Telegiornaliste anno XVI N.
4 (621) del 5 febbraio 2020
Antonella Attili, tra Zalone e il Paradiso
di
Alessandra Paparelli
Abbiamo incontrato Antonella Attili, attrice intensa di teatro, cinema e
serie tv. Attualmente impegnata sul set e in tv per l'amatissima serie,
daily quotidiano,
Il Paradiso delle Signore, Rai 1 e reduce dal
successo del film
Tolo Tolo, con la regia di Checco Zalone, in
cui interpreta la madre di Checco nel film dell'anno, campione
d'incassi.
Antonella, la prima domanda è dedicata inevitabilmente alla radio:
noi ci siamo incontrate (ed è stato un grandissimo piacere) due volte a
Radio
Italia Anni 60 Roma, nel programma Breakfast in Italia prima
e Parole e TV in particolare - che conduco con i miei colleghi -
in cui siamo in conduzione con la tua collega Gloria Radulescu, la Marta
Guarnieri della fortunata soap: ti chiedo, ti piace la radio? Pensi sia
un mezzo ancora efficace per fare compagnia, informazione e cronaca, per
divertire e affrontare vari argomenti, nonostante i social e una
comunicazione, ormai, profondamente cambiata?
«La radio mi piace moltissimo! La ascolto molto soprattutto Rai Radio
Tre per cui ho fatto anche la speaker: ero la voce che presentava i
programmi di Radio Tre Suite, qualche volta ho letto brani e poesie e ho
fatto anche un programma (
Tutta l’umanità ne parla) sempre in
veste di attrice, sempre per Radio Tre. Non ho la televisione e tutti i
programmi di informazione li ascolto alla radio, che è per me il mezzo
dove è ancora possibile fare approfondimento e ascoltare più voci su uno
stesso argomento; il modo migliore per farsi un'idea sull'attualità, per
esempio. Il giornale ormai non lo legge più nessuno».
Hai un lunghissimo curriculum artistico e grande esperienza.
Ricordiamo il tuo esordio sul grande schermo nel 1988, nel ruolo della
madre del piccolo Totò in Nuovo Cinema Paradiso, di Giuseppe
Tornatore. Il film vince il Gran premio della giuria al Festival di
Cannes e l'Oscar come miglior film straniero. Ancora con Tornatore in
Stanno tutti bene e L'uomo delle stelle. Cosa ricordi dei
tuoi esordi e che esperienza ti lascia l'aver lavorato con il Maestro
Tornatore?
«Tornatore è stato il primo grande regista di cinema che mi ha diretto.
Posso dire, che fortuna! Un grande regista, come prima esperienza, ho
pensato "quando mi ricapiterà!". Era esigente e non arretrava mai di
fronte alle difficoltà. E' stato un set bellissimo e un sogno che si
realizzava. Il suo film da Oscar
Nuovo Cinema Paradiso il mio
primo film! Come posso paragonare questo sogno a tutto il resto? Quando
fai un esordio del genere è difficile mantenere la carriera a quel
livello. Ma nel tempo, ho fatto altri incontri importanti!».
Hai lavorato con grandi registi, abbiamo ricordato Tornatore ma anche
Pupi Avati e Ettore Scola. Impossibile "scegliere" ma che ricordi hai di
ognuno di loro?
«Ettore Scola, il mio preferito, il mio mentore. Un uomo e un regista a
cui sono legatissima. I suoi film continuano ad accompagnarmi e quando
ho bisogno di risposte guardò un suo film.
Parliamo del film dell'anno, campione di incassi, Tolo Tolo
con la regia di Checco Zalone in cui interpreti il ruolo di sua madre.
Un film molto bello che segna la svolta di Zalone, a tuo parere? Come è
nato l'incontro con lui? Cosa ti ha chiesto, per il ruolo? Come è stata
la lavorazione sul set? Com'è il "dietro le quinte" con Zalone? Il film
è molto realistico e si ride amaro. La realtà del film è peggiore,
ovviamente, si parla dell'incubo Libico e delle Ong.
«Altro bell’incontro! Zalone, uomo intelligente simpaticissimo, umile e
genuino. Ha fatto un gran film, un film coraggioso che ci rappresenta
per ciò che siamo diventati e ci dovrebbe indurre a pensare. È l’erede
di Albert Sordi, secondo me, ed è per me l’unico che può permettersi di
essere irritante nel ritrarci senza sconti e farci ridere allo stesso
tempo in maniera amara con
Tolo Tolo, è spiazzante! Per quanto
riguarda le polemiche, forse per un pubblico che si aspettava il solito
filmetto ridanciano e superficiale invece stavolta ha realizzato un film
che colpisce per profondità e coraggio; è bello stare sul set con lui,
si improvvisa sempre: non sai mai cosa andrai a fare, tutto può cambiare
dalla battuta ad una scena intera, perché è creativo ed estemporaneo.
