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Intervista ad Adele Oriana Orlando   Tutte le interviste tutte le interviste
Adele Oriana OrlandoTelegiornaliste anno XIX N. 14 (730) del 19 aprile 2023

Adele Oriana Orlando, emozioni e mente
di Tiziana Cazziero

Incontriamo la scrittrice e giornalista Adele Oriana Orlando, veronese, che ci presente il suo primo romanzo, pubblicato per Land Editore.

Partiamo dal tuo libro, La bambina che voleva amare: come nasce l’attimo per gettare nero su bianco questa storia?
«Questa storia è nata in maniera del tutto casuale, quando ho iniziato a scriverlo sapevo i temi che avrei voluto affrontare, ma non sapevo dove mi avrebbero portata la testa e la penna».

Il romanzo intraprende un viaggio nell’intricato rapporto tra mamma e figlia, da cosa nasce la voglia o forse esigenza di narrare la storia di Alice?
«Nasce dalla necessità di dire la mia sulla maternità e sul giudizio, sui diversi tipi di violenza e sul riscatto. Ho unito il mio lavoro, sono una giornalista che si occupa principalmente di cronaca e di raccontare le storie degli altri, alla mia personale convinzione che la comunicazione è uno strumento potentissimo. Che con le nostre parole possiamo anche plasmare chi abbiamo davanti a noi».

Quanto c’è di tuo nel personaggio di Alice? Ci sono delle affinità o forse ti rivedi in un altro protagonista?
«Tutti i personaggi sono frutto della mia fantasia, penso di aver messo un po’ di me in tutti, o quasi. L’emotività, la fragilità, la vergogna, gli ideali eterni di amicizia e di amore, la paura di non essere all’altezza, la forza di resistere anche a un lutto, la necessità di mostrare al mondo che anche le persone imperfette possono fare molto. Tengo moltissimo all’aspetto della cura della mente, sono una convita promotrice dell’utilità della psicoterapia e della necessità oggi di muovere un passo verso la normalizzazione di questi incontri».

Quali sono le componenti forti del romanzo? Perché un lettore dovrebbe leggerlo?
«Le componenti forti sono le emozioni, sempre autentiche perché quando scrivo faccio un lavoro di immedesimazione e porto nero su bianco solo ciò che mi fa commuovere o sorridere. La piccola pretesa che ha il mio romanzo è proprio quella che si lega all’importanza di comprendere che siamo sempre responsabili di ciò che diciamo, oltre che, appunto, di quanto sia fondamentale per l’essere umano oggi prendere del tempo per sé stesso e per curare la mente e le emozioni».

Parliamo un po’ di te: chi è Adele Oriana e come si avvicina al giornalismo?
«Sono un’emotiva che vive la vita di pancia, per poi elaborarla con la mente. Dopo la maturità non sapevo esattamente quale fosse la mia strada, avevo un’idea ma non sapevo quanto questa fosse realizzabile. Oggi ho una laurea in scienze della comunicazione e una in editoria e giornalismo, ma ancora prima di conseguire questi titoli guadagnavo il mio modesto stipendio scrivendo su diversi giornali. Ho iniziato in un settimanale che si occupava di raccontare il lago di Garda a 360 gradi, poi ho allargato i miei orizzonti e ho acceso collaborazioni in provincia di Mantova, Verona, Brescia e Trento».

Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
«La passione per la scrittura c’è da sempre. Da che ho memoria, perlomeno. Ho iniziato a riempire i fogli di lettere molto presto, avendo un fratello più grande ho imparato a scrivere per imitazione. Mi rilassava molto scrivere. Questo, unito al fatto che i miei genitori hanno sempre letto molti libri, ha probabilmente costruito le basi. La passione di osservare e raccontare è nata quando ho imparato a leggere e scrivere, quando non potevo andare a raccogliere fiori o a giocare nel parco, facevo ricerche sull’enciclopedia cartacea e raccontavo qualche storia. Non so spiegare bene da cosa venga, effettivamente. Un colore, un odore, una foto, una sensazione mi spingono a prendere carta e penna e raccontare. Il giorno in cui la mia maestra d’italiano ha scoperto che avevo iniziato a lavorare come giornalista, mi fermò per strada e mi disse: “È proprio il tuo lavoro, ti è sempre piaciuto raccontare”».

Oggi l’autopubblicazione è diventata una scelta di molti autori, tu hai preferito la tradizione pubblicando con una casa editrice, come sei arrivata alla tua decisione?
«Questa è una bella domanda, perché in realtà la pubblicazione di questo romanzo nasce da una scommessa con un amico, che mi disse di mandare un racconto a qualche casa editrice, ripetendomi che secondo lui ho una bella scrittura. Diciamo che questo, unito a quei 20 secondi di coraggio necessari per fare qualcosa che ci fa paura, mi ha convinta a voler provare. Ho inviato pochi capitoli a 6 case editrici e ho ricevuto 4 risposte».

Si parla spesso di dibattito aperto tra ebook e cartaceo, tu quale scegli? Ancor oggi vince la carta o ti dedichi alla lettura digitale?
«Io acquisto sempre, quando possibile, entrambi i formati. Prima di tutto perché mi piace sottolineare le frasi che mi colpiscono dei libri e poi perché quando posso concedermi alla lettura, prediligo ancora la carta. Compro però anche il formato ebook perché sono dell’idea che non vada ostacolato il progresso e che il lettore digitale sia molto comodo per chi come me viaggia molto. Inoltre, mi sembra un buon modo per aiutare gli scrittori a vendere».

Siamo arrivate quasi al termine della chiacchierata, dove possono trovare i lettori notizie su di te e del tuo romanzo?
«Il libro è disponibile su Amazon, oltre che sugli e-commerce delle diverse librerie. Essendo molto attiva anche sul web con il mio lavoro, è possibile trovarmi già digitando il mio nome e cognome su Google, oppure sui social».

Questo ultimo spazio è tuo, sentiti libera di aggiungere qualcosa che non è stato detto, indica se hai link e pagine social dove seguirti. A te la parola.
«Mi piacerebbe poter dare un consiglio a chi leggerà quest’intervista: leggete e scrivete, sono due potentissime capacità che tutti noi abbiamo grazie al nostro passato da studenti e che possono davvero aiutarci ad affrontare la quotidianità, spesso pesante e incomprensibile. Io personalmente mi sono sempre sentita molto fortunata nell’essere circondata da libri e ad avere a disposizione sempre carta e penna per scrivere, perché con questi semplici mezzi posso vivere un milione di vite in una sola, piccola, esistenza: la mia. Per chi desiderasse seguirmi e restare aggiornato sui miei progetti e leggermi, ho aperto un blog, un sito personale e sono presente sui social, Facebook e Instagram, a seconda delle diverse esigenze».

Grazie per il tuo tempo.
«Grazie a te per la disponibilità!».

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Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
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