Telegiornaliste anno XIII N. 28 (538) del
4 ottobre 2017
Claudia
McDowell & Revox: la grinta, il rock, il nuovo disco
di
Alessandra Paparelli
Abbiamo incontrato Claudia McDowell, vocalist di
Claudia McDowell & Revox e per molti anni
speaker a Radio Rock, nota radio della Capitale.
Una prima domanda rispetto alla libertà di scelta e al
margine che avete musicalmente, con la tua band. Come e quando
hai iniziato a cantare, coltivare la musica?
«Non ricordo quando ho iniziato a cantare, probabilmente è
successo così presto da non averne più memoria; mia madre dice
che il mio primo vagito è stato in effetti un vocalizzo!».
Ci sono artiste donna a cui ti senti maggiormente legata?
«Quando ero poco più di una ragazzina adoravo Annie Lennox,
tentavo di cantare come lei e vestire come lei: quel completo
da uomo con cravatta e quei capelli corti su un volto così
bello colpirono la mia immaginazione molto a lungo. Ora sono
molto affascinata da P.J. Harvey, la sua voce sa essere
graffiante, stridente e insieme sensuale e tenera».
Parlaci della band, i Revox, con la quale porti avanti il
progetto musicale.
«La mia band, i
Revox, è stata un vero colpo di fortuna.
Siamo affiatati e amalgamati splendidamente. Lo so che si dice
sempre dei propri musicisti, ma nel mio caso è veramente così:
siamo amici, non c'è un leader, siamo quattro teste e quattro
cuori che creano insieme. Ho cantato nelle band più disparate,
dal metal al pop passando per il folk irlandese, ma credo che
siano i
Revox a tirare fuori il meglio di me. Ora siamo
totalmente immersi nella lavorazione del nuovo disco: siamo
nella fase stampa copertine del CD e nell'approntamento del
video che farà da traino al nostro nuovo lavoro. Scalpitiamo
per salire sul palco perché è il palco il nostro posto
preferito, la dimensione live è quella in cui ci troviamo
meglio, ma dobbiamo pazientare. Non appena sarà tutto pronto
contiamo di organizzare una bella serata dal vivo».
Difficoltà nel gestire le date, i live, nel reperire date?
Questo vale per le band di lungo corso e per le band emergenti?
«Le difficoltà sono tante e di varia natura. Non riusciamo a
vivere di musica, perciò la prima difficoltà viene dal reperire
date che non si accavallino con i nostri lavori "ordinari".
L'altra difficoltà viene dalla precisa scelta di proporre solo
musica originale, il che significa che i locali in cui suonare
si riducono drasticamente; non molti sono così coraggiosi da
affidare un venerdì o un sabato sera ad un gruppo che propone
la sua musica e non suona quella di artisti famosi. Questo vale
sia per le band note o emergenti».
Quali possono essere le chiavi per il successo? Credi nei
Talent o preferisci la sana gavetta, il lavorare in maniera
libera e indipendente?
«Le chiavi per il successo sono un misto tra avere talento,
sapersi vendere, essere al posto giusto nel momento giusto: una
combinazione rara; io non credo nei talent, pochi di coloro che
hanno partecipato sono riusciti ad avere una carriera duratura.
E per i miei gusti quei pochi non fanno musica di qualità e
sembrano suonare e cantare tutti nello stesso modo: faccio
fatica a distinguere per esempio queste nuove cantanti, alle
quali piace tanto gridare per mostrare l'estensione vocale, una
dall'altra; è tutto troppo veloce, il lavoro sulla voce è
costante e si fa nel tempo, io credo più nella gavetta e nel
cimentarsi in molti generi. Lavorare da indipendente ti
consente di essere libero di modificare il tuo stile e
fluttuare tra vari suoni senza imprigionarti; detto ciò, un
contratto discografico come quelli di una volta non mi farebbe
certo “schifo!”».
Quanto costano gli obiettivi e i bisogni da raggiungere?
«In termini di denaro, nel modo in cui suoniamo noi, non è così
oneroso; siamo un gruppo che suona un rock classico, abbiamo
una strumentazione solida ma semplice e una nostra sala prove.
Lo è in altri termini perché gestire le prove, le registrazioni
e i concerti insieme ai nostri altri lavori può davvero essere
molto faticoso. Lo è meno però se prendi questa avventura con
ironia, senza dannarti dietro l'unico scopo di avere successo,
noi siamo musicisti appassionati ma con un pizzico di sano
distacco».
Hai fatto molta radio, sei stata per anni a Radio Rock, una
radio molto molto amata. Perché attualmente non sei più in
onda, te lo chiederanno in molti, immaginiamo. Che rapporto hai
con la radio?
«Me lo chiedono ancora in tantissimi: non vado più in onda
semplicemente perché non ho mai ricevuto una proposta economica
convincente per tornare in onda. Se mai accadrà sarò
felicissima di tornare a fare radio, sapessi quante volte mi
capita di sognare di essere in diretta... il mio rapporto con
la radio è stato straordinario. Ho trasmesso per molti anni, ho
avuto il privilegio di conoscere grandi artisti, di assaggiare
l'adrenalina della diretta, di ascoltare musica splendida e
soprattutto di essere ascoltata da persone meravigliose. Era un
continuo scambio di emozioni: un'esperienza indimenticabile».
A cosa ti ispiri o vi ispirate, come band, per i testi? Si
scrive con la malinconia, si scrive attingendo al proprio
vissuto, all'incontro con gli altri. Si scrive con la gioia nel
cuore?
«Per anni sono stata ispirata dalla malinconia, dalla mancanza,
dalla disperazione: credo dipendesse da una vita sentimentale
piuttosto travagliata; e proprio di quella parlavano i miei
testi, principalmente. Da qualche tempo scrivo canzoni meno
buie, anche se resto dell'idea che quando tutto va bene si è
troppo impegnati a bearsene per mettersi a scrivere. Oggi mi
ispira un po' tutto: ho scritto canzoni su colloqui di lavoro
crudeli, sull'incomunicabilità di una coppia di amici, su una
passeggiata notturna a Roma. Direi che qualsiasi cosa può dar
vita ad un testo se sono in una fase creativa; il nuovo disco è
molto "asciutto", abbiamo tenuto spesso la prima registrazione,
volevamo mantenere l'immediatezza. Abbiamo soltanto aggiunto in
una fase successiva qualche suono di chitarra in più e qualche
controcanto, ma nulla che ci distanzi troppo dal suono live;
ancora una volta abbiamo suonato un rock forte ma
essenzialmente classico, quello sappiamo fare E quello ci piace
fare. Mi attrae inoltre l'idea che sia facile poter
canticchiare subito uno dei nostri brani; in questo momento poi
mi sto divertendo molto nell'ultimare la sceneggiatura del
nostro video e con l'aiuto di amici esperti nel settore, mi
cimenterò anche nella regia».