Telegiornaliste anno XVII N.
11 (661) del 24 marzo 2021
Nicole
Bottini, mamma supereroina
di
Giuseppe Bosso
Già volto di Antenna 3 Nord Est ed attualmente responsabile delle
produzioni di Fattori di Videoevoluzione, incontriamo
Nicole Bottini.
Come ha cambiato la sua vita professionale e personale l’emergenza
covid che ormai da un anno è entrata nelle nostre vite?
«Devo dire moltissimo, su entrambi i fronti, come credo per ciascuno di
noi! La pandemia ha stravolto dinamiche e modalità, ha cambiato il modo
di percepire le nostre vite e il mondo che ci circonda, i rapporti umani
e sociali. Il senso di incertezza è devastante e opprimente e, a più di
un anno dall’inizio dell’emergenza, credo siamo tutti davvero stanchi e
provati. È la guerra del nostro tempo, almeno nel mondo occidentale:
dobbiamo cercare di stringere i denti e andare avanti, dando il meglio,
aiutandoci l’un l’altro e cercando di essere rispettosi delle regole e
degli altri. Insomma, dobbiamo essere resilienti. Questo è quello che mi
impegno a fare ogni giorno, sia nel lavoro che nella vita privata».
Per quanto riguarda la sua testata, come avete cercato di raccontare
la vita dei cittadini del nord Est alle prese con la pandemia in questi
mesi?
«Lavoro per una testata nazionale specializzata nel mondo del design e
dell’architettura e nel nostro giornale abbiamo raccontato come la
pandemia ha completamente stravolto il nostro modo di vivere le case: da
una parte, tanto tempo costretti all’interno delle abitazioni ha portato
una maggior consapevolezza su ciò di cui realmente abbiamo bisogno e
sull’importanza di avere una casa sicura, accogliente e confortevole;
dall’altra, smart working ormai diffuso e didattica a distanza hanno
reso evidente la necessità di spazi più al servizio dell’uomo e arredi
più confortevoli. Per non parlare della tecnologia, che ha fatto un
incredibile salto in avanti nella scala dei nostri valori».
Parlando da un punto di vista strettamente giornalistico, vivere in
presa diretta una situazione di emergenza sanitaria rappresenta
un’occasione di crescita professionale dal suo punto di vista?
«Non mi occupo più di cronaca, quindi non ho potuto vivere e raccontare
l’emergenza sanitaria in maniera diretta. Devo ammettere che un po’ mi è
mancato: essere in prima linea nel raccontare i fatti che accadono nel
mondo è lo spirito che anima ogni giornalista, il motivo per cui si
sceglie questo mestiere. Inoltre, soprattutto durante i mesi di
lockdown, mi sono sentita inutile, avrei voluto dare un contributo
maggiore, almeno dal punto di vista professionale. Ma la mia carriera ha
preso un’altra strada, va bene così».
Le sta stretta la dimensione locale dell’informazione?
«Sono tornata a Milano, dove ho due lavori: come giornalista per una
testata nazionale e come responsabile dei programmi per una casa di
produzione televisiva. Quando abitavo in Veneto devo dire che un po’ la
dimensione locale mi stava stretta, ma semplicemente per abitudine: sono
nata e cresciuta a Milano, sono sempre stata abituata a stare nel
“grande”».
Riesce a conciliare vita professionale e vita familiare?
«Con molta fatica! Ho due lavori e due bambini alle scuole elementari.
In più mio marito continua a vivere e lavorare in Veneto, quindi torna a
casa da noi solo nel weekend. Diciamo che mi barcameno nel tentativo di
far funzionare tutto, esattamente come ogni donna lavoratrice con figli.
La verità è che siamo delle supereroine!».
Potesse tornare indietro ripeterebbe le scelte che ha fatto senza
remore?
«Devo dire di sì, sono molto soddisfatta della mia vita, sia personale
che lavorativa. Ogni tanto sento la mancanza di alcune cose che non ci
sono più, come la dimensione del telegiornale, l’adrenalina della
diretta; oppure tornare a vivere all’estero, come quando ero ragazza (ho
vissuto per qualche tempo negli Stati Uniti e in Australia). Ma se ho
fatto determinate scelte, evidentemente in quel momento mi sembrava la
cosa giusta da fare. E non mi sono mai pentita. Non sempre la vita va
come si progetta a 20 anni… Per fortuna, altrimenti che noia!».