Telegiornaliste anno XIV N.
27 (574) del
17 ottobre 2018
Isabella
Borghese, passione e lavoro
di
Alessandra Paparelli
Abbiamo incontrato
Isabella Borghese di
Book Media Events, ufficio stampa, giornalista,
scrittrice, organizzazione eventi, incontri con autori
prestigiosi ed emergenti, anche blogger de
Il Fatto
Quotidiano. Tante le case editrici curate nel suo lungo
curriculum e attività.
Come nasce la tua passione per i libri? A che età?
«Da che io ricordi il rapporto con i libri per me è sempre
stato una consuetudine. Sono stata una bambina che alla tv
preferiva leggere. Credo che l'educazione ricevuta a scuola, la
Montessori statale, abbia influenzato molto la mia. Ricordo che
avevamo una biblioteca a scuola, io me ne innamorai a tal punto
che per diversi anni applicai lo stesso principio a casa. Feci
un grande quaderno, prestavo i libri nel mio palazzo e mi
segnavo tutto, altrimenti non li avrei prestati. Qui si va ad
aprire un altro tema, la gelosia dell'oggetto libro: sempre
avuta».
Cosa sono i libri per te, cos'è per la lettura?
«Esigenza, fermata per approfondire il proprio io, prendere
emozioni, vita, conoscenza, vivere ed entrare nelle vite di
personaggi storici o di fantasia. Leggere fa parte della mia
vita, della mia quotidianità, come mangiare, dormire, lavarmi i
denti. Ammetto che varia molto il mio approccio a seconda che
io legga per lavoro o per piacere. Di certo d'inverno per me le
letture sono più dedicate al lavoro ma riesco a ritagliarmi del
tempo per i libri che mi occorre leggere per piacere personale
oppure per la mia scrittura. Più di ogni altra cosa per me
leggere è confrontarmi. Amo molto leggere libri che affrontano
la tematica dell'abbandono, del dolore: sono i temi della mia
scrittura e li cerco perché nei libri; cerco quello che non
conosco, cerco il punto di vista differente. Un confronto
diretto e continuo».
Parlaci della tua professione, cosa fai e quali autori curi.
«Da dieci anni oramai lavoro come ufficio stampa editoriale. Da
quattro anni come free lance e seguo sia editori che autori.
Attualmente e da diversi anni lavoro per Giulio Perrone
editore, indipendente, romano, attivo da 13 anni con cui stiamo
avendo grandi soddisfazioni negli ultimi anni; ho incarichi per
Mondadori, Rizzoli, il gruppo Gems. Per titoli di Ponte Sisto,
la casa editrice di cui era direttore editoriale Tullio
Capocci, venuto a mancare a febbraio scorso. Quest'anno ho
lavorato per il Premio Goliarda Sapienza, un'esperienza di
lavoro e umana straordinaria. Ho arricchito la mia
professionalità negli ultimi due anni lavorando come ufficio
stampa per i candidati al Premio Strega. Sono esperienze di
lavoro molto differenti quelle che vivo, anche a seconda dei
cataloghi degli editori, degli autori. Ilaria Palomba che seguo
da tre anni è una talentuosa giovane scrittrice. Igor Patruno
dal romanzo alla letteratura saggistica, Angelo Baiocchi con i
quali siamo attenti alla politica e all'attualità. Poi c'è
Cinzia Tani, ora in promozione con un romanzo
storico, una trilogia. E molti altri autori. Il mondo dei libri
vive di sfaccettature e complessità che lavorando si scoprono
negli anni».
Trasmetti molta passione per il tuo lavoro: è un ingrediente
principale, fondamentale?
«Sì, assolutamente e anche la competenza. A differenza di chi
scredita questo lavoro, farlo con serietà e bene direi che
soprattutto nel settore editoriale è possibile portarlo avanti
solo se si hanno passione, tenacia, pazienza (molta pazienza,
per non dire moltissima); bisogna anche sapersi muovere nei
meccanismi editoriali, rispettare certi equilibri ed essere
sempre pronti ad accogliere una chiamata improvvisa. È un
lavoro che senza passione pura non ti permetterebbe di
resistere. Credo che la selezione sia naturale, anche perché è
un lavoro che fatto per piccole case editrici o medie
indipendenti permette la costruzione di un'agenda di contatti
nel tempo molto importante, costruita lentamente; a questa
lentezza chi non ha pazienza risponde cedendo».
Leggere trasforma la nostra realtà? È un modo per sentirsi
sempre vivi, secondo la tua opinione?
«Leggere aiuta a capire la realtà, spesso aiuta a prestare
attenzione ad un modo differente di vederla e quindi imparare a
conoscerla. Per lo meno, è questo quello che questo cerco nella
lettura, di allargare il mio sguardo».
Progetti futuri?
«Continuare a specializzarmi nel mio lavoro, a lavorare con
persone, autori in grado di stimolarmi e arricchire il mio
percorso. Intendo, di certo, portare avanti la mia scrittura
alla quale continuo a dedicarmi. Dedicarmi ai progetti che
seguo come per esempio il
Gruppo di lettura day che
unisce gruppi di lettura nello stesso giorno, sparsi in tutta
Italia, nella discussione sulla lettura dello stesso libro. Ma
anche altre cose ho in cantiere».
Ultima domanda: qual è il libro della tua vita e perché.
Quali sono gli scrittori, gli autori a cui sei maggiormente
legata e se tra questi, c'è anche una donna scrittrice, a cui
ti sei o ti senti ispirata?
«Non ho un libro della vita benché sia molto legata alla
Sapienza, a Romain Gary, a Oliver Sacks, a Pirandello de Il fu
mattia Pascal, a Italo Svevo. Ai racconti di Katherine
Mansfield, alla Woolf. È impossibile avere un libro della vita
per me. È ammissibile invece dirti che tutte le letture che
faccio sono sempre molto legate alle cose che vivo, che siano
personali o di lavoro».