Telegiornaliste anno XIII N.
9 (519) del 8 marzo 2017
Eleonora Buratto, orgogliosa eccellenza italiana
di
Giuseppe Bosso
Questa settimana abbiamo il grande piacere e onore di incontrare una
giovane ma ormai affermata soprano italiana.
Eleonora
Buratto, mantovana, ha calcato i più prestigiosi teatri del
mondo raccogliendo ovunque consensi, ma è anche una ragazza che ha
saputo mantenere i piedi per terra, come ci racconta.
Buongiorno Eleonora, e grazie della sua disponibilità. Quali sono i
suoi prossimi impegni?
«Grazie a voi, visto che ce l’abbiamo fatta? È stato un po’ laborioso
proprio a causa della mia agenda. Ora sono a Chicago, prossimamente sarò
a Zurigo, Napoli, Aix-en-Provence, Madrid, per finire l’anno ad
Amsterdam. Con un debutto importante, Donna Anna nel Don Giovanni di
Mozart, il prossimo luglio al Festival di Aix-en-Provence».
Un volto e una voce conosciuta e acclamata in tutto il mondo, sente
il peso di essere ‘eccellenza’ d’Italia?
«Al contrario, sono orgogliosa di rappresentare una delle tante
eccellenze italiane, per di più nel campo che più italiano non si può,
quello dell’opera lirica!».
Il mondo della lirica, e in particolare la lirica in Italia, secondo
lei è un mondo per giovani?
«Apparentemente no, poi i teatri ti chiedono di cantare in qualche
matinée per gli studenti e ti accorgi di quanto i ragazzi sono pronti a
farsi sedurre dall’opera, di quanta curiosità hanno. Purtroppo sono
occasioni episodiche per gli studenti, non c’è il tempo e forse manca la
volontà di far crescere quel pubblico. Mentre i giovani che arrivano
alla lirica seguendo un loro percorso di formazione sono eccezionali. Lo
vedo dai tanti che mi seguono sui social, specie su
Instagram. Sono giovani pieni di passione, amano la
contemporaneità, sono social e amano i loro idoli con i quali cercano il
dialogo. Non è un gioco, ci seguono, ci studiano, vorranno emularci. È
bello!».
Tra le tante opere e i personaggi che ha avuto modo di interpretare
quale potrebbe rappresentare, secondo lei, la donna italiana di oggi?
«Non credo che i personaggi dell’opera possano rappresentare una donna
d’oggi. Ma credo fortemente che, al di là delle vicende così lontane
dalla vita contemporanea che l’opera ci propone, i sentimenti, la
capacità emozionale, la verità dei personaggi svelata dalla musica dei
grandi compositori siano eterni ed universali. Oggi Mimì forse non
morirebbe di stenti come nell’opera di Puccini, ma la sua sofferenza
d’amore, lo struggimento per la gioventù e la vita che vanno via troppo
presto sono sentimenti che tutte noi donne conosciamo».
Dopo aver girato i teatri e i palcoscenici più prestigiosi si sente
realizzata o le manca ancora qualcosa che ancora la può stimolare a
migliorarsi?
«C’è tutto un mondo di protagoniste che debbo scoprire e interpretare. E
io voglio essere anche Desdemona, Leonora, Manon...».