Telegiornaliste anno XIII N. 36 (546) del 6 dicembre 2017
Gabriella
Greison, vi racconto le donne della scienza
di
Tiziana Cazziero
Intervistiamo la giornalista, laureata in fisica nucleare,
Gabriella
Greison, che ci parla del suo lavoro, della sua ultima fatica letteraria
e dei suoi progetti.
Sei donne che hanno cambiato il mondo: Le grandi scienziate della
fisica del XX secolo (Bollati Boringhieri editore) è il tuo ultimo
libro: cosa ti ha spinto a scrivere questo testo?
«Mi sto dedicando da qualche anno al racconto della famosa foto datata
1927 con il più grande ritrovo di cervelli della storia, scattata a
Bruxelles, in occasione del V Congresso Solvay. Sono andata in Belgio e
ho fatto ricerche, ho pubblicato il romanzo
L'incredibile cena dei
fisici quantistici (Salani editore) e sto portando in giro per i
teatri di tutta Italia lo spettacolo teatrale
1927 Monologo Quantistico per la regia di Emilio
Russo, produzione Teatro Menotti. E siccome in questa foto sono tutti
uomini tranne una donna, Marie Curie, ho deciso di approfondire la sua
vita dedicandole un libro, e insieme alla sua ho colto l'occasione per
raccontarne le donne della scienza che sono state importanti, e alle
quali dobbiamo dire grazie per la nostra vita di oggi».
Cosa deve aspettarsi un lettore da questo libro?
«Il racconto umano di queste sei donne che ho selezionato. Con i loro
baratri, le loro paure, e in alcuni casi con le loro sconfitte. Ma che
con la loro dedizione al lavoro, con la loro passione hanno cambiato il
mondo. E tutte noi possiamo identificarci in loro, e capire meglio noi
stesse».
Un’opera che vuole essere un elogio alle donne, si citano nomi
all’apparenza sconosciuti ma che meritano di essere menzionati, quali
sono state le difficoltà incontrate nella stesura di questo testo e
perché? Emotivamente quanto ti ha coinvolto narrate la storie di sei
donne illustri in ambito scientifico?
«Ho scelto queste sei donne con l'idea di seguire la traccia lasciata da
Albert Einstein: lui aveva identificato in qualche passaggio della sua
vita i nomi di queste donne, erano state importanti per lui. Ma
soprattutto ho raccontato donne che non si somigliano, e con le loro
differenze, e le loro caratteristiche umane, possiamo esprimere noi
stessi. Le loro difficoltà sono le nostre. Le loro battaglie sono le
nostre. Loro hanno già affrontato prima di noi tanti argomenti che
escono ora sulle prime pagine dei giornali».
La scelta di queste sei donne da raccontare a cosa è legata? Il
genere femminile racchiude molti talenti importanti, ma chiedo, perché
proprio loro?
«Perché io sono fisica, perché sto portando avanti un progetto enorme,
in libreria e a teatro. E la fisica è bellissima. Ma in pochi lo sanno».
Quando vedremo in televisione un seguito delle tue Pillole di
Fisica che hanno avuto tanto successo su Rai News 24 l'anno scorso?
Magari proprio dedicate a loro...
«Se mi facessero fare in televisione quello che sto facendo a teatro
sarebbe il massimo, ma non trovo luce da quelle parti. Sono sempre i
singoli che fanno la differenza, e quando troverò uno spiraglio ci
entrerò. Per il momento il mio percorso prosegue nei miei libri in cui
racconto in forma romanzata la storia della fisica, i fisici del XX°
secolo, e a teatro, con i miei monologhi. In televisione l'anno scorso,
è vero, ho creato un nuovo format che non esisteva da nessuna parte, in
cui ho raccontato nelle 20 puntate di
Pillole di Fisica, il lato
umano di questi uomini straordinari della scienza, le hanno condivise in
tanti sui social e nel web, i ragazzi che mi scrivevano erano centinaia,
ho condiviso le puntata sul mio
canale YouTube e le visualizzazioni erano migliaia subito.
L'idea è quella di continuare su questo solco, la mia è stata solo una
primogenitura. Le vite di Schroedinger o Heisenberg o Dirac non hanno
nulla da invidiare a quelle di Kurt Cobain o Keith Richards eppure da
noi (solo da noi, perché in America o in Francia già lo fanno) ci hanno
raccontato tutto solo degli ultimi due. Per questo mi ostino in questa
strada, da fisica, non posso fare altro, è questo il momento giusto».
