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Intervista a Mena Grimaldi   Tutte le interviste tutte le interviste
Mena GrimaldiTelegiornaliste anno XIII N. 18 (528) del 24 maggio 2017

Mena Grimaldi, la mia Campania ottima scuola
di Giuseppe Bosso

Incontriamo la giornalista campana Mena Grimaldi, volto familiare al pubblico che segue i tg del gruppo Mediaset, ma non solo.

La tua giornata tipo.
«Solitamente, lavorando per un quotidiano e un'agenzia giornalistica nazionale, non ho una giornata tipo vera e proprio. Diciamo che dipende molto dalle operazioni delle forze dell'ordine; inchieste con arresti eccellenti stravolgono completamente la giornata e ne dettano il ritmo. Ma se proprio dovessi descriverla direi che è fatta di sveglia all'alba, giro di telefonate, incontri con le fonti, processi importanti in calendario, verifica delle notizie. Insomma, il classico giornalismo fatto di suole delle scarpe consumate e mi ritengo molto fortunata di riuscire a fare questo lavoro ancora come lo si faceva un tempo. Internet, con i suoi pro e i suoi contro, ha stravolto del tutto questo mestiere ma, fortunatamente - in alcuni ambiti - lo si riesce a fare ancora stando personalmente in mezzo alla gente, immersi nella storia. Mi occupo di una provincia particolare dove si intrecciano camorra, collusioni, ma anche storie belle di riscatto e, in entrambi i casi, proprio per la delicatezza degli argomenti che affronti e per le persone coinvolte, non puoi permetterti leggerezze. Diciamo che questa terra è un'ottima "scuola" di giornalismo».

Negli ultimi anni, tu compresa, i tg Mediaset stanno dando spazio a molti giovani giornalisti e giornaliste: buon segno per il futuro?
«Mediaset per me è stata un sogno che ho potuto realizzare grazie a direttori e vice direttori che hanno avuto il coraggio di puntare su giovani. E' stata un'esperienza che mi ha permesso di crescere molto professionalmente, grazie ai consigli dei giornalisti che sono lì da anni e di tutte quelle persone che a News Mediaset ricoprono ruoli di responsabilità per la buona riuscita di un telegiornale. Chi sta a casa solitamente legge solo il nome del giornalista che ha curato quel determinato servizio, ma dietro ci sono tantissime altre persone che ci lavorano. Un'azienda che, nonostante le difficoltà dell'editoria un po' ovunque, ha il coraggio di continuare a puntare sui giovani - e per giovani intendo non solo l'età anagrafica, ma anche quelli alle prime esperienze in quel mondo - vuol dire che nei posti giusti ha uomini e donne in grado di guardare al futuro rinnovandosi anche con coraggio. Visti i tempi, penso sia da considerare un buon segno per il futuro anche solo l'opportunità delle sostituzioni perché questo significa comunque dare la possibilità a tanti colleghi, giovani e meno giovani, di poter lavorare in una grande realtà come quella».

La Campania può ritenersi una ‘terra di frontiera’ per il giornalismo?
«La Campania ha problemi che possono essere comuni ad altre Regioni, ma con l'aggiunta di specificità che riguardano esclusivamente questo territorio; indubbiamente tutto ciò porta a "sfornare" più cronisti qui che altrove. Penso sia un'ottima "scuola" per chi ha voglia di mettersi in gioco, come ti spiegavo poco fa rispondendo ad un'altra domanda».

Hai mai pensato di lasciare l’Italia e Napoli definitivamente?
«Non ho mai pensato di lasciare l'Italia; la Campania sì, ma semplicemente per una questione di maggiori opportunità che possono offrirti città come Roma o Milano, dove si concentrano la maggior parte delle redazioni».

Il tuo sogno per il futuro.
«Il mio sogno l'ho già realizzato nel momento in cui ho avuto la possibilità di fare la giornalista: sono riuscita a fare esattamente quello che sognavo fin da bambina. Per il futuro mi auguro di continuare a fare questo lavoro sempre con la stessa passione e curiosità di oggi».

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