Telegiornaliste anno XIV N.
20 (567) del
13 giugno 2018
Laura
Cervellione: volevo fare l’insegnante
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Laura Cervellione, volto di
Rainews.
Com’è arrivata a Rainews?
«Sono approdata a Rainews dopo un percorso non troppo lineare. La mia
formazione è filosofica e a livello professionale il mio piano A era
quello di insegnare. Ho sempre avuto una passione viscerale per la
scrittura e per i libri ma non ho mai pensato seriamente a una carriera
da giornalista. Eppure durante la laurea magistrale di Filosofia ho
sentito il bisogno di avvicinarmi al mondo del lavoro e ho subito
pensato al giornalismo, inizialmente culturale. Quasi subito sono
iniziate le collaborazioni freelance: ho lavorato per il sito
Angelipress, per
Repubblica “Affari&Finanza”, per
Reset e altre piccole riviste di filosofia, per la pagina culturale
del
Riformista, del
Giornale e del
Tempo. Nel 2009
ho terminato i miei studi, ma la strada dell’insegnamento in quel
momento storico mi è parsa troppo impervia. Ho tentato varie strade: ho
pensato a un master a Londra, mi sono iscritta a Economia per prendermi
una seconda laurea, percorso accantonato dopo pochi mesi, infine, su
consiglio di un collega conosciuto in una delle mie missioni da
freelance, ho provato a entrare alla scuola di giornalismo di Perugia. E
ci sono riuscita. Da lì è cominciato l’amore per le notizie, sempre
attratta in primis dalla carta stampata. Finita la scuola, arriva dopo
pochi mesi il primo contratto in Rai, al tg regionale del Trentino. Dopo
tre mesi, Rainews chiama. Ed eccomi qui».
La sua giornata tipo?
«Difficile ridurre le mie giornate a un tipo, poiché il mio lavoro a
Rainews evolve di continuo. Posso comunque descrivere quel che
ultimamente mi capita spesso di fare. Al mattino un paio d’ore di
rassegna stampa, poi arrivata in redazione mi dedico al confezionamento
della rubrica: cerco idee e immagini per una copertina di
Sport24
e se posso mi dedico personalmente anche al montaggio, poi contatto gli
ospiti o inviati, preparo la scaletta delle storie che ci vengono
proposte da Raisport e scrivo il copione. Vado in onda con
Sport24
alle 12.30. Nel pomeriggio lavoro in redazione oppure vado a girare un
servizio, che può spaziare dalla società, al costume, alla cronaca
bianca».
Le capita mai di rivedersi e cogliere qualche miglioramento da
seguire?
«C’è sempre da migliorare, ma dico un’ovvietà. Rivedersi in video se si
ha tempo è molto utile ma non bisogna farsi schiacciare dagli errori del
passato né sentirsi paghi se si è andati bene. Per crescere in questo
lavoro bisogna sempre gareggiare con se stessi e il miglior modo per
farlo è guardare avanti».
È un momento molto difficile, tra incertezze politiche, crisi
economica e sfiducia per il futuro: quale deve essere il ruolo
dell’informazione in questo frangente?
«Parlo del mio campo, che è la televisione allnews: in questa fase è
importante l’aggiornamento tempestivo ma ancor di più l’accuratezza e la
chiarezza dell’informazione. Un’informazione-spezzatino è da evitare, il
giornalista deve tenere insieme le notizie e capire quali temi
richiedano approfondimenti. Dobbiamo metterci sempre nei panni di chi ci
ascolta e che ha bisogno di ricostruzioni e contestualizzazioni. E
all'intervistato dobbiamo fare le domande che farebbe un telespettatore
da casa e allo stesso tempo verificare le risposte e trovare nuovi
spunti».
Quando ha capito che il giornalismo sarebbe stata la sua strada?
«Quando durante lo stage al
Tempo sottoposi un mio pezzo,
argomento culturale, all'allora direttore Mario Sechi e gli strappai una
risata. Riuscire a creare empatia con le parole è quel che tiene viva in
me la fiamma. Per il resto ho avuto dalla mia parte una buona dose di
fortuna. Inutile ricordare quanto il giornalismo sia un mestiere
difficilissimo, le opportunità di lavoro sono quasi assenti e poco
remunerative per la maggior parte».
C’è una notizia che vorrebbe dare un giorno?
«La famosa
pace nel mondo, certamente. E spero davvero un giorno
di poter dare buone notizie e speranze concrete di guarigione a chi è
malato. Abbassando il tiro: la Roma che vince lo scudetto».
Molto seguita ed apprezzata dai nostri
lettori, quanto è importante per lei l’immagine e quali sono i
piccoli e grandi accorgimenti che cerca di seguire?
«Ovviamente l’immagine in tv conta e io cerco come tutti e tutte di
andare in onda ben truccata e in ordine, senza però investirci troppo
tempo. Se la giornata non è troppo frenetica, mi rivolgo al truccatori e
hair stylist della Rai, grandi professionisti che approfitto per
ringraziare per tutti i punti che hanno regalato al mio look».