Telegiornaliste anno XVII N. 23 (673) del
15 settembre 2021
Lara
Ottone e la risposta alla solitudine
di
Vivian Chiribiri
Oggi diamo il benvenuto a Lara Ottone, una scrittrice
emergente che dà voce alla dilaniante questione della
solitudine.
Ti piacerebbe parlarci del tuo rapporto con la lettura e
come nasce in Lara il desiderio e la voglia di scrivere un
romanzo? C’è qualche esperienza che ti è servita come
“trampolino di lancio” e che ti ha dato l’ispirazione per
L’urlo Sordo della Solitudine?
«Il mio rapporto con la lettura va a periodi. Ci sono mesi
in cui riesco a leggere un libro a settimana, mentre a volte
vengo colpita dal famigerato “blocco del lettore” e riesco a
concludere un libro ogni 6 mesi. Ho iniziato a scrivere
L’urlo Sordo della Solitudine in ottobre 2017. Avevo
appena iniziato il terzo anno di università ed ero in totale
crisi. Mi ero resa conto che non volevo più andare avanti,
che non era il mio percorso di vita ma non sapevo come fare.
Avevo smesso di andare a lezione e passavo le giornate a
riflettere sul mio futuro. Finché una sera di metà ottobre
ho iniziato a scrivere di getto. Inizialmente la trama era
tutt’altra… era la storia di una ragazza che alla fine del
libro avrebbe dovuto aprire una libreria (il suo sogno nel
cassetto), ma andando avanti e confrontandomi con il mio
migliore amico che si è impegnato a darmi una mano con la
stesura, la storia si è trasformata in quello che è ora:
piena di misteri ed intrighi. Per concludere, completando la
risposta alla domanda, direi che ciò che più mi ha dato
l’ispirazione per scrivere
L’urlo Sordo della Solitudine
sia stato proprio il mio periodo di sofferenza/indecisione
per il futuro».
Come si evince dal titolo uno dei temi citati è la
solitudine – una piaga sempre più estesa nella società
contemporanea. "Toccare” un argomento come questo non sempre
è semplice. C’è qualche consiglio che vuoi dare ai tuoi
lettori? E perché - e a chi - possiamo consigliare la
lettura del romanzo?
«Al giorno d’oggi tutto si basa sull’apparenza nel mondo dei
social. Si punta sempre più ad avere moltissimi followers
postando foto di ogni momento della giornata, costantemente
esposti e “bombardati” da immagini fittizie di fisici
perfetti e vite perfette. Sunday, la protagonista, è vittima
di un passato difficile e all’inizio della storia ha
problemi a relazionarsi con le persone e anche se non è mai
esplicito l’utilizzo dei social nel corso della storia, ho
cercato di esprimere il malessere della protagonista di
dover essere accettata da tutte le persone che incontra, il
che la porta anche a fare cose mai provate prima per seguire
“la massa”. Tutto questo però non cambia la sua sensazione
di completa solitudine, ed in alcuni casi la amplifica,
quindi si rivela essere un circolo vizioso inutile. La
stessa cosa accade oggi attraverso lo schermo dello
smartphone (il dover essere accettati, le sfide estreme
ecc.). Il consiglio che posso dare a coloro che hanno letto,
o leggeranno,
L’urlo Sordo della Solitudine è quello
di non provare costantemente ad essere un’altra persona, ma
impegnarsi al massimo a migliorare noi stessi senza
stravolgere l’essenza. Al giorno d’oggi si viene giudicati a
prescindere da quello che facciamo, quindi tanto vale fare
(ed essere) ciò che amiamo. Il mio romanzo è aperto a tutti,
anche perché in questi mesi dopo la pubblicazione ho capito
che ogni interpretazione è diversa, ognuno di noi leggendo
coglie messaggi diversi, quindi mi sento di consigliare la
lettura de
L’urlo Sordo della Solitudine a tutti
coloro che si sono sentiti soli almeno una volta nella vita
e che hanno sofferto i complessi creati da questa
generazione. Con questo non voglio dire che il mio romanzo
sia un manuale di sopravvivenza alla solitudine, ma viene
raccontata l’esperienza di una ventenne (anche se fittizia)
che potrebbe essere lo “specchio” di uno dei miei lettori».
