Telegiornaliste anno XV N.
1 (583) del 16 gennaio 2019
Manuela
Pannullo, migliorare ogni giorno
di
Giuseppe Bosso
Poliedrica, brillante e solare; nel 2008 premiata a Venezia con
il Leone d’Argento, Manuela Pannullo è un volto popolare non
solo nella sua Cava de’ Tirreni; attrice, conduttrice,
giornalista, presentatrice di eventi, la incontriamo nella sua
città in occasione della Notte bianca, svoltasi a poche ore
dall’Epifania.
Manuela, che sensazioni ti dà questa serata?
«È il terzo anno di fila che la presento, quest’anno abbiamo
concluso con il concerto degli Stadio, è sempre un impegno che
mi onora e mi gratifica per quello che rappresenta per la mia
città».
Quali sono i tuoi impegni per quest’anno?
«Anzitutto c’è il lavoro quotidiano all’ufficio comunicazione
del comune di Cava, che rappresenta lo spirito quotidiano per
migliorare me stessa giorno dopo giorno; ho la fortuna di
lavorare con splendide persone come il mio capo Rino Ferrara e
ovviamente il sindaco Vincenzo Servalli, una persona che ha una
straordinaria carica umana e preparazione, molto acuto nelle
scelte».
Ma non ti sta stretta la dimensione provinciale?
«Ho spesso pensato di andare via, ma la nostalgia mi assale già
in questi momenti; è successo nel 2008 quando ho vinto il Leone
d’Argento a Venezia per la recitazione, avevo 17 anni ed è
stato già quello un periodo di allontanamento che ho sofferto
in quei 20 giorni; ma è stata anche la svolta che mi ha fatto
capire di insistere nella strada della recitazione e provare
anche il giornalismo, la conduzione; ma è il teatro che mi ha
aiutato tantissimo, è un impegno che mi coinvolgerà presto in
vari spettacoli, ed è una bella sfida anche quella».
Guardando indietro c’è qualcosa che rimpiangi?
«Rifarei tutto quello che ho fatto; nel momento di dover fare
una scelta non ho avuto dubbi nel proseguire nello studio e mi
sono laureata in giurisprudenza l’anno scorso piuttosto che
seguire il sogno della ‘star’, che in Italia viene coltivato
bene ma spesso senza adeguata preparazione e ponderazione; le
delusioni sono dietro l’angolo, quindi ho preferito crearmi un
porto sicuro, lasciando comunque aperte le mie passioni, la
recitazione per l’associazione di cui faccio parte in
particolare».
Quali sono i tuoi sogni?
«Non credo di aver chiuso quel cassetto, perché non ne ho messo
soltanto uno; non ho mai voluto essere costretta ad una sola
scelta; ma devo capire quali sono state le realizzazioni e
quali proseguire; magari anche l’avvocatura».
Il tuo messaggio ai giovani del Sud.
«Abbiamo uno straordinario patrimonio di umanità, qualcosa che
ci rende unici, uno spirito di appartenenza che ci fa adattare
ad ogni situazione. È lo spirito partenopeo che è presente
anche a Cava, abbiamo gli stessi colori. E non ci arrendiamo
mai, anche a 30 anni riusciamo ad inseguire i nostri sogni, e
parlo soprattutto di mio padre, Mario Pannullo, che a 30 anni
pur avendo due figlie decise di iscriversi all’università
laureandosi. Mi ha sempre esortato a studiare, a cercare sempre
di migliorare me stessa, e a 50 anni si iscrisse insieme a me
alla facoltà di giurisprudenza, seguendo quel percorso. È stato
questo il suo più grande insegnamento che porto nel cuore, il
non sentirsi mai arrivati, ma cercare ogni giorno nuove sfide
per migliorarsi, è il modo per sentirsi felici davvero».