Telegiornaliste anno XVII N. 15 (665) del 28 aprile 2021
Christine GZ, le sfide non mi spaventano
di
Giuseppe Bosso
Una vita in giro per il mondo sulle quattro ruote, incontriamo
Christine GZ,
all’anagrafe Giampaoli Zonca, pilota italo-spagnola reduce
dall’ennesima, entusiasmante, esperienza, al prestigioso
Extreme E,
dove ha rappresentato il nostro Paese
Come nasce il tuo amore per i motori?
«Rischierei di parlare per tre ore – ride, ndr – ti dico solo che fin da
bambina i motori mi hanno sempre appassionata, fin quando non mi sono
innamorata di una macchina da rally e decisi che ci sarei salita. L’ho
fatto, e da allora non ne sono più scesa. Era quello che volevo fare
nella vita».
Com’è cambiata la vita per te, abituata sempre a girare per il mondo
fin dalla nascita, l’ultimo anno all’insegna di una pandemia che ha
limitato la possibilità di spostarsi?
«Essendo iperattiva è stato un trauma fin da quando è iniziato tutto
questo; mi trovavo negli Stati Uniti quando mi è stato detto che dovevo
rientrare a Barcellona, dove ho trovato davvero una città fantasma; ho
cercato di prendere il lato positivo, per quanto possibile il meglio.
Devo restare a casa? Ok, mi sono detta, mi allenerò tra le quattro mura,
cercando di non farmi prendere dal panico. Alla fine sono comunque
riuscita a viaggiare quest’anno».
L’esperienza all’Extreme E, che ha potuto contare anche sulla
copertura tv di Mediaset 20, come l’hai vissuta?
«E un campionato diverso rispetto a quello a cui ero abituata, e qui
devo fare un plauso ad Alejandro Agag, presidente della rassegna, per
essere riuscito a creare una cosa ‘fighissima’ con veicoli elettrici che
si sono sfidati in zone remote, minacciate dai cambiamenti climatici,
scelta azzeccata. Per me competere con questi top driver è una grande
opportunità, appoggiata dai miei sponsor».
Girare continuamente il mondo non ti ha mai fatto sentire il bisogno
di mettere radici da qualche parte?
«No, sinceramente, amo viaggiare, avere casa in una valigia. Quando
torno alle Canarie mi sento un po’ a casa, ma non del tutto, mi piace
pensare di avere tanti posti del cuore».
Hai fatto parte del primo team di rally interamente femminile: pensi
che questo ambiente, prevalentemente maschile, abbia ormai accettato
pienamente la vostra presenza o la strada è ancora incompiuta,
contrariamente a quanto sta accadendo per esempio riguardo il calcio
femminile?
«Quando indossiamo il casco non c’è differenza tra uomo e donna, dico
sempre. I pedali sono tre, il volante è quello, al di là delle
differenze, siamo sempre di più pilote donne che a poco a poco stiamo
dicendo la nostra».
I tuoi prossimi impegni?
«Con Avatel, il mio team, adesso abbiamo il campionato del mondo in
Andalusia, e gare tra Spagna e Senegal a maggio. Sfide impegnative che,
ti ripeto, non mi spaventano».