Come ogni scrittore c’è sempre qualcosa di velato o meno
che si lascia di sé in uno (o più di uno) dei personaggi.
C’è qualcosa che parla di Lara, qualche elemento
caratterizzante in qualcuno dei protagonisti?
«Posso dire di aver lasciato qualcosa di me in tutti i
personaggi, ma in particolare proprio in Sunday. Come ho
detto rispondendo alla prima domanda, ho iniziato a scrivere
questo romanzo in un periodo buio della mia vita, di vera e
propria solitudine, quindi ho esportato in lei (anche
inconsapevolmente) una buona parte del mio carattere. Ho
cercato di amplificare su carta il più possibile ciò che
sarebbe potuto succedere a me stessa se avessi raggiunto il
temuto “fondo del pozzo” nella vita reale».
Come hai vissuto il momento della stesura? C’è già
qualche altro romanzo nel cassetto o pensi, comunque, di
pubblicare ancora?
«Per scrivere
L’urlo Sordo della Solitudine ci sono
voluti praticamente due anni e mezzo. È stato un percorso
lungo, pieno di modifiche, cancellazioni e di “da riscrivere
completamente”, ma ora che ripenso a quel periodo di
stesura, credo che lo rivivrei al 100%. Scrivevo, con
l’aiuto del mio migliore amico, almeno un capitolo a
settimana e capitava che una volta finito un capitolo lo
cancellassi tutto non soddisfatta per ricominciare da capo.
Per ogni parte della storia ho associato un ricordo, infatti
ho il mio capitolo preferito (decisamente il capitolo 9) e
quello che ho odiato di più scrivere per mancanza di idee
(il capitolo 7). Nonostante questo, rifarei tutto, perché
durante le mie sessioni di scrittura pomeridiane ho capito
che è ciò che voglio fare nella vita: voglio vivere creando
nuove storie e nuove vite. Per rispondere alla seconda
domanda, ho tantissimi romanzi già pubblicati nella mia
testa, devo solo trovare il modo di trasferirli sullo
schermo bianco del mio pc. Pubblicherò sicuramente altro in
futuro, anche perché è previsto il continuo de
L’urlo
Sordo della Solitudine, quindi spero di poterlo fare al
più presto».
Il romanzo è scritto sotto forma di diario, un genere che
riesce a fare immedesimare i lettori e tenerli incollati al
libro. C’è un messaggio che Lara Ottone scrittrice,
attraverso le pagine del suo diario e i pensieri di Sunday,
la protagonista, vuole lasciare al suo pubblico?
«Il messaggio che ho voluto trasmettere con questa storia è
quello di non cercare di omologarsi alla massa se si sente
di non far parte di essa. Dobbiamo fare cose che ci portino
a stare bene con noi stessi, non per compiacere gli altri
(per ricollegarmi alla domanda sul tema della solitudine e i
social). La protagonista ha fatto delle scelte che l’hanno
portata ad essere ciò che è nel corso della sua vita, a
volte si è spinta troppo oltre, ma questo lo vedrete solo se
arriverete a leggere il finale della sua storia nel mio
romanzo, che potrebbe essere anche interpretato come un
nuovo inizio (l’ennesimo) per Sunday».
Oltre che scrittrice sei un’appassionata di arte. Se
potessi scegliere, a chi chiederesti di dipingere o di
rappresentare artisticamente il tuo romanzo?
«Ho sempre amato lo stile di Vincent Van Gogh, adoro i
dipinti ad olio, quindi credo proprio che se dovessi
scegliere un pittore per rappresentare i personaggi e le
ambientazioni de “L’urlo Sordo della Solitudine” sarebbe
decisamente Van Gogh. Oltre a scrivere sto anche seguendo un
corso di disegno digitale con Procreate (IPad), quindi spero
di riuscire un giorno a disegnare i miei personaggi in
digitale, anche se non sarà mai all’altezza dello stile di
Van Gogh».