Telegiornaliste anno XIV N. 18 (565) del 30 maggio 2018
Giovanna Mattino, vi racconto yoga e amore
di
Alessandra Paparelli
Abbiamo il piacere di intervistare Giovanna Mattino, scrittrice
Come è nata la tua passione per lo yoga e da quale esigenza?
«Ho cominciato a praticare yoga per ridurre lo stress, all'epoca
lavoravo in un ambente pesante, ero manager degli affari generali in una
multinazionale ed ero veramente sotto pressione. Avevo provato la
palestra, il pilates, ma non trovavo alcun beneficio se non fisico.
Quando ho scoperto lo yoga ho capito quasi subito che avevo trovato un
tesoro».
Parliamo di Racconti di Yoga e d'amore, come nascono il tuo
romanzo e la tua passione per la scrittura?
«Ho cominciato a scrivere da ragazzina, ricordo che a Natale alle mie
amiche regalavo i miei racconti arrotolati e legati con un nastrino
rosso. Poi la vita mi ha portato altrove, ogni tanto riprendevo il filo
dei pensieri, ma non ero ancora pronta. Lo yoga mi ha donato il piacere
della scrittura, la capacità di fermarmi ad ascoltare, la consapevolezza
del mio flusso interiore. I tre racconti del libro nascono così, da
quello che io chiamo un flusso di coscienza, esattamente un anno fa,
nella primavera del 2017, su una panchina di villa Ada a Roma, mente
vivevo un periodo di grande evoluzione personale e professionale».
Il tuo libro è una raccolta di tre racconti lunghi: parlaci di questi
tre momenti.
«Il primo racconto è dedicato alla canzone di De André
Quello che non
ho, da cui prende il titolo: ogni capitolo comincia con una strofa
della canzone di De André e costituisce una pagina del diario interiore
della scombinata vita della protagonista; accanto al racconto introduco
delle posizioni di yoga (in sanscrito
asana), un esercizio
spirituale e una lezione di vita sotto forma di aforisma. Il secondo
racconto si intitola
Ero in volo ed è dedicato alle storie di
amore di un uomo volubile, raccontate attraverso la divertente parabola
del prima prima (il primo amore), del prima (il tempo per dimenticarlo),
del dopo (un matrimonio difficile), fino ad arrivare al dopo dopo
(l’amore ritrovato). In mezzo introduco i
klesha, ossia le cinque
distrazioni della mente che nella filosofia yogica costituiscono la
causa della sofferenza dell’uomo: l’ignoranza (
avidya), l’egoismo
(
asmita), la passione (
raga), l’odio (
dvesha) e la
vitalità (
abhinivesha); in ogni capitolo introduco una pratica di
respirazione (in sanscrito
pranayama), una visualizzazione
sensoriale e una massima di vita vissuta. Il terzo racconto si intitola
Vivo senza autorizzazione e tratta delle tre donne amate dalla
voce narrante che è il protagonista abusivo della storia e si sente
comparsa nella sua vita: ognuna delle tre donne è caratterizzata da uno
dei tre
guna, ossia i principi filosofici dello yoga:
Sattva,
l’armonia, ispira la figura di Spirito puro, una donna spirituale e
leggera;
rajas, la passione, ispira la figura di
Faccia di
rame, una bomba sexy in cerca dell’amore, come tutti noi;
tamas,
l’inerzia, ispira
Materia, la pesantezza che ammazza i sogni. In
ogni capitolo del racconto introduco un gesto delle mani (la potente
pratica energetica chiamata
mudra) e una breve descrizione di
come il protagonista si vede allo specchio al temine di ogni fase del
suo racconto».
Quale intento ed obiettivi ti poni con il tuo libro?
«Vorrei condurre il lettore in un percorso inedito di scoperta e di
abbandono della nostra vita interiore. L'ho scritto con l'intento di
divulgare il messaggio universale dello yoga, attraverso racconti di
vita vissuta, che potrebbero essere la vita di ciascuno di noi, cerando
di andare oltre gli stereotipi e i modelli che sono tanto di moda oggi.
Lo yoga lavora sull'intenzione, non sul risultato. È una questione di
approccio, di benevolenza verso se stessi, di amore per i propri limiti.
Vorrei che il mio libro fosse conosciuto e apprezzato perché penso che
sia un lavoro onesto e sincero e potrebbe essere di aiuto e di
conoscenza».
Cosa offre oggi lo yoga, in una società molto individualista e
materialista? Rappresenta un'oasi felice?
«Lo yoga è virtute e conoscenza, amore e compassione. E tutti ne abbiamo
estremo bisogno. Non credo sia o debba essere un'oasi di pace, io lavoro
ogni giorno affinché venga percepito come uno stile di vita, un modo di
essere. Siamo circondati da rumore e confusone, viviamo immersi nella
dispersione delle nostre migliori energie: ecco, lo yoga può aiutarci a
trovare il nostro centro, per affrontare la vita con animo sereno ed
armonioso».
Qual è il messaggio di pace, in un momento storico come il nostro di
incertezza politica nel nostro Paese e nel mondo?
«Il messaggio del mio libro, mutuato dallo yoga, è un messaggio di
amore, intesa come
bakti in sanscrito, ossia la devozione verso
se stessi e verso gli altri, la compassione per i nostri e per gli
altrui limiti. Si parte da qui e qui si arriva. Arrivo dove sto, dopo un
processo di consapevolezza e di ascolto, di liberazione e di armonia
interiore, affinché ognuno di noi diventi un
bakta, colui che
pratica l'amore».
Progetti futuri?
«Vorrei riprendere la radio, che ho fatto molto da ragazza, magari
portando on air il mio mondo di insegnante di yoga che è un mondo di
parole e di ascolto, ad occhi chiusi e cuore aperto. In questo momento
sono impegnata con la promozione del libro e intanto comincio a
raccogliere materiale per il prossimo. Sono piena di progetti, in
perfetta espansione spirituale».
Che rapporto hai con i social? Pensi siano un veicolo valido per
informare e far conoscere lo yoga e il suo pensiero?
«Apprezzo molto
Twitter per le sue doti di sintesi, che combaciano col mio
approccio intuitivo. Non a caso scrivo haiku su una piattaforma online
aperta a tutti. Ma il mio social preferito rimane la radio, il social
più social che c'è: solo voce e vibrazioni, what else?».