Telegiornaliste anno XV N.
14 (596) del 17 aprile 2019
Silvestra
Sorbera, i miei Castelli
di
Tiziana Cazziero
Firma della nostra testata e scrittrice, Silvestra Sorbera
ci racconta la sua ultima fatica letteraria.
Ciao Silvestra e grazie per il tuo tempo. Castelli di
Sabbia è il tuo ultimo libro, dove incontriamo il
commissario Livia, già conosciuto qualche anno fa con la
Prima indagine. Come mai questo ritorno a questo genere?
«Adoro scrivere di Livia, forse, tra tutti, è il personaggio
che più mi rappresenta. Per scrivere un giallo però occorre
più tempo rispetto ad un rosa. Ci sono dinamiche precise da
rispettare, approfondimenti da studiare e così, nel tempo,
Livia è stata protagonista di tre romanzi ma conto di
aggiungerne altri alla lista. Il pubblico sembra amarla,
almeno più di quanto lei ami se stessa quindi, suppongo che
continuerà a torturare Angelo (il suo vice), Celi (il suo
ispettore) e Gabriele, il medico legale».
Autrice prolifica affronti diversi generi, dalla commedia
romantica al saggio, per passare al genere giallo, in quale
di questi ti senti più a tuo agio?
«In realtà in tutti, altrimenti non riuscirei ad andare
oltre le prime pagine di stesura. Ogni genere è come se
rappresentasse un aspetto diverso di me. Nei due saggi
racconto libri e personaggi che amo come Salvo Montalbano e
Alice Allevi, la commedia romantica mi regala la possibilità
di raccontare un mondo “femminile” dal mio punto di vista. I
miei rosa infatti escono un po’ dai canoni classici della
bella perfettina, del brutto imbranato, della brutta sfigata
e del super macho. Il giallo è la realtà in cui viviamo. I
tre romanzi del commissario Livia sono molto incentrati sui
fatti di cronaca».
Dopo tanti uomini commissario romanzati in tanti libri di
successo, troviamo un commissario donna, parlaci di lei, chi
è Livia e perché ha deciso di rivestire questo ruolo
professionale?
«Molto banalmente da piccola volevo entrare nella Guardia di
finanza, come mio padre e come il padre di Livia. All’epoca
non era permesso alle donne accedere ai concorsi ma
nonostante tutto io continuavo a dire che avrei fatto il
finanziere. Quando finalmente la legge italiana permette
l’accesso ai concorsi da ufficiale alle donne io ho 17 anni
e frequento il quinto anni di liceo. Decido di provare a
fare il concorso, i miei non sono molto convinti ma mio
padre firma la domanda e mi accompagna a Roma essendo io
ancora minorenne. Ecco quel concorso io lo perdo, rinunciai
anche alla gita all’estero, in Spagna, per quel concorso. Ma
ecco che si creava il problema di pensare a cosa fare
(perché mai avrei pensato di perderlo, io e Livia odiamo i
fallimenti, non li sappiamo gestire). Dopo un po’ penso che
il giornalismo, e in particolare la cronaca nera, possa
essere la mia strada. Quell’estate, quella dopo il diploma,
nasce Livia che è il prolungamento di quello che non sarò
mai. E’ una donna forte, ambiziosa, ha difficoltà a gestire
le sue emozioni, si arrabbia spesso. Nel tempo è cambiata ma
credo che sia fisiologico. Adesso di anni ne ho 35, non più
17. La mia protagonista si chiama Livia come la fidanzata di
Montalbano, tra i miei poliziotti preferiti, mentre di
cognome fa Solari, mantenendo così la S del mio nome e
cognome».
Cosa ha ispirato la storia? Un evento, un ricordo o forse
la cronaca nera?
«Questa terza indagine è molto permeata di attualità. Si
parla di magrebini che sono sentiti come i portatori di
tutti i mali. Italiani contro stranieri, e poi ancora reati.
Ma attenzione, non necessariamente in questa storia le
regole del sentire comune verranno rispettate».
Quali sono state le difficoltà, se ne hai avute, nella
stesura di questa storia?
«Un po’ difficoltà la incontro sempre. Magari arriva il
momento in cui pensi: “
Forse ho esagerato, sembra una
fiction”. La paura più grande arriva dopo, quando seni
di aver finito e devi lasciarlo andare al giudizio».
Collabori con diverse redazioni e scrivi libri, come ti
destreggi tra la scrittura e la vita quotidiana?
«Devo ammettere di essere maniacalmente organizzata. Non
scherzo. Io organizzo il mese in maniera approssimata, la
settimana a grandi linee e la giornata nel dettaglio. Dalla
spesa, alla cena, ai pezzi che devo scrivere. Cerco sempre
di portarmi un po’ avanti con il lavoro perché capita sempre
qualche imprevisto».
Quando nasce la passione per la scrittura? Quando hai
capito che scrivere rappresentava il tuo futuro?
«Ho sempre scritto, spesso banalità, ma pian piano ho capito
che la scrittura poteva diventare un modo per raccontare le
cose in maniera semplice e senza ambiguità, soprattutto
senza la possibilità di mutare. Così ho iniziato ha
scrivere, poi il giornalismo, la laurea. Spesso la scrittura
creativa diventa uno sfogo, una valvola per lasciare andare
qualcosa che non riesci ad elaborare».
La tua giornata come si svolge? Quali sono le priorità di
ogni mattina?
«Per prima cosa svegliare mio figlio e convincerlo a fare
colazione. Dopo averlo portato a scuola se devo intervistare
qualcuno o andare a qualche conferenza mi reco sul posto
altrimenti torno a casa e mi metto a scrivere. Per prima
cosa mi concentro sui giornali con i quali collaboro,
diciamo fino alle 12:00. Pausa pranzo. Mi rimetto a scrivere
i romanzi sui quali lavoro. Alle 16:00 esco di casa per
recuperare mio figlio da scuola. Il pomeriggio lo dedico a
lui, alle sue attività extra scolastiche, alle merende con
gli amichetti, passeggiate, giochi in due. La sera quando
lui dorme se devo chiudere un lavoro ritorno a scrivere. Da
quando sono madre ho uniformato i miei orari a quelli di mio
figlio. Quando lui era piccolo scrivevo mentre lui mi
dormiva in braccio. Adesso lo faccio quando è a scuola».
Sei nel settore editoriale da diverso tempo, com’è
cambiata l’editoria da quando hai iniziato e quali pensi
siano le novità che ci aspettano nei prossimi anni?
«Tempo fa il digitale era impensabile. Adesso non dico che è
la regola ma è molto più diffuso, per praticità e prezzo.
Credo che nei prossimi anni gli editori punteranno molto su
autori e pubblicazioni self, cosa che accade già oggi. Il
passaparola, le vendite di alcuni self sono ragguardevoli e
le case editrici non possono fare a meno di considerare il
fattore vendite».
Sul finire di questa chiacchierata vuoi raccontarci i
tuoi progetti per il futuro?
«Tanti, vari ed eventuali. Mi piacerebbe avere più
stabilità. Poi una nuova Livia, una nuova favola e un
romanzo rosa che ho appena iniziato».