Telegiornaliste anno XIV N.
8 (555) del
28 febbraio 2018
Grazia
Rongo, la mia vita tra Telenorba e Greis
di
Giuseppe Bosso
Volto di
Telenorba da 10 anni, incontriamo
Grazia Rongo.
La tua giornata tipo.
«Dipende dai turni, posso alzarmi alle 3.15 per essere alle quattro in
redazione se ho la prima diretta delle sei, fino alle 10.30; in ogni
caso le mie giornate sono caratterizzate dal lavoro, cambia in base agli
impegni; quando ho turni diversi, mi alzo comunque presto (ho un gatto
che mi fa da sveglia! ride ndr) leggo i quotidiani, vedo i notiziari…
facciamo un mestiere che non ci fa mai smettere di lavorare».
Ti sta stretta la tv locale?
«No, anzi, mi piace tantissimo. Penso che l’informazione locale sia
importantissima, la gente vuole sapere cosa succede attorno a sé, ed ho
la fortuna di lavorare in un network seguito con molto affetto dalla
gente. Una cosa che mi inorgoglisce molto».
Cosa rappresenta per te Telenorba?
«Fin da ragazzina sognavo di lavorare qui, per me era un punto d’arrivo,
sono felice di averlo raggiunto e di esserci rimasta».
Ad Apulia tv eri l'unica giornalista: è stata per te una buona
palestra questa situazione?
«Lavorare da soli non è mai una buona palestra: professionalmente si può
crescere solo grazie al confronto con i colleghi e sotto la guida di un
direttore. Ero molto giovane, erano i primi passi ed è stata comunque
un'esperienza importante».
In questi anni quali sono state le esperienze che ti hanno
maggiormente coinvolta?
«Non posso dimenticare quando stavo per andare in onda e arrivò la
notizia di un bambino caduto in un pozzo a Gravina. Durante le
operazioni di soccorso per tirarlo fuori, furono scoperti i corpi di
Ciccio e Tore, scomparsi quasi due anni prima. O anche il ritrovamento
di Sarah Scazzi, la tragedia ferroviaria...per non citare solo momenti
tragici, ricordo anche la diretta dal Molise per la visita di Papa
Francesco».
Cronaca nera, negli ultimi giorni purtroppo alla massima attenzione
dopo i fatti di Macerata: a livello locale come pensi debba comportarsi
l’informazione?
«L'informazione locale deve essere la prima ad arrivare sul posto;
ricorderete nell’estate 2012 la bomba alla scuola Morvillo di Brindisi.
Ero in redazione quella mattina quando la collega che era sul posto
chiamò per avvisarci di quello che stava succedendo; alle 7 e mezza
eravamo in diretta e proseguimmo ad oltranza. Non so come abbiano
lavorato i colleghi di Macerata, ma posso immaginare come si siano
sentiti di fronte a questa tragedia. Sta tutto nel tempismo,
nell’esserci. I nuovi strumenti di lavoro, come gli smartphone per
esempio, permettono una maggiore reattività. Il fine deve essere la
lealtà verso il pubblico, informare in modo corretto, puntuale e
obiettivo».
Quanto è importante per te l’immagine?
«È importante, perché andare in televisione significa entrare in casa
delle persone, e occorre presentarsi in modo sempre curato ed ordinato,
per rapportarsi con la gente in modo appropriato».
Hai anche ispirato un fumetto...
«Sì – ride, ndr – il personaggio di
Greis. Non l'ho ispirato,
Greis sono io. Ho iniziato a disegnarla quando avevo sedici anni; lo
avevo un po’ accantonato, poi un anno e mezzo fa ho ricominciato a
disegnarla, in veste giornalista, con una
pagina Facebook sempre aperta dove pubblico questi disegni.
Non mi aspettavo che potessero piacere; recentemente mi è capitato
durante una conferenza stampa di essere avvicinata da una donna che non
conoscevo e che mi ha fatto i complimenti per i fumetti, non me lo sarei
mai aspettata. È una cosa divertente, un hobby. Nei miei disegni c'è il
lavoro ma anche la mia vita di donna di tutti i giorni e poi il mio
gatto, Otello. Fa sorridere e questo mi piace molto».