Telegiornaliste anno XVII N.
1 (651) del 13 gennaio 2021
Laura Pepe, la storia su Focus
di
Giuseppe Bosso
Antichista, scrittrice (con all’attivo pubblicazioni per
Mondadori e Laterza) e docente universitaria, un grande
amore chiamato storia che attraverso il piccolo schermo
divulga con riconosciuto stile e competenza. Incontriamo
Laura Pepe.
Laura, come è nata la sua collaborazione con
Focus?
«Come spesso succede, è nata per puro caso. Focus, che era
stato appena acquisito da Mediaset, aveva a disposizione dei
documentari inglesi di storia antica. Mi hanno chiesto di
fare delle introduzioni ai documentari per renderli più
fruibili al pubblico italiano. Sono piaciuti, e così è
iniziata la collaborazione».
C’è ancora spazio per la storia nei palinsesti di oggi?
«Inutile dire che a me piacerebbe se ce ne fosse di più. Ma
credo che una divulgazione alta nei contenuti e semplice nel
linguaggio possa essere molto accattivante anche per un
pubblico ampio. Il successo di Alberto Angela ne è la prova.
Il pubblico è portato a ritenere che la storia sia noiosa;
forse perché sui banchi di scuola la si insegna in modo
noioso. In realtà la storia è bellissima: è piena di
aneddoti curiosi che spesso la rendono straordinariamente
attuale».
Tra le inchieste che ha avuto modo di realizzare quale ha
sentito maggiormente ‘sua’?
«Senza dubbio quella su
Nerone, che è andata in onda nel dicembre del
2020. Ho sempre provato simpatia per questo imperatore che
la storia ha condannato come uno degli uomini più crudeli
del mondo, e che in realtà è molto diverso da come in genere
lo si racconta. Nerone era un artista, un eccentrico, un
visionario, che si trovò a fare per caso l'imperatore e che
fu qualche volta costretto a "fare il cattivo" per salvare
la pelle».
Com’è riuscita a conciliare questa esperienza televisiva
con la sua attività universitaria?
«Lavorando molto sodo. Per me non esiste il sabato, non
esiste la domenica, non esistono le feste. Lavoro sempre: ma
mi piace tantissimo, e per questo non mi pesa affatto».
Perdoni una domanda forse banale: l’Italia fa abbastanza
per tutelare il suo patrimonio storico, dal suo punto di
vista?
«L'Italia potrebbe fare molto di più. Ha un patrimonio
artistico e storico infinitamente superiore a quello di
qualsiasi altro paese. E forse proprio perché abbondiamo di
documentazione, non la preserviamo abbastanza».
Ha mai avuto esperienze all’estero o è una cosa che
potrebbe fare in futuro?
«Ho vissuto a Chicago per sei mesi qualche anno fa; sono
stata
Visiting Scholar alla Northwestern University,
ed è stata un'esperienza illuminante, che ha cambiato
radicalmente il mio modo di fare lezione agli studenti e più
in generale di comunicare. Gli americani hanno un approccio
meno accademico e meno paludato alla ricerca, e per loro la
differenza tra professore universitario e divulgatore è
molto più sottile di quanto non lo sia per noi».
Quali sono i suoi prossimi progetti, anche in ambito
televisivo?
«I progetti in cantiere sono moltissimi. Un nuovo libro con
il mio editore Laterza e una serie di appuntamenti
televisivi sulla vita quotidiana nell'antichità. Covid
permettendo!».