Telegiornaliste anno XIII N. 17 (527) del
17 maggio 2017
Gea
Petrini, devo molto al giornalismo
di
Alessandra Paparelli
Incontriamo Gea Petrini, direttrice di
Dentro Magazine, giornale online del nordest
romano, punto di riferimento con un bacino di utenza di città
metropolitana: 38 anni, laureata in scienze politiche.
Hai sempre desiderato diventare una giornalista? Sognavi già
a scuola questa professione?
«No, la risposta in quel periodo non era diventare giornalista:
insomma, questo non era il mio sogno nel cassetto; mi vedevo in
un osservatorio astronomico in Cile, volevo fare l'astrofisica.
Negli anni del classico, durante le notti passate sui libri
insieme alla mia talentuosa amica Linda l'obiettivo era il
cielo e la ricerca».
Che interessi avevi nel periodo giovanile, adolescenziale?
«In quegli anni avevo degli interessi decisamente eclettici:
spaziavo dalle scienze alla letteratura, e vivevo in maniera
forte l'impegno civile, con il movimento studentesco: il mio
primo approccio con questo mestiere, intorno ai 23 anni; ho
avuto la fortuna di collaborare in un giornale diretto da
Domenico Commisso; lì ho respirato il giornalismo, in quelle
stanze ho conosciuto Elena Ceravolo, formidabile cronista con
cui ho ancora la fortuna di lavorare, essendoci incontrate di
nuovo negli ultimi anni. Fu però una parentesi: il giornalismo
è diventato per me un lavoro vero e proprio nel 2006».
Cosa rappresenta per te questo mestiere? Hai accennato ai
tuoi primi incontri di lavoro con cronisti importanti, quali
altri sono stati i tuoi maestri o ispiratori?
«Devo molto a questa professione, mi ha aiutata a trovare una
dimensione ed è stato come un grande amore, tanti momenti
critici ma travolgente. Le notti in cui ti chiedi:
ma chi me
lo fa fare? ce ne sono; ma le gratificazioni che vengono
dai lettori sono impareggiabili. Nell’estate del 2006 entrai
come collaboratrice nel quotidiano
Guidonia Oggi, avevo
28 anni, una redazione con bravi giornalisti e guidata da
Elisabetta Aniballi. Mi sarei dovuta occupare di
associazionismo, ma dopo tre mesi facevo già la cronaca
politica: mi ha dato molta fiducia, io ho cercato di imparare,
sempre in ogni momento, tra pressioni, orari impossibili, pochi
soldi… osservavo, facevo mie le conoscenze di chi mi era
intorno, seguivo ogni indicazione della caporedattrice. A
insegnarmi a titolare fu un altro bravissimo giornalista, Paolo
Sarandrea che venne a coordinare la redazione per un periodo.
Ero (e sono) una lettrice seriale di libri ma anche di
giornali: in quel periodo Concita De Gregorio scriveva per
Repubblica, rileggevo i suoi pezzi anche tre volte, per non
parlare di Ezio Mauro e di firme come la Sarzanini; quelli sono
stati gli anni della mia formazione, oltre che di politica ho
iniziato a occuparmi di amministrativa e di ambiente; sei anni
intensi, con sempre maggiori responsabilità e diversi
trasferimenti nelle redazioni romane».
Come arrivi a dirigere Dentro Magazine, un giornale
punto di riferimento per i territori, per il nordest romano?
«A
Dentro Magazine arrivo nel 2012, dopo aver diretto
per un periodo un quindicinale: assumo la direzione del
settimanale, una testata conosciuta nella provincia nord est di
Roma, tra i primi free press dell'area. E inizia dunque una
nuova fase, bellissima: una squadra motivata, professionale,
attenta; prepariamo inchieste, con i riflettori puntati sulla
gestione dei soldi pubblici, siamo sulla politica in maniera
forte, ma diamo spazio alla cultura, allo sport. Un anno fa,
l'ulteriore sfida, da settimanale cartaceo a quotidiano online:
ero terrorizzata, non lo nascondo; cresciuta nella carta
stampata, il viaggio sul web era pieno di incognite; mi sono
messa a studiare, a capire le potenzialità e i limiti del
mezzo, e il primo bilancio è più che positivo. Grazie a ogni
giornalista che firma i pezzi sul nostro sito».
Quali difficoltà hai incontrato nella tua carriera, come
donna, in un mondo ancora appannaggio dell’universo maschile?
«Questo è un settore ultra competitivo, dove – agli alti
livelli – sono ancora gli uomini a tenere le redini:
l'antidoto, parlo della mia esperienza nel giornalismo locale,
è la preparazione e cercare sempre di non perdere di vista il
proprio valore. Ho avuto la fortuna in questi dieci anni di non
essere mai stata penalizzata per il mio essere donna, né con i
datori di lavoro e nemmeno con i colleghi, sporadici aneddoti
magari su chi può soffrire il fatto di essere diretto da una
donna ci sono stati, ma nulla di più. L'unico rischio vero è di
importi di comportarti come un uomo; non voglio dire che siamo
migliori a prescindere, perché non è così, ma il nostro essere
donne ci rende inflessibili e empatiche allo stesso tempo.
Inflessibili nelle regole deontologiche, nel metodo di lavoro,
empatiche con le persone; del mio essere donna, io ho deciso di
farne una ricchezza, ho scelto di farne un valore aggiunto. Il
giornalismo in fin dei conti diventa una scelta di vita: non
hai orari, non esiste il giorno di riposo se accadono fatti
eclatanti, il cellulare deve sempre e comunque essere acceso. E
in alcune fasi è davvero dura, sarebbe ipocrita dire il
contrario».
Quali sono i tuoi interessi e hobby?
«I miei interessi sono in parte legati alla mia professione: la
politica è sicuramente una passione, la seguo, la
approfondisco; ma altri nulla hanno a che vedere con il mio
lavoro: la musica, l'astronomia, i libri. A sedici anni avevo
Hegel sul comodino, la filosofia, la letteratura classica, i
grandi nomi della letteratura americana… sono una patita di
fantasy, da Tolkien in giù, Martin è il mio incubo: sono ancora
in attesa dell'ultimo libro; inoltre film, fantascienza e serie
tv. Sono “una da maratone”, capace di stare una notte intera a
rivedere una stagione per la quindicesima volta, è il mio lato
nerd. E lo coltivo come posso, exit strategy dalla realtà.
Senza dimenticare la Austen: con Jane ho proprio un rapporto
tutto mio. D’altronde, più che di Mr. Big di
Sex and The
City siamo tutte in cerca di Mister Darcy, o no?».