Telegiornaliste anno XIII N. 22 (532) del
21 giugno 2017
Beatrice Fiaschi, l’amore per gli animali la mia
ispirazione
di
Tiziana Cazziero
Beatrice Fiaschi e le sue passioni: gli animali e la scrittura. Due
amori uniti da un progetto interessante e lodevole, leggete per scoprire
di cosa si tratta.
Ciao Beatrice e grazie per aver accettato questo invito: come nasce
La leggenda del cane rosso?
«Il libro nasce da un insieme di input emotivi raccolti negli ultimi
anni: tra tutti la presenza nella mia vita di due fantastici setter
irlandesi, cani dalla bellezza disarmante, dal carattere affettuoso e
dalla eccezionale espressività. Soprattutto la femmina, India, a cui è
dedicato il romanzo, mi ha completamente cambiato la vita: salvata da
una situazione disagevole, doveva restare in stallo da me solo per un
mese in attesa di un nuovo padrone, una persona fidata che avevo già
contattato. Poi l'amore ha travolto ogni cosa: la sua necessità di
essere amata da me, di abbandonarsi completamente alle mie cure, di
fidarsi senza rete di quello che io potevo offrirle mi ha fatto sentire
così onorata della sua presenza nella mia casa e nella mia vita da non
potermene più separare. Ho iniziato ad avvertire che era proprio lei
quella parte di me che non conoscevo e che avevo bisogno di accettare.
Ho capito che esistono parti di noi che un tempo sono state violate e
che abbiamo così deciso di mettere da parte per non affrontarne di nuovo
il dolore e India, con tutto quello che aveva subito nei primi anni di
vita, rappresentava quella mia parte e curando lei avrei curato me. Il
nostro è diventato un rapporto empatico, una condivisione totale di
sofferenza così come di gioia attraverso il quale avrei trovato un nuovo
senso, un nuovo valore. Insieme siamo anche tornate in un paesino marino
legato alla mia infanzia e anche quei luoghi, intrisi per me di ricordi,
hanno acquisito un nuovo significato e ciò che in quel mare era
imbrigliato è finalmente uscito fuori, offrendomi un'ambientazione
ideale per il mio romanzo, permettendomi di rendere protagonista uno
scenario che per me e per la mia crescita è stato importante. Un romanzo
pieno di elementi che amo dunque: il mare, gli animali, i ricordi. E
molti riferimenti anche al mio percorso di avvicinamento al
core
sciamanism».
L’amore per gli animali ha ispirato questa storia? Di cosa parla e
cosa devono aspettarsi i lettori?
«L'amore per gli animali ha ispirato questa storia e ispira ogni giorno
la mia esistenza: per me gli animali sono una grande passione e sin da
piccola ho avuto la fortuna di poterci vivere insieme. Quello che mi ha
sempre colpito è la loro immediatezza, la loro vicinanza alla natura e
l'assenza di quelle sovrastrutture che invece sono tipiche della mente
umana; questo aspetto mi ha sempre fatto vivere gli animali come porta
privilegiata all'essenziale e nel tempo, avvicinandomi sempre più
emotivamente a loro, ho capito quanto possano insegnarci sul non detto,
sull'inconscio, sull'ancestrale, su tutto quello che a causa dei
condizionamenti sociali siamo costretti a lasciare da parte nel vivere
quotidiano. Gli animali presenti in questo romanzo sono creature
leggendarie che pongono i protagonisti Valerio e Cristina a diretto
contatto con quelle parti di loro più profonde e viscerali che fino a
quel momento sono rimaste inascoltate. La metafora principale è quella
del fiuto: così come i cani usano il naso per ricavare indizi laddove
sembra non ce ne siano, allo stesso modo i protagonisti – che non a caso
sono due poliziotti – devono cercare di affinare la loro sensibilità,
dare voce al sesto senso, mettere per un attimo da parte il razionale,
abbandonandosi al flusso di informazioni che la natura può fornire se
solo si riesce a stabilire un contatto profondo con essa. Sullo sfondo
di questo importante percorso di ricerca si fa riferimento
all'esperienza del viaggio sciamanico, un'esperienza che da un paio
d'anni sto vivendo io stessa e che mi sembrava importante citare perché
mi ha consentito di riprendere contatto con il mio occhio interno,
trovando nuove energie ed eliminando blocchi emotivi che mi
condizionavano. Cristina intraprenderà – inizialmente senza sapere a
cosa va incontro - un percorso interiore di questo tipo e imparerà così
a vedere ciò che rimane celato agli occhi dei più e a trovare risorse
dentro se stessa che non credeva di avere per affrontare al meglio un
caso molto difficile».
Il libro è legato a una causa lodevole, vuoi parlarcene?
