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Intervista a Ughetta D'Onorascenzo   Tutte le interviste tutte le interviste
Ughetta D'OnorascenzoTelegiornaliste anno XIV N. 28 (575) del 24 ottobre 2018

Ughetta D’Onorascenzo, amo ogni personaggio
di Giuseppe Bosso

Intervistiamo la doppiatrice e attrice Ughetta D'Onorascenzo.

Come ti sei avvicinata al mondo del doppiaggio?
«Ho cominciato studiando recitazione. Facendo teatro ho avuto l’occasione di collaborare con grandissimi attori e registi che sono anche dei doppiatori straordinari. Grazie a loro sono entrata in una sala di doppiaggio… ho iniziato ad assistere e da lì, eccomi qui!».

Doppiatrice e attrice: differenza tra il ‘metterci la faccia’ e il metterci la voce’.
«La difficoltà nel “metterci la faccia” è avere la consapevolezza di dover usare tutto il corpo. Io, ad esempio, quando approccio allo studio di un personaggio, a volte parto proprio dalla postura fisica. La difficoltà nel “metterci la voce”, invece, è avere a disposizione un solo strumento per esprimere un’emozione che si deve “incollare” agli occhi, alla tensione facciale e fisica, di un altro attore. Sono due approcci diversi ma non così distanti e sinceramente, non saprei dirti quale mi appassiona di più».

A quale personaggio o attrice sei maggiormente legata e con quale invece non ti sei sentita riconosciuta?
«Li amo tutti! Proprio perché diversi fra loro. Ho adorato la pungente Becky Jackson di Glee, sono affezionata alla dolce Cece di New Girl, alla dottoressa Reese di Chicago Med, per non parlare di Summer, del cartone Rick e Morty o la tostissima Alice Fletcher, la cowgirl della serie Godless... insomma, ogni personaggio può darti la possibilità di tirare fuori qualcosa di tuo… ho già detto che li amo tutti?».

L’Italia è un Paese per giovani artisti?
«Dipende solo da noi. Credo che nel nostro paese ci sia un po’ di confusione. Si confonde purtroppo sempre più spesso la bravura con la popolarità. Quando con la bravura, si raggiungere la popolarità, è giusto e ne sono felice ma oggi, purtroppo, la popolarità può arrivare anche senza una bravura e dei meriti di base e questo è pericoloso».

Il confronto tra la vecchia e la nuova generazione del doppiaggio dal tuo punto di vista, anche per quella che è stata finora la tua esperienza.
«Si deve solo che apprendere da chi ha reso questo mestiere un’arte preziosa».

Cosa ti fa pensare la parola ‘domani’?
«A Pino Daniele! Domani è il titolo di un suo brano che ho nel cuore. A parte questo, sono in una fase di vita dove preferisco giocare con la parola oggi!».

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