Telegiornaliste anno XIII N. 22 (532) del
21 giugno 2017
Rossa Caputo, il mio cuore e la mia voce per ogni
ruolo
di
Giuseppe Bosso
Figlia e nipote d'arte, esponente di una delle più rinomate famiglie di
doppiatori italiano,
Rossa Caputo ormai può ampiamente definirsi non più voce emergente
ma affermata realtà del panorama del doppiaggio.
Le è dispiaciuto non doppiatore Dakota Johnson nel secondo capitolo
di 50 sfumature?
«Perdere l’occasione di continuare una saga è per forza di cose un
dispiacere, ma devo dire che l’aspetto peggiore è non aver avuto modo di
rimettere insieme lo straordinario cast del doppiaggio del primo film.
Sì, è stato un piccolo dolore che mi conservo nel cuore, lo ammetto».
Come ha vissuto il passaggio da ruoli leggeri come Demi Lovato nella
sitcom Sonny tra le stelle alla conturbante Anastasia Steele?
«Ai tempi di Demi Lovato avevo circa sedici anni, si parla praticamente
di otto anni fa, quasi cinque a dire il vero, e in quel periodo ero
davvero molto acerba come doppiatrice. La lavorazione di
50 Sfumature
di Grigio è stata un lavoro davvero duro e completo, molto diverso
rispetto al doppiare una serie televisiva; tutta la lavorazione è stata
diretta in maniera straordinaria, con metodi molto coinvolgenti, al
punto che spesso mi sono ritrovata ad dover incidere delle battute nelle
stesse posizioni adottate da Dakota Johnson nel film, per rendere più
credibile l’emissione vocale. Ho adorato poter dare forma a questo
personaggio, che più che conturbante ho sempre trovato immensamente
puro, prezioso anche per questo, e prima di trovare la voce più adatta
per far risaltare la splendida recitazione della Johnson c’è voluto
molto più tempo del previsto; sono esperienze molto diverse, ma devo
dire che è stato un cambiamento forte per la mia visione del lavoro del
doppiaggio».
Glielo avranno chiesto in tanti: rispetto ad altri suoi giovani
colleghi avere un cognome pesante alle spalle per lei è stato un
vantaggio o un fardello?
«In un certo senso entrambe le cose: avere il nome di una grande
famiglia del doppiaggio può essere sempre un problema per alcuni nel
campo, che considerandomi solo per il cognome al quale vango associata –
nonostante io mi chiami Caputo – tendono ad escludermi da determinate
lavorazioni. Questo però non è mai stato un problema concreto per me,
non a livello di stima personale sicuramente, soprattutto perché
considero il doppiaggio come fortemente meritocratico, oltre che guidato
sempre dal puro gusto personale; io amo il mio lavoro e se è così prima
di tutto è perché sono nata in una famiglia dove il doppiaggio sembra
quasi scorrere nelle vene, appassionandoci giorno dopo giorno. Ho
imparato tantissimo dal mio amato nonno, Renato Izzo, e ancor più da mia
madre,
Fiamma, e dalle mie zie. Se non fosse per i loro insegnamenti
probabilmente non sarei neanche stata scelta per ruoli che ho sentito
molto importanti per la mia carriera».
Ha mai avuto modo di conoscere qualcuna delle attrici che ha
doppiato?
«Purtroppo ancora no! Spero tanto di riuscirci un giorno, ma devo dire
che non è una fra le mie priorità».
Qualche anno fa ha prestato voce alla principessa Merida del film
disney Ribelle per la parte parlata, ma l’attenzione dei media si
è concentrata più su Noemi, voce musicale, e sugli altri personaggi che
hanno partecipato a quel doppiaggio: non si è sentita sminuita da questo
punto di vista?
«Assolutamente no, in nessun modo: la lavorazione di
Ribelle –
probabilmente quella che mi ha fatto scegliere definitivamente di
proseguire nella mia carriera di doppiatrice – è stata meravigliosa ed
entusiasmante, anche perché mi sono sentita vicinissima al personaggio
di quella straordinaria e coraggiosissima principessa che è Merida; non
vado pazza per i riflettori e ho ben compreso per quale motivo sono
stati presi in considerazione molto più i talent scelti per il cast di
voci, composto da moltissimi “non-doppiatori” e che hanno fatto davvero
un bel lavoro. Ho avuto l’onore non solo di conoscere Noemi, che a mio
parere ha reso meravigliose le canzoni della versione italiana, ma anche
lo stesso regista di
Ribelle, Mark Andrews, cosa che mi ha
emozionata tantissimo. Per questo non posso dire di essermi sentita
sminuita, ho ottenuto una grandissima gratificazione personale».
Dove potremmo “ascoltarla” prossimamente?
«Nell’ultimo periodo non ho avuto modo di lavorare a grandi film, tranne
per quanto riguarda quelli recentemente già usciti nelle sale come:
Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali, dove ho prestato la
voce ad Olive;
Proprio Lui?, con gli straordinari James Franco e
Bryan Creanston, dove ho doppiato Barb, la fidanzata del pazzoide e
dolcissimo Laird; e
Fallen, una saga fantasy originariamente
scritta da Lauren Kate e della quale sono fan accanita, dove ho avuto la
fortuna di doppiare proprio la protagonista, Luce, interpretata da
Addison Timlin. In compenso sono elettrizzata all’idea dell’uscita della
serie televisiva
Girlboss, che presto dovrà uscire su Netflix,
dove presto la voce a Britt Robetson; una lavorazione strepitosa,
diretta da Rossella Acerbo».
Cosa farà da grande?
«Sperando di non crescere mai davvero, in realtà cerco di non fare mai
progetti troppo a lungo termine. Mi piace pensare che fin quando amerò
il doppiaggio, fin quando questo lavoro mi emozionerà così tanto da
farmi tornare a casa stanca, ma con il sorriso, allora rimarrò a Roma e
continuerò a dare tutto il mio cuore a ogni ruolo che mi verrà
proposto».