Telegiornaliste anno XIII N.
5 (515) del 8 febbraio 2017
Francesca
Biancacci, sognando l'Africa
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Francesca Biancacci, volto del
Tg1,
redazione esteri.
Come sei arrivata al Tg1?
«Ho cominciato con una sostituzione estiva al Tg Economia, poi mi hanno
chiesto di restare e sono arrivata, come oggi, alla redazione esteri».
L’esperienza che ti ha maggiormente coinvolta?
«Un reportage in Congo, dove ho documentato cosa c’è dietro l’estrazione
di minerali come il coltan, che servono per la produzione dei cellulari;
ho conosciuto realtà incredibili di popolazioni, villaggi messi sotto
sequestro da bande di guerriglieri che obbligano gli uomini a lavorare
in miniera, stuprano le donne; lì sono stata con il medico Denis
Mukwege, premio Sacharov del Parlamento Europeo, che ospita queste donne
violentate, anche bambine, e costruisce alloggi per loro».
Redazione esteri dopo quella economia, come hai vissuto questo
cambiamento?
«Voluto e cercato; la mia materia è stata sempre la politica estera, che
ho vissuto fin da bambina con mio padre che era inviato speciale ai suoi
tempi».
Rispetto ai tuoi inizi in cosa trovi cambiato il giornalismo?
«Non c’era Internet, non c’erano i social; adesso è tutto più immediato
ma anche, secondo me, tutto troppo omologato».
Il Tg1 rappresenta ancora una grande aspirazione per un giovane
aspirante giornalista?
«Dovrebbe esserlo, il Tg1 è ancora un’importante testata nazionale, e i
numeri ci danno ragione. Credo sia ancora un traguardo ambito».
Tante donne nelle varie redazioni Rai, sono maturi i tempi anche per
una ‘direttora’ al Tg1?
«Individuata la figura giusta – sorride, ndr – non è da tutti dirigere
il Tg1, però perché no?».
Hai dovuto rinunciare a qualcosa per il lavoro?
«Ho rinunciato a passare più tempo con i miei figli, Edoardo e Ludovico
che restano, comunque, la cosa più bella e importante della mia vita».
Sogno nel cassetto.
«Corrispondenza da Nairobi, amo l’Africa e sarebbe la mia aspirazione».