Telegiornaliste anno XIII N. 19 (529) del
31 maggio 2017
Emanuela Damasio, ogni voce un’emozione diversa
di
Giuseppe Bosso
Incontriamo
Emanuela Damasio, apprezzata doppiatrice.
Dove potremo ‘ascoltarla’ prossimamente?
«Sono diverse le cose che stanno andando in onda, da Gypsy nella serie
Flash, a Scarlett O’Connor in
Nashville, a Dulcinea nel
catone animato
Le avventure del gatto con gli stivali; è uscito
il 18 maggio nelle sale cinematografiche il film spagnolo
La notte
che mia madre ammazzò mio padre, commedia che mi sono divertita
davvero molto a doppiare; e poi mi si sente sempre comunque negli spot
della Ford, di cui sono la voce femminile nazionale da più di 3 anni!».
Ricorda il suo primo doppiaggio?
«Come quasi tutti ho iniziato con piccole cose, facendo la cosiddetta
“gavetta” ma venivo da anni di teatro e mi diedero subito qualche
piccolo personaggio. Non ricordo ora il primissimo doppiaggio, ma dei
primi anni a Roma ricordo l’emozione, il silenzio della sala, la
gentilezza dei direttori che cercavano di mettermi a mio agio e la mia
caparbietà nel cercare, grazie alle loro indicazioni, le sfumature più
sottili di ogni intonazione… un lavoro creativo, ma chirurgico…
affascinante! Non era facile. Ogni tanto uscivo fiera e soddisfatta, ma
la maggior parte delle volte tornavo a casa ripensando alle scene
doppiate, se c’era qualcosa che non avevo colto pienamente e come avrei
potuto dare di più… Ascoltavo con ammirazione i “mostri sacri” del
doppiaggio che mi permettevano di assistere mentre incidevano, ero
affascinata e grata di poter stare lì e ho imparato molto ascoltando.
Entravo in sala in punta di piedi, sempre con la paura di disturbare, mi
sedevo in un angolino e aspettavo in silenzio il mio turno a leggio».
Quali sono i personaggi o le attrici che ha sentito maggiormente
vicini al suo modo di essere?
«Non ce n’è uno in particolare: sicuramente mi divertono i personaggi un
po’ pasticcioni o un po’ svampiti o addirittura folli perché puoi osare
e giocare di più a mio avviso, ma allo stesso tempo mi piacciono anche i
personaggi molto drammatici, che vivono storie intense e dolorose. Trovo
anche affascinanti i personaggi molto determinati e che sono dediti ad
un ideale o ad una missione, e sì, in effetti, quelle che ho descritto
sono tutte corde che conosco molto bene e in cui mi ci posso
rispecchiare anche personalmente. Poi ogni personaggio non ha mai solo
un aspetto, ma è un insieme di tante sfumature, come gli esseri umani
d’altronde… tra i personaggi che mi sono rimasti nel cuore nella mia
carriera posso citare ad esempio tra “i duri” Emma in
The Following
o Cameron in
The Sarah Connor Chronicles; tra gli svampiti o i
folli mi viene in mente ora per esempio Dori Lawrence in uno dei primi
film da protagonista
State Side; ma di certo non vado in giro ad
ammazzare persone né sono rinchiusa in una casa di cura… per fortuna!
Meraviglioso è stato dare la voce a Gwen Stacy in
The Amazing
Spiderman, a parte il piacere di doppiare un’attrice bravissima come
Emma Stone, lei nella coppia è la mente che risolve i problemi
difficili, che non rinuncia alla sua vita e ai suoi studi, pur amando
intensamente Peter Parker. Non è la classica
bella da salvare….
sarà forse per questo che infatti alla fine muore! Poi c’è anche il mio
lato romantico e sognatore che vuole la sua parte e sono tanti i ruoli
in cui emerge, da Scarlett O’Connor in
Nashville in cui alla fin
fine è sempre il cuore a spingerla a muoversi e a fare delle scelte,
giuste o sbagliate che siano, a Peggy Olson in
Mad Man, donna che
cerca di emanciparsi negli anni ’60 ma che in poi si ritrova in storie
sentimentali assurde, o anche a Rachel in
Master of None serie
televisiva che per tutta la prima stagione è veramente il racconto
dell’evoluzione di una storia d’amore in tutte le sue fasi… tra le
attrici, a parte quelle dei personaggi citati, amo anche molto per la
sua naturalezza e la sua dolcezza Natalia de Molina un’attrice spagnola
che ho doppiato in due film
La vita è facile ad occhi chiusi e
Kiki & i segreti del sesso».
