Telegiornaliste anno XIV N. 15 (562) del
9 maggio 2018
Sara
Rattaro: ho sempre creduto all'amicizia tra donne
di
Antonia del Sambro
Abbiamo incontrato e intervistato
Sara Rattaro, scrittrice, narratrice, vincitrice di
prestigiosi premi letterari e tra le autrici più amate dal
pubblico femminile. Il suo ultimo lavoro,
Uomini che restano,
uscito lo scorso mese di marzo e pubblicato con Sperling &
Kupfer è già tra i libri più venduti del momento e conferma il
grande talento della scrittrice ligure.
Sara, ogni romanzo un successo di pubblico e un ampio
consenso degli addetti ai lavori, dato tutti i concorsi che
vinci, quale è il tuo segreto?
«Credere in un sogno e credere che lo stesso sia realizzabile
attraverso la costruzione e la perseveranza. Non dare mai nulla
per scontato. Io quando vado in giro, quando incontro la gente
cerco sempre di avere una visione originale delle cose, non
parto con pregiudizi o costruzioni mentali già predefiniti.
Questo fa sì che io riesca a individuare le storie che mi
circondano. Presentandomi senza maschere e per quella che sono
di fronte ai miei lettori li conquisto perché racconto qualcosa
che per prima emoziona proprio me. Questo feeling tra me e loro
è probabilmente il segreto del mio gradimento».
Tu hai una laurea in biologia e una in comunicazione, ma
quando ti scopri anche una scrittrice?
«Ho capito di essere una scrittrice perché tutto quello che mi
capitava e mi capita tuttora io, poi, lo infilo in tutte le mie
storie. Sono come una spugna che assorbe quello che la circonda
e poi mi metto a comporre. E quando mi chiedono se mi sento una
scrittrice io rispondo sempre di sì. Sono una scrittrice. Al di
là della mia formazione professionale».
Come è stato essere ambasciatrice Expo per il nostro Paese?
«Ne sono stata onorata. È stato per me un grande riconoscimento
e una esperienza che mi ha fatto molto riflettere sulle Risorse
e la Sostenibilità in un mondo che va avanti soprattutto grazie
al grande contributo che in questo senso danno le donne».
Uomini che restano a discapito del titolo parla, in realtà,
di una profonda, importante e meravigliosa amicizia tra donne.
Quanto c’è di te in entrambe le protagoniste e quanto una
simile amicizia può travalicare le pagine di un romanzo ed
essere così anche nella vita reale?
«Sono due donne della mia generazione. Potrei essere entrambe e
reagire proprio come ognuna di loro due fa nel romanzo. Ripeto,
è proprio una questione generazionale. Noi siamo un po’ state
tutte figlie della pubblicità del Mulino Bianco, della famiglia
perfetta che i nostri anni ci propinava attraverso pubblicità e
costume imperante. E da grandi abbiamo dovuto sbattere la
faccia contro una realtà del tutto diversa, imparare da quello
che ci stava accadendo e affrontare passo dopo passo le
problematiche di vita che ogni giorno di presentavano il conto.
Per quello che riguarda l’amicizia tra donne: ci credo! Ci ho
sempre creduto moltissimo. Così come ho sempre creduto nella
solidarietà tra donne, nel rispetto reciproco.
Uomini che
restano è un inno anche a questo».