Devi solo seguirlo».
Ancora su Tolo Tolo: uscito il 1 gennaio 2020, dal 13 al 19
gennaio scorso, gli incassi di Tolo Tolo si sono arrestati su 3,1
milioni di euro. Il pubblico si è spaccato, tante le polemiche ma anche
tanto amore e successo. Il suo pubblico ha sicuramente capito e
apprezzato il film ma, ti chiedo, tutti gli altri? A tuo giudizio, chi
non ha capito il film e perché?
«Mi sembrano polemiche sterili. Ad oggi, in oltre un mese, ha incassato
45 milioni, un italiano su 4 è andato al cinema a vederlo. Si può
parlare di successo ancora una volta per lui. Chi non l’ha capito?
Peggio per lui, è un fattore culturale».
Hai affrontato spesso il ruolo di madre, nei tuoi film. Che tipo di
madre sei, quali le differenze sui set e cosa metti di tuo, nei vari
ruoli che hai affrontato?
«È vero, è il mio ruolo per eccellenza e non mi lamento. Mi piace essere
vista così materna come figura; nella vita lo sono meno, nel senso che
con i miei figli non sono affatto oppressiva o ansiosa, li spingo ad
essere coraggiosi e a non tirarsi indietro, a trovare la loro strada
anche a costo di qualche caduta. È chiaro che nella mia recitazione
metto molto della mia vita ma questo è quello che mi interessa come
attrice: essere credibile».
Parliamo di un altro lavoro di grande successo, il daily quotidiano
de Il Paradiso delle Signore, Rai 1. Una fiction o real drama
(come oggi viene chiamata) molto molto amata, in cui tu interpreti il
ruolo di Agnese Amato, una donna molto forte, una madre, una lavoratrice
e una donna che arriva dalla Sicilia e si integra - con i propri figli -
a Milano, in pieno boom economico tra il '59 e il '61. Cosa metti di te
nel ruolo di Agnese, quali erano e sono ancora oggi le difficoltà delle
donne e madri nel mondo del lavoro, e anche naturalmente legate al
lasciare il proprio paese per andare in una grande città. Che tipo di
donna è, Agnese Amato?
«Nel ruolo di Agnese che apparentemente è molto diversa da me come donna
e madre, c’è tantissimo di me stessa. Amo questo personaggio che mi ha
dato popolarità e un consenso caloroso da parte del pubblico, ne sono
affezionata e cerco ogni giorno di darle corpo e anima. Il ruolo della
donna è cambiato nel tempo ma è una strada ancora in salita: i retaggi
culturali impediscono ancora una vera parità sul piano umano e
lavorativo. L’unico modo che abbiamo per affermarci non è quello di
diventare “maschie” ma essere bravissime e preparatissime nel nostro
campo d’azione».
Sei molto amata, dal pubblico e dalla critica, per il tuo viso
espressivo e un talento decisamente innato, per una grande serietà e
professionalità. Quando hai iniziato a recitare e come è nata la
scintilla? Recitare è una necessità?
«Non ho mai pensato di fare altro! Nella mia vita, da sempre, l’unico
obiettivo che ho perseguito con costanza e convinzione è stato questo:
essere una attrice».
Che rapporto hai con i ruoli da affrontare? Ti lasci "invecchiare"?
Zalone te lo ha chiesto? Domanda simile, si bada troppo oggi
all'immagine e meno ai contenuti, secondo il tuo punto di vista?
«Mi piace la trasformazione, non mi interessa essere me stessa. Mi piace
confondermi con il ruolo che interpreto. Faccio questo mestiere per
essere altro, per vivere altre vite e pensare altri pensieri per cui non
temo invecchiamenti che possono non rendere giustizia al mio volto o
alla mia età, anzi quando mi incontrano per strada le persone si
stupiscono di quanto io sia diversa nella vita, e questo per me è
davvero un complimento».
Ultima domanda: che tipo di musica ascolti e se sì, quando la
ascolti: per concentrarti o per rilassarti?
«Sono una ascoltatrice curiosa e vado a periodi; ascolto di tutto, dalla
musica classica alla lirica fino al pop e non ho artisti preferiti
tranne un grande Beethoven».