Quale sarà il prossimo libro che vedremo in libreria?
«Ora mi sto dedicando ad un altro fisico presente a Bruxelles nel 1927,
Niels Bohr. E così a Marzo 2018 uscirà il seguito di
L'incredibile
cena dei fisici quantistici, questa volta sarà ambientato a
Copenaghen, dove sono stata di recente a fare ricerche. Racconterò di
Niels Bohr e della scuola di Copenaghen, dove andavano a studiare tutti
i giovani talentuosi del XX Secolo, tanti futuri Nobel. Racconterò del
1941, con dettagli inediti. L'editore è Salani».
Il novecento è stato un secolo di conflitti ed eventi che hanno
segnato la storia di quel tempo e quella futura, le donne raccontate in
Sei donne che hanno cambiato il mondo hanno vissuto in
quell’epoca, ci dici chi sono, e se è stato decisivo e determinante il
loro ruolo?
«I sei brevi romanzi in cui perdersi in questo libro sono quelli di
Marie Curie (1867-1934), Lise Meitner (1878-1968), Emmy Noether
(1882-1935), Rosalind Franklin (1920-1958), Hedy Lamarr (1914-2000) e
Mileva Maric (1875-1948). Per molti saranno nomi sconosciuti, eppure
queste sei donne sono state delle pioniere. Sono nate tutte nell'arco di
cinquant'anni e hanno operato negli anni cruciali e ruggenti del
Novecento, che sono stati anni di guerre terribili, ma anche di
avanzamenti scientifici epocali. C'è la chimica polacca che non poteva
frequentare l'università, la fisica ebrea che era odiata dai nazisti, la
matematica tedesca che nessuno amava, la cristallografa inglese alla
quale scipparono le scoperte, la diva hollywoodiana che fu anche
ingegnere militare e la teorica serba che fu messa in ombra dal marito.
Le sei eroine che racconto non sono certo le sole donne della scienza,
ma sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro
volontà, la loro abilità, il talento e la protervia, in un mondo
apertamente ostile, fatto di soli uomini. Sono quelle che hanno dato
alla scienza e a tutti noi i risultati eclatanti delle loro ricerche e
insieme la consapevolezza che era possibile - era necessario - dare
accesso alle donne all'impresa scientifica. Non averlo fatto per così
tanto tempo è un delitto che è stato pagato a caro prezzo dalla società
umana. Sono sei storie magnifiche. Non sempre sono storie allegre e non
sempre sono a lieto fine, perché sono racconti veri, di successi e di
fallimenti. Ma è grazie a queste icone della scienza novecentesca e al
loro esempio che abbiamo avuto poi altre donne, che hanno fatto un po'
meno fatica a farsi largo e ci hanno regalato i frutti del loro sapere e
della loro immaginazione. Dietro di loro sempre più donne si
appassionano alla scienza, e un domani, in numero sempre maggiore,
saranno libere di regalarci il frutto delle loro brillanti
intelligenze».
Quale sarà il tuo prossimo progetto?
«A marzo, in concomitanza con l'uscita del mio nuovo libro, curo la
Prima Edizione del Festival teatrale
W la Fisica! dal 20 al 28
marzo 2018, al teatro Menotti di Milano. Ci saranno tanti spettacoli,
tanti incontri, laboratori, interviste. Rifarò anche il mio
1927
Monologo Quantistico, che gli scorsi giorni ha fatto ancora sold
out, e le richieste per vederlo continuano a dismisura. Ma il tour prima
affronterà altre città italiane come Napoli (per 5 giorni al Teatro
Nuovo, dal 9 al 13 gennaio), Roma (dal 18 al 22 gennaio al Brancaccino),
e prima ancora ci sono le date di Santa Sofia e Faenza (date organizzate
per il 2 e 3 dicembre dall'Accademia Perduta), e dopo molte altre. Sul
mio
sito ci sono tutte: inoltre vado in giro per festival, aziende,
congressi, ritrovi a parlare delle donne della scienza o dei fisici del
XX secolo come metafora perfetta per sapere come muoverci nel nostro
mondo, speech motivazionali e inspirational speech».
Oltre al fisico Niels Bohr e Copenaghen, che abbiamo capito essere un
elemento fondamentale nei prossimi tuoi racconti, quale donna della
scienza ti piacerebbe o sai già che porterai prossimamente a teatro?
«Mileva Maric, la prima moglie di Einstein. Ho già scritto la storia.
Bellissima storia».