Telegiornaliste anno XV N. 30 (612) del
13 novembre 2019
Francesca
Gerla racconta La gabbia
di
Tiziana Cazziero
Incontriamo la scrittrice Francesca Gerla che ci racconta la
sua ultima fatica,
La gabbia, edito da Emersioni.
Ciao Francesca, quando hai avuto l’idea di scrivere La
gabbia, cosa ti ha ispirato?
«La visione di un enorme addobbo natalizio appeso al
soffitto di un garage: il contrasto tra l’ambiente grigio e
spoglio del locale per automobili e il giallo dorato del
festone, che rappresentava il desiderio del garagista di
vivere l’intimità del Natale anche in uno spazio asettico,
mi ha ispirato l’idea di comporre un romanzo che raccontasse
figure e suggestioni opposte, luci e ombre; un romanzo che
suggerisse le contraddizioni che caratterizzano l’essere
umano. Il tutto, ambientato in un garage».
Chi è il personaggio principale e a chi ti sei ispirata
per raccontarlo?
«Il protagonista è Enea, un uomo di mezza età che ha deciso
di recludersi nel garage di sua proprietà per non vivere una
propria vita. Al contrario preferisce introdursi di nascosto
negli appartamenti dei condomini del suo palazzo per poter
rubare scampoli di vita altrui. Più che essermi ispirata a
qualcuno, Enea è frutto dell’idea di fondo di voler provare
a raccontare l’umanità privandola di ciò che la connota in
quanto tale: un ambiente domestico rassicurante, una
famiglia, il contatto con la realtà esterna a quella del
proprio lavoro».
Violenze e abusi, perché hai deciso di parlarne? Semplice
ispirazione oppure intendi inviare un messaggio ai lettori?
«Il romanzo vuole essere sicuramente una denuncia nei
confronti della violenza domestica e degli effetti a macchia
d’olio su chiunque vi incappi, anche indirettamente».
Le donne del romanzo hanno vissuti discutibili, parlaci
di loro. Chi sono?
«Ogni donna del romanzo ha un suo opposto: Ilaria fa da
controcanto a Eva; la signora D’Angelo è in opposizione a
Sara, ecc., in una geometria dell’animo femminile che ne
racconti aspirazioni e paure, sogni e incubi. Protagonista è
Ilaria, la bellissima ventenne universitaria dal difficile
passato familiare che reagisce alle difficoltà cercando di
distruggersi, anziché aiutarsi».
I condomini sono spettatori di segreti e misfatti,
dovremmo sempre chiederci tutti che cosa nasconde il nostro
vicino di casa. Cosa ti ha portato a inoltrarti in questo
contesto?
«Non solo i nostri vicini possono nascondere qualcosa, ma
anche noi stessi; e non siamo mai realmente sicuri della
nostra privacy, per quanto ci possiamo sforzare di
tutelarla. Tuttavia questa commistione tra privato e
pubblico può anche diventare una forza trainante, che ci
spinga a vivere nella società e non a rinchiuderci nella
nostra sfera domestica. Chi dubita di Enea, sospettandolo
magari di furto o comunque osservando le sue mosse
all’interno di appartamenti altrui, lo costringe comunque a
venire allo scoperto, e a farsi carico delle sue
responsabilità derivanti dal semplice fatto di essere un
essere vivente nel mondo».
Cosa deve aspettarsi un lettore da questo libro?
«Un thriller mi auguro avvincente, ma anche svariati punti
di domanda sul rapporto che ciascuno di noi ha con sé
stesso, con la famiglia, con le proprie libertà e
costrizioni».
Come ti sei avvicinata a questo genere noir?
«Sono stata molto colpita dalla lettura di Trilogia della
Città di K, di Agota Kristof, che tuttavia non è un
noir, ma che mi ha ispirato il tono cupo e lo stile crudo di
questo mio
La gabbia».
Se dovessi definire in breve questo romanzo, quali frasi
useresti per invogliare un lettore a leggerlo?
«Divertimento e riflessione: questi sono gli ingredienti che
ho cercato di inserire nella narrazione. Con qualche mistero
che aspetta solo di essere scoperto…».
Redattrice, giornalista, scrittrice, in quale di questi
ruoli ti senti più a tuo agio?
«In quello di scrittrice. Non c’è niente di più bello per me
che realizzare qualcosa di artistico che mi rappresenti, e
che riesca a suggerire dei punti di domanda che coinvolgano
il lettore a livello profondo».
Grazie per il tuo tempo.
«Grazie a te».