Telegiornaliste anno XIV N. 13 (560) del
11 aprile 2018
Beatrice
Venezi,
la modernità della musica classica per i giovani
di
Giuseppe Bosso
Nata Lucca, la laurea al Conservatorio di Milano che la rende
il più giovane direttore d’orchestra d’Italia abbiamo il grande
piacere di incontrare Beatrice Venezi, con la quale andiamo
alla scoperta del suo mondo.
Come si è avvicinata al mondo della musica?
«Quasi per caso; non vengo da una famiglia di musicisti; ai
tempi delle scuole elementari prendevo lezioni di pianoforte, e
da lì è iniziato il mio percorso».
L’essere lei il direttore d’orchestra più giovane e donna ha
rappresentato in qualche modo uno sdoganamento?
«Sì. Ma non volevo certo fare rivoluzioni, per me era una cosa
normale pensare di essere donna e direttore d’orchestra; ma mi
rendo conto della potenziale ricaduta innovativa della mia
storia, innovazione culturale e sociale, specialmente in alcune
regioni del mondo distanti da noi sia geograficamente che
culturalmente, che ancora devono fare molti passi in avanti».
Qual è stata la sua più grande soddisfazione?
«Difficile dirne una sola – ride ndr – scherzi a parte i
riconoscimenti come la Scala d’oro piuttosto che la possibilità
di tornare nel nome di Puccini sul palco di Torre del Lago, un
po’ come un ritorno a casa… o la richiesta dell'etichetta
Warner di incidere un disco sul Puccini sinfonico».
Quali difficoltà ha incontrato?
«Di carattere culturale, soprattutto in ambito accademico, più
restio al cambiamento, non a caso (nomen omen) si chiama
‘conservatorio’… ma vengono superate quando si riesce a far
valere il proprio merito, nonostante queste chiusure».
In che modo pensa si possano invogliare i giovani a seguire
un percorso come il suo?
«Prima ancora che invogliarli a fare musica, credo che sia
necessario invogliarli a conoscere, a scoprire il mondo della
musica classica; una maggiore consapevolezza del nostro
patrimonio culturale, che dovrebbe partire anzitutto dalla
scuola ma che in campo di educazione musicale è piuttosto
carente. Noi musicisti dobbiamo interfacciarci con il mondo dei
giovani, con un linguaggio più moderno, ed è quello che tento
di fare con l’uso dei social: ogni mercoledì pubblico contenuti
sulla musica classica; racconto attraverso
Instagram stories la trama di diverse opere, e i
ragazzi apprezzano e mi ringraziano, dicono che così trasmetto
la modernità della musica classica, con loro grande sorpresa. E
proprio dalla comunicazione, dal come si comunica la musica
classica, si deve ripartire. Inoltre aprire i teatri,
soprattutto per i bambini e per i giovani che sono più duttili
e freschi rispetto agli adulti nel farsi coinvolgere dalla
magia del teatro».
Ho letto spesso nelle sue interviste una frase: dirigere
a mente fredda e cuore caldo; cosa significa?
«Che il direttore deve dare tutto se stesso, a livello emotivo,
per poter ingaggiare ed emozionare il pubblico, essere
autentico, e questo è il cuore caldo; dall’altra parte però
occorre mantenere un freddo controllo, per gestire qualsiasi
imprevisto possa accadere durante un concerto».