kensington Tallman) che in modo impacciato cerca ogni giorno di affrontare i problemi causati dal ritrovarsi in una nuova città, con una nuova famiglia, una nuova scuola… insomma come dice la sigla di Home Sweet Rome “una nuova vita”. Credo sia rincuorante, in un mondo in cui la debolezza viene ancora vista come un difetto, vedere che non è per nulla facile essere teenager ma anche che c’è sempre una soluzione a tutto e che con il tempo, l’amore, gli amici e un pizzico di positività prima o poi tutto si risolve».

Ha alle spalle una lunga e brillantissima esperienza di attrice di musical di successo come Mama mia, West Side, Billy Elliot: cosa ha rappresentato per il suo percorso doversi cimentare in questa nuova esperienza, diretta a un pubblico soprattutto di giovanissimi come quello di Rai Gulp?
«Devo dire che io ho sempre amato il teatro alla follia. Quando ero più piccola e inconsapevole, pensavo che stare davanti ad uno schermo non mi avrebbe mai fatto provare le stesse emozioni dell’esibizione dal vivo. Beh, mi sbagliavo! Home Sweet Rome è stata la mia seconda esperienza nel mondo del cinema e devo dire che fare questo lavoro mi riempie sempre il cuore, sia che io mi trovi su un palco che su un set cinematografico. Ho sempre avuto modo di lavorare con i bambini, io li adoro. In passato ho preso parte a tantissimi minishow dedicati ai più giovani e alle famiglie. Queste sono le esperienze che preferisco e per le quali mi sento più portata forse. I bambini sono meravigliosi e avere la possibilità di recitare per un pubblico come quello di Rai Gulp è per me un grandissimo onore».

Nel suo percorso quali sono state le esperienze che ritiene siano state più formative, anche magari quelle di primo impatto negative ma che col senno di poi le hanno dato nuovi stimoli?
«L’esperienza lavorativa per me più formativa in assoluto è stata proprio quella di Home Sweet Rome (che però di negativo non ha assolutamente nulla). È stata una delle sfide più difficili per me soprattutto perché purtroppo parlo poco la lingua inglese. Ho dovuto memorizzare molte cose e studiare tantissimo, ogni giorno. Dedicavo tutto il tempo libero a mia disposizione allo studio, mi sono impegnata molto perché sapevo di avere una bellissima opportunità ma anche la responsabilità di meritarla. Sono stata aiutata tantissimo dalla mia dialect coach, Tia Architto, che mi ha seguita e supportata tutto il tempo. Inoltre lavorare con colleghi e registi così preparati e professionali e recitare un testo così ben scritto ha reso questa esperienza davvero istruttiva per me, sento di aver imparato molto».

Jazz, lirica, pop: si è cimentata in vari generi nella sua formazione: con quale spirito ha affrontato l’inizio di queste esperienze così diverse tra loro?
«Ho sempre cantato in stile Disney, il mio sogno più grande era quello di interpretare le principesse delle favole nei musical. Ho sempre avuto una voce più portata per lo stile Legit (quello dei musical più classici per intenderci). Cantare in West Side Story, Mamma Mia ma anche in Fame e Billy Elliot mi faceva sentire a mio agio. Poi è arrivato il momento di interpretare Scaramouche in We Will rock you con la cantante Anastacia. L’emozione era davvero forte e lo stile molto diverso da quello a cui ero abituata. Così, come sempre, ho studiato e fatto tantissime lezioni di canto. Credo non si finisca mai di imparare, lo studio e la dedizione portano sempre dei risultati. Ovviamente ci sono generi che sento più miei e che sono più nelle mie corde ma le sfide mi piacciono, ti danno sempre la possibilità di migliorarti e imparare cose nuove. Avere l’opportunità di interpretare personaggi e stili di canto così diversi tra loro è molto stimolante e divertente».

Viviamo nell’epoca dell’immagine, dove impegno e sacrificio sembrano quasi secondari rispetto all’apparire, anche tramite i social: lei, per quella che è stata finora la sua esperienza professionale, cosa sentirebbe di consigliare a un ragazzo/ragazza che volesse intraprendere un percorso artistico?
«Come ho detto poco fa, per me lo studio e la preparazione sono fondamentali e fanno la differenza. La meritocrazia esiste e avere una solida formazione alle spalle è essenziale. Non è un lavoro in cui ci si può improvvisare. È di certo un lavoro meraviglioso e molto divertente in cui ci vogliono passione e talento ma anche tanto impegno e sacrificio».

Si ringrazia per la collaborazione Gianluca Soli di Soli e Associati.

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Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
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