Ha doppiato anche Anna Favella, emergente attrice della nuova
generazione, nella serie di successo Terra ribelle: essere
doppiati, confrontarsi con una voce diversa, può essere un momento
formativo per un attore italiano?
«Penso di sì… ma forse bisognerebbe chiederlo a lei! Venne ad assistere
alcune volte al doppiaggio della serie, sempre carina e attenta. Il
fatto è che, come in ogni mestiere, ci sono sempre alcune cose tecniche
che si imparano con l’esperienza… probabilmente la parte, come dire,
”fisica” è molto più diretta e istintiva di quella “vocale” che richiede
invece in certi contesti tanto studio e tanta pratica. In un discorso
molto generale, è vero che è importante vivere il personaggio, ma, come
mi disse un giorno una mia insegnante,
"la tecnica è il trampolino di
lancio per andare oltre, per permettere che ciò che senti arrivi davvero
al pubblico" e con quella non ci si nasce…bisogna applicarsi
costantemente con un grandissimo impegno. Ma Anna è una donna
intelligente e determinata e sono sicura che oggi non abbia più bisogno
di nessuno che le presti la voce».
Cosa comporta passare dal doppiaggio di un film intenso come
Manchester by the Sea a contesti più leggeri come Cenerentola
o varie serie che ha avuto modo di doppiare?
«Non è che comporti qualcosa di specifico… è forse la bellezza di questo
lavoro: la possibilità di spaziare, di dar voce in ogni momento ad
emozioni diverse, da quelle più ilari e leggere a quelle più intense e
profonde. Certo magari in una giornata mi ritrovo a passare da una cosa
all’altra nel giro di pochissimo tempo e a qualcuno potrà sembrare un
lavoro da schizofrenici, ma in realtà è solo il rendersi disponibili a
quello che c’è sullo schermo, a seguirlo e a lasciarsi semplicemente
guidare dalla situazione e dal personaggio andando ad attingere dal quel
grande pozzo di variabili possibili che ognuno ha nella propria pancia».
Tanti giovani si stanno avvicinando al doppiaggio: come vivono il
rapporto con i colleghi più esperti, almeno per quello che ha modo di
constatare lei direttamente?
«Molti si avvicinano per gioco, perché qualcuno ha detto loro che “hanno
una bella voce”... poi dopo un po’ si accorgono che non è un gioco e che
non basta avere una bella voce… anzi la varietà di voci differenti fa la
musicalità di un film, quindi la voce bella può servire, ma fino ad un
certo punto. Ma questi soggetti in realtà così come vengono spariscono
in poco tempo… altri invece hanno veramente il desiderio di imparare e
con gentilezza e umiltà chiedono di poter assistere ai turni di
doppiaggio. Alcuni colleghi non amano avere gente in sala ed è
comprensibile, si lavora con ritmi abbastanza veloci e c’è bisogno di
molta concentrazione… io personalmente non ho mai problemi a far
assistere, se non lo avessero permesso a me ai tempi, oggi non sarei qui
a parlarvi e non sarei riuscita a fare della mia passione il mio lavoro…
quindi mi piace pensare che tra le persone che magari si siedono al buio
ad ascoltare ci sia qualcuno che sta facendo esattamente quello che ho
fatto io un tempo appena arrivata a Roma e a loro auguro davvero tanta
fortuna».
Negli ultimi anni sono purtroppo venuti a mancare molti suoi
colleghi, come Laura Latini, Gaetano Varcasia e Vittorio De Angelis per
citarne alcuni: cosa ricorda di loro?
«Che domanda difficile… appena li nomini mi appare davanti agli occhi il
loro volto in uno dei momenti in cui abbiamo lavorato insieme o magari
abbiamo chiacchierato e scherzato prima di entrare in sala… a volte mi
sembra che non se ne siano mai andati, forse perché è doloroso pensarci
o forse perché sono ancora nel cuore di tutti. Fatto sta che se anche la
vita va avanti, un vuoto da qualche parte c’è e si sente. Un aggettivo
per ognuno sarebbe limitante per descriverli».