Telegiornaliste anno XV N.
32 (614) del
27 novembre 2019
Lodovica
Palazzoli, pane e aeroplani
di
Giuseppe Bosso
Da ormai un anno nella squadra del programma di Rete 4
Stasera Italia, autrice di tre libri, incontriamo
Lodovica Palazzoli.
Come stai vivendo l’esperienza a Stasera Italia e con quale
spirito racconti l’Italia di oggi?
«Entrare nella squadra di
Stasera Italia è stata una piacevole
scoperta e un’incredibile opportunità, l’ho pensato il primo giorno che
sono arrivata in redazione e continuo a pensarlo ogni mattina. È un
programma con un’anima politica, ma anche irriverente, attenta
all’attualità, ma alla continua ricerca di una prospettiva diversa, mai
scontata. E questo è anche l’approccio con cui cerco di raccontare la
realtà del nostro paese, fuori e dentro i palazzi».
Sia pure a distanza cosa ti ha dato l’interazione con personaggi come
Nicola Porro e
Barbara Palombelli?
«Nicola e Barbara sono due professionisti di altissimo di livello,
perciò sono stata molto fortunata a poter collaborare con loro. Hanno un
modo diverso di lavorare, di fare televisione e questo mi ha permesso di
imparare ancora di più. Sono però entrambe persone con cui è piacevole
parlare al di fuori del lavoro, hanno tante storie e aneddoti da
raccontare. Per chi come me è entrato da poco nel mondo del lavoro i
loro racconti permettono di guardare avanti con fiducia. Con Barbara il
rapporto è quasi quotidiano, perché il programma va in onda tutti i
giorni. È una persona capace di sorprenderti di continuo, come qualche
settimana fa quando in uscita da un mio servizio in cui parlavo delle
spese che gli italiani sono pronti ad affrontare per le nozze, ha
annunciato in diretta il mio matrimonio».
Da cosa nasce la tua passione per l’Aeronautica, per cui hai
realizzato diversi reportage?
«Sono cresciuta a pane e aeroplani. Mio nonno Eolo era un pilota
dell’Aeronautica Militare e così la passione per il volo, dopo mio
padre, ha contagiato me. Sono più di dieci anni che collaboro con l’Arma
Azzurra, realizzando articoli, video e reportage in giro per le basi e
gli aeroporti militari. Esperienza che mi è valsa anche la possibilità
di realizzare un volo su un jet, l’MB339, lo stesso usato dalle Frecce
Tricolori. Un’emozione che è ancora estremamente viva in me».
Il tuo percorso di studi non era propriamente indirizzato al mondo
del giornalismo, cosa ti ha portato a seguire questa strada?
«A dire la verità, quando ho scelto giurisprudenza alla Luiss l’ho fatto
pensando che fosse una facoltà che lasciasse aperte varie opzioni
lavorative. Tra gli insegnanti che ho avuto c’era anche la professoressa
Paola Severino, titolare di diritto penale; ricordo che l’ultimo giorno
che venne all’università prima di diventare ministro della Giustizia ci
disse: “
Chi tra di voi farà il giornalista non dica o scriva mai
reato penale: è un errore, perché il reato è solo penale”. Sentire
che anche lei immaginava per noi un futuro nel mondo del giornalismo, mi
ha convinto ancora di più di aver fatto la scelta giusta».
Quanto credi abbiano cambiato i social e la rete il mondo
dell’informazione?
«Sicuramente il mondo dell’informazione si è velocizzato, facilitando i
collegamenti. Il rischio oggi è quello di essere superficiali, di
credere di avere subito la verità in tasca. Le sfaccettature, i
particolari tendono a perdersi. Secondo me è proprio in questo frangente
che il giornalista può dimostrare il proprio valore, cogliendo quei
dettagli che fanno la differenza, raccontandoli».
Lavoro in un prestigioso network, tre libri che hai scritto: ti senti
realizzata?
«Credo che il servizio migliore come il libro più bello non sia l’ultimo
realizzato, ma sempre il prossimo. Questo non significa che non mi
accontento. Mi piace ogni tanto guardarmi indietro e vedere alle mie
spalle cosa c’è. Ma il nostro è un mondo fragile, con poco o nulla di
definitivo e perciò non bisogna mai cadere nel tranello di credere che
sia finita. Personalmente penso che ogni giorno sia una nuova sfida,
appena iniziata. Quindi, testa bassa e pedalare».
Cosa ti aspetti dal 2020?
«Di certo di continuare a crescere professionalmente, di vivere nuove
avventure, di essere messa di fronte a nuove prove e di superarle. E poi
chissà…».
Che idea ti sei fatta di Telegiornaliste?
«Seguo Telegiornaliste da alcuni anni. È un settimanale che mi piace
perché dà voce e spazio alle donne, a donne che come hanno le stesse
passioni e ambizioni. È una finestra aperta su una realtà, quella del
giornalismo femminile in tv, che vale sempre la pena di raccontare e
approfondire».