Telegiornaliste anno XV N. 24 (606) del 25 settembre 2019
Irene
Di Caccamo: il mio libro per Anne Sexton
di
Tiziana Cazziero
Vincitrice nel 2011 del premio Rapallo Carige Opera Prima,
incontriamo Irene Di Caccamo, doppiatrice e dialoghista
romana, che ci parla del suo ultimo libro,
Dio nella
macchina da scrivere, edito da La nave di Teseo.
Ciao Irene e grazie per il tuo tempo. Ho letto che di
professione sei una doppiatrice e dialoghista, come intrecci
al tuo lavoro la passione per la scrittura?
«Voce e parole di altri hanno portato ad un certo punto la
voglia di parole mie. É così che è arrivata la scrittura. Il
lavoro con le parole mi aiuta a comprendere, è essenziale,
continuo, liberatorio: è inevitabile ora che le” due voci”
si contaminino, anche felicemente.
Vincitrice nel 2011 del premio Rapallo Carige Opera Prima
con il libro L’amore Imperfetto. Cosa ha
rappresentato per te vincere quel premio e con quel testo?
Vuoi parlarcene?
«Ovviamente una grande gioia. E l’incoraggiamento a scrivere
ancora. Un riconoscimento che mi ha nutrita di fiducia. Il
comprendere poi che anche una storia di maternità difficile
potesse essere raccontata, che la scrittura potesse dare
parola a quel cambiamento profondo, complesso, irreversibile
del divenire madre, che anche una storia di finzione così
estremizzata potesse restituire narrazione al vissuto intimo
delle donne».
La tua opera recente è dedicata alla poetessa Anne
Sexton, come mai questa scelta? Da cosa è nata la voglia e
l’ispirazione per raccontare di questa poetessa statunitense
del Novecento?
«Nella storia di Anne Sexton erano presenti tutti i temi che
volevo affrontare in scrittura: la malattia, il disagio
mentale, il suicidio, la scrittura, il materno, temi
connessi profondamente e che avevano una temperatura alta.
Mi interessava il bisogno di Anne di definirsi, di trovare
una ”voce” scrivendo. Attraverso il suo indagare la
scrittura avrei potuto indagare il mio bisogno di scrittura.
La possibilità di trovare il racconto di due voci, lo
sperimentare un’accordatura, nel contesto ampio e libero del
romanzo».
Dio nella Macchina da scrivere è il titolo del
libro edito da La Nave di Teseo: Puoi spiegarci questa
scelta?
«Anne negli ultimi anni era straziata dal fallimento della
sua vita e dalla mancanza di fede in Dio e questo le
procurava un senso di colpa fortissimo, (e più si emancipava
dal modello del femminile imposto in quegli anni, più
aumentava il suo senso di colpa). In
Poesie su Dio e
Il tremendo remare verso Dio, ha scritto versi
disperati e potenti, poesie che sono quasi preghiere, ma
come lei disse
alla fede non basta il bisogno. Un
giorno un prete per confortarla le disse:
Dio è nella tua
macchina da scrivere. Mi è sembrato un titolo
bellissimo, perfetto».
Cosa ti ha affascinato di questo personaggio da volerlo
raccontare in un libro?
«La vulnerabilità di un destino già dato. La ferita, i
sintomi del corpo, le ossessioni. Lo scavo sulla parola
verso dopo verso che ha svelato un immenso talento poetico,
la scelta comunque di darsi la morte. Ho pensato si potesse
raccontare la storia di Anne anche attraverso la lente della
tenerezza. Liberarla dalla stereotipo della poetessa
bellissima, esibizionista, alcolizzata, sessualmente
sfrenata, dismettere le parole con cui sempre è stata
raccontata e tornare alle sue parole, attraverso il
tentativo spericolato della prima persona».
Ti rivedi in qualche aspetto con la poetessa statunitense
di cui hai scritto? Se sì, ti va di raccontarci cosa?
«Nelle fragilità, nelle imperfezioni. Nel bisogno di
mettersi a fuoco attraverso la scrittura. Nel bisogno di
autenticità, nel suo perdurare nel caos».
Cosa scopriamo nel romanzo di Anne Sexton che non è
svelato o che magari pochi conoscono? Puoi svelarci
qualcosa?
«Non ho raccontato molte cose della vita di Anne
intenzionalmente: il rapporto complesso al limite
dell’incestuoso con la prozia Anne Digley, ma anche i
comportamenti estremi con le figlie, la lunga relazione con
il suo psichiatra. Il mio è un romanzo e non una biografia,
una libera riscrittura della sua vita e dei suoi giorni. Mi
interessava lavorare in sottrazione».
Puoi raccontarci un aneddoto legato alla stesura del
libro? Qualcosa che ti è rimasto impresso che suscita
curiosità?
«Sono rimasta spiazzata dal bisogno di ascoltare la sua
voce. Ho lasciato che la voce di Anne si diffondesse per
casa anche quando ero lontana dal tavolo della scrittura. La
sua voce è diventata presenza, ho costretto chi vive con me
a subirla, nel tentativo di tenerla viva forse, oltre la
parola».
Se dovessi scegliere un aggettivo per definire questa
poetessa, quale sarebbe?
«Autentica».
Per raccontare di te in breve, invece, quale aggettivo
useresti?
«Ansiosa».