Telegiornaliste anno XVIII N. 16 (700) del 11 maggio 2022
Iris
Ferrari, la mia scelta, la mia rinascita di
Giuseppe Bosso Una scelta che potrebbe apparire controcorrente al giorno
d’oggi, soprattutto nel mondo dei più giovani. La grande
popolarità tramite i social e poi, improvvisamente, alle
soglie dei vent’anni, la scelta di fare un passo indietro.
Il tutto raccontato in un libro da poco pubblicato da
Mondadori,
Ma non eri morta?! Ho deciso di “morire” sui social
per rinascere in vita. Incontriamo con grande
piacere Iris Ferrari. Figlia della giornalista
Roberta Ferrari ci racconta le ragioni di questa
scelta.
Benvenuta Iris. Anzitutto perché questo titolo così
forte? «Sì, è un titolo forte, e anche provocatorio: da quando ho
deciso di allontanarmi dai social, le persone che non
ascoltano, che sparano sentenze senza informarsi, mi hanno
riempito di commenti proprio del tipo “ah, ma sei ancora
viva?”… come se davvero non ci fosse una vita oltre il mondo
virtuale. Come se non fosse stata una mia scelta quella di
‘morire’ in questo senso, e proprio questo tipo di commenti
mi ha reso ancora più orgogliosa della mia decisione».
Quindi hai scelto di defilarti dai social per riscoprire
il contatto diretto: è stata una scelta che hai compiuto in
base a qualche evento particolare o è un normale passo della
tua crescita, per quanto potenzialmente controcorrente
rispetto alla nostra epoca? «Direi che un po’ entrambe le cose. Ho iniziato davvero
piccolina questa esperienza, e col tempo si cresce, ci si
evolve, cambiano interessi e aspirazioni… sono cresciuta, ho
iniziato a fare video da dodicenne; ma dall’altro lato avevo
iniziato tutto per gioco, anzitutto per vincere la timidezza
che provavo prima di quel periodo, e realizzare questi video
da sola in camera mia mi rendeva inizialmente tutto più
facile, per essere ascoltata. Il successo è arrivato così
per caso, ho continuato a fare video, era diventata
un’abitudine che ho proseguito senza pensarci più di tanto,
finché non mi sono resa conto che non mi rispecchiava per
nulla; stavo male, non mi sentivo nel posto giusto, mi
sentivo a disagio soprattutto quando andavo in giro per
eventi, presentazioni, interviste, ecc. Piangevo e non
capivo perché in questo mondo in cui tutti cercano il
successo ad ogni costo proprio io stessi male, cercassi
qualcos’altro; sono arrivata alla conclusione che io
preferisco essere spettatrice piuttosto che protagonista».
Metaforicamente dunque la Iris che appariva sui social
era diventata la ‘maschera’, per così dire, della vera Iris?
«Sono comunque stata sempre me stessa quando realizzavo i
miei video tra le mura della mia stanza. Il disagio, ti
ripeto, è venuto quando dovevo espormi con gli altri, al
pubblico».
Guardandoti indietro, ripensando alla grande popolarità
che hai riscosso tra i giovanissimi, c’è qualcosa che non
ripeteresti o che rimpiangi di non aver fatto? «No, anche i no che ho detto a tante interviste o
possibilità, anche potenzialmente irrinunciabili per chi
vede da fuori, sono scelte che ho compiuto nella piena
consapevolezza che non mi avrebbero dato gioia».
Quanto è stato importante in questo passo il consiglio di
tua madre Roberta Ferrari, carissima amica del nostro sito?
«Mia madre è stata fondamentale in tutto il percorso, fin
dalla realizzazione dei miei primi video, che ha comunque
sempre controllato prima di postare, proprio perché ero
molto piccola. Era felice del mio successo ma non ha avuto
esitazioni nell’appoggiare la mia scelta di fare questo
passo indietro. Sono molto fortunata di poter contare sul
suo sostegno, per lei la mia felicità viene prima di ogni
altra cosa a prescindere dal come si realizzi».
Quali sono stati i riscontri che hai avuto tra i tuoi
follower? Pensi di aver dato loro un segno invitandoli ad un
uso più consapevole dei social? «Inizialmente non sono mancati i commenti di chi mi
manifestava la sua delusione, ma posso dire che tante
persone, leggendo il libro, mi hanno compresa e hanno
apprezzato molto di più la scelta di fermarmi piuttosto che
fare finta di niente e proseguire tra sponsorizzazioni ed
eventi, che sarebbe stato come prenderli in giro. E proprio
il libro, mi hanno scritto, ha fatto capire loro
l’importanza di dare il giusto vero valore alla vita, senza
riprendere di continuo ogni istante e pubblicarlo, perché
quando si è felici non c’è bisogno di sbandierarlo di
continuo in un mondo virtuale dove non tutto ciò che si vede
è reale, e quindi stanno imparando ad usare molto meno gli
smartphone».
Iris, la parola domani, in un mondo che non ha ancora
superato la paura del covid ed è alle prese con un conflitto
così doloroso, ti suscita più speranza o timore? «Un po’ entrambe, in questo momento non ho chiarissime le
idee sul cosa fare da grande, però sono convinta che le cose
accadono per un motivo, e penso che qualunque cosa mi
accadrà dovrà essere il meglio per me».