Telegiornaliste anno XV N.
2 (584) del 23 gennaio 2019
Francesca
Baraghini: la gavetta non finisce
di
Antonia Del Sambro
Bella, simpatica e con tanta grinta.
Francesca Baraghini ha iniziato alla radio e non si è più
fermata, accumulando esperienza e lavori che l’hanno fatta crescere
costantemente. Ora è uno dei volti più amati e conosciuti di
SkyTg24 ma continua a imparare e a pretendere sempre il
meglio da sé stessa, rimanendo una ragazza semplice che ama fare le cose
più normali. Anche per questo, probabilmente, i nostri lettori l’hanno
proclamata vincitrice della ventiquattresima edizione del premio
Telegiornalista dell’anno lo scorso mese di dicembre, al
termine di una lunga votazione che l’ha vista prevalere, in finale, su
Eleonora Boi di Mediaset. Succede alla collega di Sky
Federica Masolin.
Francesca anzitutto complimenti. Che sensazioni ti suscita questa
vittoria e cosa senti di dire ai nostri lettori che ti hanno incoronata
nostra reginetta?
«Ringrazio i lettori di Telegiornaliste per questo premio che mi hai
incuriosita e sorpresa. È una bella sensazione che mi gratifica perché
vuol dire che il mio lavoro è stato apprezzato da tante persone, e spero
di dimostrare di averlo meritato».
Raccontaci l’impegno e la bellezza di far parte di una piattaforma
giornalistica importante come Sky.
«Parto dalla bellezza e per farlo mi faccio aiutare dall'etimologia: la
connessione tra l'idea di bello e quella di bene, suggerita dalla radice
etimologica (il latino bellus "bello" è diminutivo di una forma antica
di bonus "buono"), rinvia alla concezione della bellezza come ordine,
armonia e proporzione delle parti. Il bello lo costruiscono le persone e
quindi, sì, è una grande bellezza poter lavorare con la redazione di
SkyTg24. Per quanto riguarda l'impegno, pretendo molto da me stessa, fatico
a perdonarmi gli errori e sono molto curiosa. Però mi faccio aiutare
dall'autoironia. A volte, dal sarcasmo. Quando ero più giovane dicevo
che volevo superare i miei limiti, ma non vedevo quali fossero. Oggi li
vedo ed è per questo che voglio superarli veramente».
Tu hai fatto molta gavetta ma ora sei un volto noto e amato. Chi ti
senti di ringraziare o di ricordare per tutto il percorso che hai
compiuto?
«Credo che la gavetta non finisca mai. Sembra una frase banale, ma se
"fare gavetta" significa faticare per imparare un mestiere, non può
esistere un momento della giornata in cui non ti senti stagista di te
stesso. Perché tutto scorre, si cambia. Anche la mia vita è una gavetta,
crescere è faticoso. Detto questo, ringrazio chi mi ha chiuso la porta
in faccia quindici anni fa: mi ha insegnato che non sono gli altri a
decidere cosa vuoi o puoi fare della tua vita. Ringrazio l'ex direttore
artistico di Radio Babbaleo, Gianluca De Girolamo, perché mi ha mandata
in onda per primo. Devo ringraziare Mario Paternostro, ex direttore di
Primocanale, perché mi ha dato fiducia con le conduzioni dei
telegiornali, gli spazi in diverse trasmissioni e soprattutto per tutte
le volte in cui mi ha concesso di andare in strada a raccontare storie:
dalle manifestazioni Ilva&Fincantieri fino alle alluvioni che hanno
colpito Genova, ma anche Costa Concordia, Torre Piloti è molto altro.
Ringrazio Renato Tortarolo, ex capo cultura del
Secolo XIX,
perché con lui ho imparato che ciò che è più distante dai nostri gusti o
dalle nostre ambizioni (tipo il gossip o qualche concerto molto pop)
nasconde sempre qualcosa che prima non riuscivamo a vedere. La mia ex
vita da paparazza mi ha insegnato che se una cosa non ti piace, devi
provare a raccontarla meglio. Così, a sfregio, come si dice. E che se
una cosa non ci convince, bisogna andare più vicino e provare a vederla
meglio. Devo ringraziare Claudio Arrigoni, Andrea Monti e tutta la
redazione di Gazzetta dello Sport. Massimo Corcione a SkySport24. La
direzione e la grande famiglia di SkyTg24. Per la loro fiducia, per
la stima reciproca, per l'umanità e per la loro amicizia. E poi
ringrazio i miei genitori perché, a volte, ci hanno creduto più di
quanto ci credessi io».
