Telegiornaliste anno XIII N.
4 (514) del 1 febbraio 2017
Raffaella Bosetti, passione (Top) calcio
di
Giuseppe Bosso
Volto familiare al pubblico del canale sportivo
Top Calcio 24 intervistiamo Raffaella Bosetti.
Come nasce il tuo rapporto con Top Calcio?
«Tramite un’amicizia nell’entourage della trasmissione; da
giornalista già mi ero occupata anche di sport, oltre che di
animali e altri argomenti. Mi è stato chiesto di partecipare
seguendo innanzitutto il calcio estivo, il calciomercato, e
poi è proseguito».
Donne e pallone ormai un binomio sdoganato?
«Connubio che funziona, sì. La donna ormai ha un ruolo
sempre più emancipato rispetto a quello ‘velinico’ di un
tempo, almeno vedendo i vari palinsesti, le donne prendono
sempre più piede e riescono a dire la loro, non solo in
ambito calcistico ma in assoluto nel giornalismo sportivo, e
lo abbiamo potuto constatare anche l’anno scorso in
occasione delle Olimpiadi».
Come coesiste la tifosa rossonera con l’opinionista?
«Bene, sono tifosa abbastanza mitigata e razionale; quando
vado in trasmissione di solito mi mettono in mezzo a uno
juventino o a un interista che ‘gufano’ – ride, ndr – e devo
inevitabilmente calarmi nella parte in quei frangenti; cerco
di esprimere i miei pareri in modo obbiettivo, se possibile
senza esternare eccessivamente la mia fede rossonera, almeno
quando non si parla direttamente del Milan. Se poi si parla
di calciomercato o di partite come Juve-Napoli evito di
‘gufare’ ma di essere imparziale partecipe».
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Ho imparato a non avere aspettative, la vita può regalare
ogni giorno qualcosa. Non per essere catastrofista, ma ho
imparato anche che le aspettative non vengono quasi mai
soddisfatte, perciò meglio cercare di mettere in cantiere
quotidianamente quello che vivi. Per quanto riguarda Top
Calcio è un’esperienza positiva che mi mette a contatto con
persone piacevoli, mi permette di parlare di una cosa che mi
piace; vorrei avere uno spazio diverso, parlare di più,
indipendentemente dal palinsesto o dalla collocazione».
Ci si può ancora emozionare per il calcio dopo tanti
scandali e brutture che anche in Italia si sono verificati?
«L’emozione è la parte che al calcio non mancherà mai, fa
parte di quello spirito libero di cui l’individuo gode; le
rogne e le rotture quotidiane occupano il nostro quotidiano,
le cose belle si possono contare sulle dita di una mano e il
calcio è una di queste, a cui ci si può aggrappare per
allontanare i cattivi pensieri e andare avanti».
Cosa ti aspetti dal futuro del Milan?
«La mia speranza è il terzo posto, giungere nel podio
almeno, confidando che il mercato invernale riservi qualche
sorpresa dopo anni amari, che sarebbe anche un
incoraggiamento per noi tifosi per il futuro».