Telegiornaliste anno XIX N. 27 (743) del
8 novembre 2023
Candida Livatino, killer in scrittura
di
Giuseppe Bosso
In libreria dal 25 settembre
Grafologia e criminologia. Killer e
vittime analizzati attraverso la loro scrittura, edizioni
Mursia, il
nuovo libro della giornalista e perito grafologo
Candida
Livatino che getta luce sulla personalità di assassini e
vittime, con particolare attenzione ai femminicidi. Presentato in
anteprima nazionale a Milano martedì 3 ottobre presso la libreria
Rizzoli Galleria con l’intervento, insieme all’autrice, del Generale
Lucio Garofano che ha curato la prefazione.
Come mai ha scelto questo tema?
«Gli episodi di violenza che accadono ogni giorno, in particolare i
femminicidi sempre più frequenti ed efferati, mi hanno indotto a dare un
contributo, dal punto di vista grafologico, per capire la personalità di
chi li ha commessi ed eventualmente prevenirne altri. Attraverso
l’analisi dei segni grafologici si possono infatti scoprire i disturbi d
personalità, la rabbia, il rancore, il senso di possesso e altro di
coloro che sono arrivati ad uccidere la persona che dicevano di amare».
Il libro analizza anche la personalità di alcune delle vittime.
«Si, ho voluto far vedere come nella scrittura di alcune di loro, le
adolescenti Sarah Scazzi e Yara Gambirasio, ci fosse gioia di vivere,
curiosità verso il futuro che avevano davanti e che è stato loro negato.
Ma ho anche evidenziato il disagio, la sofferenza che alcune donne
stavano vivendo prima dell’epilogo tragico».
C’è poi un lungo capitolo dedicato ai serial killer: cosa mi può
dire?
«Ho analizzato la scrittura di alcuni dei più crudeli serial killer per
evidenziare come molti segni del grave disturbo di personalità siano
comuni a molti di loro. Sia quelli della collera, del “bisogno di
uccidere”, del piacere di veder soffrire le vittime, della mancanza di
ogni senso di colpa, sia quelli che probabilmente li hanno portati a
compiere gli efferati delitti dei quali si sono macchiati. In molte
delle loro scritture infatti si trovano i segni di un’infanzia e di una
adolescenza di grave sofferenza. Abusi, maltrattamenti, abbandoni da
parte dei genitori hanno generato dei mostri, che hanno scaricato la
rabbia accumulata su vittime inermi».
Quali tra i serial killer l’hanno maggiormente colpita?
«Direi Leonarda Cianciulli, “la saponificatrice di Correggio”, per il
senso di soffocamento e di confusione mentale che provava, reso evidente
dall’occupazione totale del foglio, per il suo Ego smisurato e la
convinzione di essere superiore agli altri. Ma mi ha anche colpito il
bisogno di attenzioni che si era trascinata da un’infanzia che ne era
stata priva».
Ma la grafologia può essere utile anche per prevenire eventi
delittuosi?
«Alcuni segni possono costituire un campanello d’allarme utile a far
capire, come nei casi di femminicidio, che il compagno ha un disturbo di
personalità e quindi a prevenire una escalation della sua violenza. Nel
libro sono riportati i segni più facili da individuare anche ad un
occhio non esperto. Certo non è semplice, ma se la donna ne ritrova
alcuni e magari subisce il primo episodio di violenza allora l’allarme
deve scattare immediatamente».
Quindi può essere utile per una donna che già vive una situazione di
disagio dare un’occhiata al suo libro?
«Penso di sì, soprattutto quando i segnali della possibile violenza da
parte del compagno sono ancora deboli. Quando invece sono purtroppo più
evidenti è bene che si rivolga subito ad un Centro di prevenzione e di
tutela contro la violenza alle donne, che l’accompagnerà nelle azioni
più utili da intraprendere».
La storia di Leonarda Cianciulli dimostra che un killer può essere
anche donna: ha avuto modo di riscontrare qualche differenza, non solo
relativamente a questo specifico caso, se pensiamo anche a qualche
recentissimo caso di cronaca nera che abbiamo vissuto?
«Innanzitutto va detto che la percentuale di donne fra i serial killer e
anche nei delitti maturati in ambito familiare è inferiore, decisamente
minoritaria. Dal punto di vista comportamentale i delitti commessi da
donne sono in genere meno truci, per assurdo più “sofisticati”, anche se
proprio nel caso di Leonarda Cianciulli è macabro il modo in cui si è
disfatta del corpo delle sue vittime. Dal punto di vista della scrittura
ci sono alcune delle differenze tipiche che caratterizzano le scritture
maschili e femminili, che peraltro si stanno sempre più attenuando in
conseguenza del ruolo che le donne hanno assunto in ambito sociale. Sono
invece comuni alle scritture dei serial killer uomini e donne alcuni
segni che rimandano agli abusi subiti, agli abbandoni da parte dei
genitori e, ad altre gravi sofferenze vissute nell’infanzia e
nell’adolescenza».
Nel suo libro ha cercato anche, per così dire, di 'sfatare' qualche
luogo comune o convinzione errata che si tende ad avere riguardo queste
personalità?
«Non ho un’idea precisa di quali potrebbero essere i luoghi comuni che
riguardano questi personaggi. Forse si pensa che, in qualche modo,
fossero estranei alla vita di tutti i giorni, che vivessero isolati dal
mondo. In realtà alcuni di loro, fra un delitto e l’altro, avevano una
vita comune, perfettamente inseriti nel contesto sociale. Qualcuno, come
Gary Ridgway, che uccise almeno 49 persone, era addirittura considerato
un marito modello».