Sei brava e ormai hai anche una lunga esperienza. Se dovessero
proporti di lasciare l’Italia per l’estero lo faresti? E dove ti
piacerebbe andare?
«Come inviata o come corrispondente? Come inviata mi piacerebbe andare
in Libia. Mi piacerebbe anche fare un reportage su una ONG in mezzo al
mar Mediterraneo. La guerra in Siria. Mi piacerebbe raccontare la
carovana dei migranti partiti dal Sudamerica, diretti negli Stati Uniti
e bloccati in Messico. Le mode tra i giovani giapponesi, come cambia la
musica in Inghilterra. Se invece parli di un trasferimento, non lo so.
Non ci avevo mai pensato. Potrebbe essere Parigi».
Quando non sei in onda o in redazione come ti rilassi, cosa ti piace
fare di più? Raccontaci un po’ di te.
«Mi piace camminare per Milano, la musica dal vivo, i circolini dove
bere vino rosso e scambiare due chiacchiere con persone che non conosco.
Mi piace sedermi sulle panchine del parco Sempione e guardare mentre
giocano a basket. Mi piace andare a mangiare in osteria e magari tornare
perché stringo amicizia con i proprietari. Mi piace stare in compagnia e
andare a sentire gruppi che non ascolto mai per vedere se cambio idea.
Mi piace la piccola libreria vicino a casa perché mi consiglia sempre i
libri sbagliati, ma ci tiene tantissimo. Mi piace spostarmi con il tram
numero 10 perché mi aiuta a scoprire Milano. Quando ho tempo e non sono
stanca vado alle mostre. La Fondazione Prada mi fa sempre stare bene.
Quando invece sono a Genova, mi piace uscire con gli amici, mangiare
acciughe fritte con mia madre. Mi piace andare in barca con mio padre
soprattutto quando mi fa bucare il pallone (delle acciughe). Mi piace
girare per i vicoli da sola. Andare in tutti quei posti che mi ricordano
come ero prima, come sono oggi. Mi piace correre sul mare e non di prima
mattina. La mia giornata ideale inizia con un caffè a letto e leggendo i
giornali. Mi piace cucinare per chi amo. E mi piacciono i weekend in cui
si programma una gita, non si programma nulla e si vive alla giornata.
Ogni tanto suono il sax a casa, poi penso ai vicini e smetto (...) Mi
piace andare in spiaggia senza fare il bagno. Mi piace scrivere e
mangiare una torta che fanno solo in Chinatown, è una torta con le
giuggiole».
La Telegiornalista dell'anno ce l’ha ancora un sogno nel cassetto dal
punto di vista lavorativo o sei soddisfatta di tutto quello che hai già?
«Ho tanti sogni su cui fantasticare. Sogno una trasmissione di attualità
e politica dove nessuno parli di cibo. Oppure, un format dove mettere ai
fornelli, nella sua cucina, un politico diverso ogni settimana. Sogno un
libro che forse non pubblicherò, ma che finirò di scrivere. Sogno di
riuscire a raccontare qualcosa che serva. E sì, sono felice di ciò che
sto vivendo oggi perché l'ho voluto. Quando si ha un sogno bisogna
provare a realizzarlo. Se falliamo significa che non era il sogno giusto
e non che abbiamo fallito. Bisogna avere coraggio, osare, vivere al
cento per cento senza farsi condizionare dalla paura. Bisogna saper
cambiare idea, anche sui sogni. Sognarne altri oppure insistere. Non
siamo venuti al mondo per vedere cosa succede e vivere la vita come
viene. Ci sono già troppe cose che non possiamo decidere, i sogni e la
fantasia pero sì. Difendiamoli».