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Intervista a Roberta Villa   Tutte le interviste tutte le interviste
Roberta VillaTelegiornaliste anno XVI N. 30 (647) del 18 novembre 2020

Roberta Villa, il covid evento epocale
di Giuseppe Bosso

Incontriamo la giornalista, laureata in medica e chirurgia, collaboratrice con varie testate italiane e internazionali Roberta Villa.

Cominciamo con una domanda magari un po’ banale: cos’è il covid 19 per Roberta Villa?
«Sicuramente un evento epocale che cambierà la storia geopolitica e che credo lascerà un segno nella maggior parte di noi, anche in chi avrà avuto la fortuna di non ammalarsi».

Dal suo punto di laureata in medicina come definirebbe l’incidenza che la pandemia ha avuto sulla società, non solo italiana?
«Temo che l’impatto più grave sarà un’accentuazione delle diseguaglianze che già preesistevano, per esempio tra chi può o non può usufruire di una rete internet adeguata o tra chi può permettersi di lavorare in smartworking e altre categorie che stanno subendo e subiranno maggiormente le conseguenze della pandemia».

Si può attribuire la nuova impennata di contagi dell’ultimo periodo ad un’estate in cui probabilmente si è ritenuto, troppo presto, scampato il pericolo?
«Non penso che l’errore sia stato andare in vacanza o riaprire i ristoranti, anche con l’ausilio di bonus che sono stati concessi dal governo. È vero però che era prevedibile che una riapertura senza adeguati controlli avrebbe portato ad un aumento dei contagi, che andavano subito fermati senza aspettare che la situazione sfuggisse di mano».

Sarà davvero un vaccino la fine di questa emergenza? E in che modo farlo accettare a chi ne è solitamente contrario?
«I dati di cui disponiamo attualmente ci dicono che difficilmente i vaccini in arrivo saranno in grado di far sparire il virus: potranno ridurre il rischio di malattia, ma non fermare la sua diffusione. Credo che più che la vaccinazione quello che potrà rappresentare la svolta sarà l’introduzione di strumenti rapidi di diagnostica, pratici e a buon mercato. Si potrebbero così dotare i luoghi di aggregazione, i cinema o le arene dove si svolgono concerti, di sistemi di filtro e di sicurezza come si fa negli aeroporti. Non dico che riprenderemo presto le nostre abitudini in modo totale, ma sarà un inizio».

Lei fa largo uso di social con finalità divulgative: quali sono finora i riscontri che ha potuto verificare nelle sue interazioni con la rete?
«Soprattutto su instagram ho avuto modo di interagire con tantissime persone, e avverto fortemente un senso di responsabilità per il fatto che alle mie parole seguiranno probabilmente delle scelte e delle reazioni da parte loro. E a maggior ragione lo avverto dopo aver sentito delle affermazioni che hanno teso a minimizzare la situazione alla fine dell’estate, rendendo difficile sia l’introduzione, sia la comprensione e l’accettazione delle misure necessarie a controllarla».

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