Telegiornaliste anno XVII N. 19 (669) del 26 maggio 2021
Francesca
Giugliano, un diario di emozioni
di
Vivian Chiribiri
Oggi conosciamo
Francesca Giugliano, una giovane scrittrice al
debutto con il suo primo romanzo.
Sei una scrittrice emergente e il tuo primo romanzo
Parlo ancora di te è stato pubblicato un paio di mesi
fa. Ti va di parlarci un po' della storia che racconti o di
quello che ti ha ispirato a scriverla?
«Ma certamente!
Parlo ancora di te racconta, sotto
forma di diario, le esperienze vissute dalla protagonista,
all'epoca adolescente. Racconta del suo primo amore, una sua
compagna di classe, oltre che amica del cuore, tra amore,
bugie, tradimenti e delusioni. L'ispirazione era già nel mio
cuore; la mia musa, citata nella dedica, mi è stata accanto
per anni».
Chi è avvezzo alla scrittura sa che quando si scrive,
solitamente, lo si fa anche per lanciare un messaggio forte
o no che sia. Parlo ancora di te che tipo di
messaggio vuole trasmettere?
«Come ho scritto anche nelle note d'autrice, alla fine del
romanzo, il mio obiettivo è quello di lasciare qualcosa di
buono nel cuore dei lettori e spero di esserci riuscita con
chi abbia letto
Parlo ancora di te».
Come nasce in Francesca Giugliano l'idea di scrivere un
romanzo?
«Fin da bambina ho sempre amato la lettura, era il mio
rifugio. Ispirata dai miei autori preferiti, iniziai a
coltivare dentro di me il sogno di poter diventare una
scrittrice. Già da piccola iniziai a scrivere storie brevi,
per poi dedicarmi alle fan fiction e, successivamente, a
veri e propri romanzi. Purtroppo una buona parte di questi
li ho persi durante il nubifragio del 2015, tra questi c'era
anche
Parlo ancora di te, avevo perso la copia
fisica, ma la storia era nella mia mente e sono riuscita a
riassemblarla e a portarla alla luce».
Parlo ancora di te è un romanzo che mette in luce
aspetti psicologici prettamente femminili. A chi vorresti, o
a chi ti sentiresti di consigliarne la lettura? Cosa
possiamo imparare da queste pagine?
«
Parlo ancora di te segue il punto di vista di una
ragazza asociale ed insicura che, piano piano, muta il suo
carattere, acquistando sicurezza, ed è scritto da me che
sono una ragazza, quindi sì, appartiene ad un universo
prettamente femminile, ma non per questo non può conquistare
l'interesse di un pubblico maschile. Credo che la lettura
sia per tutti, io, personalmente, amo svariati generi,
indipendentemente dal target consigliato. Molte persone che
hanno letto
Parlo ancora di te lo hanno definito
molto scorrevole e adatto ad un pubblico giovane, secondo
alcuni potrebbe anche essere d'aiuto per chi si trovasse in
una situazione simile a quella della protagonista e ciò non
può farmi che piacere, anche se io ho voluto semplicemente
raccontare la sua storia e farla conoscere agli altri».
Come hai vissuto l'esperienza della stesura del romanzo?
Ti piacerebbe pubblicare ancora?
«La storia l'ho scritta abbastanza velocemente, perché
l'avevo già nella mente da molti anni prima. L'ansia è
iniziata a salire prepotentemente quando ho dovuto adattare
il tutto per la stampa, la scelta della copertina poi mi ha
messo una tensione indescrivibile. Infatti fino a quando non
ho inviato il tutto ho avuto un peso allo stomaco e non
pensavo ad altro. Sto lavorando già a due nuovi romanzi,
quasi in contemporanea, ma darò ad uno dei due la priorità
di pubblicazione».
Oltre alla passione per la scrittura sei appassionata di
musica. Se potessi scegliere di trasformare il romanzo in un
brano, a chi chiederesti di suonarlo?
«Adoro la musica, ho molti artisti nel mio cuore. Infatti il
titolo
Parlo ancora di te è proprio un tributo a
E
parlo ancora di te di Mia Martini, da sempre una delle
mie artiste preferite. Se fosse ancora tra noi, sarebbe
certamente lei la mia scelta».