«Da sempre sono vicina ad associazioni animaliste che si occupano da
vicino del sostegno e della cura di animali in difficoltà, impegnandosi
in cause sociali importanti. È venuto da sé pensare che anche questo
libro potesse contribuire alla causa animalista, trattando appunto da
vicino il mondo animale: è un modo per me di dire che i libri non sono
lettera morta e che possono rappresentare la strada sia per chi li legge
di intraprendere un viaggio senza bagaglio verso mondi che non conosce,
sia avere uno scopo più materiale, strettamente connesso al sociale, in
questo caso contribuendo economicamente alla causa di chi cerca di
salvare molti amici pelosi vittime di abbandoni, stenti, violenze,
povertà. Sto organizzando pertanto tutta una serie di eventi – il
Cane Rosso promotional tour – dapprima su Roma e provincia, mio
territorio di appartenenza, e a partire dal nuovo anno in tutta Italia,
durante i quali sarà venduto il romanzo e parte del ricavato sarà
destinato alle diverse associazioni di mia conoscenza, tra le quali la
Lega Nazionale
per la difesa del Cane, realtà che non ha bisogno di
presentazioni per il gran lavoro svolto in tutta Italia, non ultimo
durante il periodo dei tragici terremoti; l'associazione
Cane
Sicuro che opera su Roma occupandosi, tra le altre cose, di
seguire gli animali domestici di persone anziane e disabili che hanno
difficoltà nel farlo, con una doppia azione sociale, e l'associazione
Silent Wings
che porta avanti un delicato lavoro di
pet therapy e con la quale
sto collaborando su un progetto di avvicinamento al cane da parte di
persone con disabilità psichica che seguo per lavoro. C'è tanto da fare
e il mio
Cane Rosso vuole aiutare concretamente: chi volesse
contattarmi per iniziative di questo tipo spero che leggendo questa
intervista lo farà».
Hai trovato delle difficoltà nella stesura della storia, se sì quali
e perché?
«Fortunatamente per me scrivere non è mai difficile, anzi è un
divertimento, uno scarico di energia, una necessità e una catarsi: la
storia è venuta giù di getto e si è andata organizzando praticamente in
totale autonomia sul foglio bianco, in quanto forse decantava da tempo
nel mio inconscio. La difficoltà reale che c'è nello stendere un romanzo
sta poi nella sua correzione e revisione, poiché lo scrittore è molto
innamorato di ciò che scrive e fatica a eliminare scene e passaggi e in
generale a mettere in discussione ciò che ha creato. Il processo
creativo in sé è liberatorio, ma saperci fare i conti non è semplice:
spesso nel rileggere quanto scritto ci si destabilizza perché si
incontrano emozioni credute perse e con le quali invece occorre fare i
conti. Occorre mettersi in gioco in tutto e per tutto, mettere le mani
nude dentro le proprie viscere, toccare nervi scoperti, relazionarsi a
quel Sé più selvaggio che non sempre si conosce bene e che dunque si può
tenere. A volte la Beatrice che non conoscevo si è affacciata con forza
alla pagina e accoglierla non è stato così scontato, ma una volta
sentito il processo di crescita che avrei potuto affrontare nel portarla
alla luce, allora e solo allora ne ho avvertito la necessità e ogni
difficoltà è stata accettata e provata a superare. A volte ci sono
riuscita, altre volte meno, ma ogni passo ha segnato una nuova
possibilità per me di comprendermi e accettarmi, di crescere e propormi
sempre nuovi obiettivi. In questo senso per me scrivere è terapeutico».
Come sei arrivata alla pubblicazione? Oggi il panorama editoriale è
ricco di libri, com’è stato il tuo percorso?
«È vero, oggi il panorama editoriale è ricco di libri e ci sono molte
più possibilità rispetto al passato di pubblicare, tra cui il
self-publishing e le case editrici che lavorano esclusivamente sugli
e-book. Personalmente devo dire che sono una romantica e rimango ancora
parecchio legata all'idea dell'editoria tradizionale e del romanzo
cartaceo. Per cui da subito ho escluso qualsiasi altra via: inoltre come
secondo lavoro sono editor e valutatrice di testi per agenzie letterarie
e case editrici, dunque ho una buona conoscenza rispetto alle nicchie di
riferimento di ogni piccolo e medio editore. Così già nel momento
dell'invio del mio manoscritto avevo ridotto molto il campo, escludendo
anche gli editori troppo grandi, quelli troppo piccoli e quelli a
pagamento. Nei mesi ho ricevuto almeno cinque proposte di pubblicazione,
tutte abbastanza serie, e alla fine ho scelto Rapsodia Edizioni perché
editore romano col quale sarebbe stato più facile interfacciarmi di
persona e perché mi sono sentita subito in sintonia con l'editore, la
signora Lo Nigro, con la quale ci siamo a lungo confrontate sulle
potenzialità del romanzo e sulle modalità più giuste per editarlo e poi
in seguito promuoverlo, notando un'attenzione per i dettagli che mi ha
lasciato ben sperare per il futuro».
Chi è Beatrice Fiaschi nella vita di tutti i giorni?
«Bella domanda, non c'ho mai pensato davvero: sono sicuramente una donna
iperattiva che non sta un attimo con le mani in mano e mentre fa una
cosa ne sta pensando altre duecento. Sono una persona all'apparenza
tranquilla ma che dentro è un vulcano ed è molto inquieta. Lavoro tanto
perché mi piace ciò che faccio, sono nel settore dei servizi alla
persona e seguo alcuni utenti con disabilità mentale, ospiti in una
comunità alloggio a Roma. Nel tempo libero mi dedico a lunghe
passeggiate con i miei due cani, Scotch e India, e amo tutti gli
animali, ho anche un gatto e un serpente. Mi piace fare sport, pratico
da anni la danza e seguo il calcio da tifosa sfegatata della Ss Lazio;
sono una grande fan dei supereroi, dei film di azione e di quelli di
fantascienza; leggo i classici e poi scrivo in continuazione. Sono una
persona che sa stare in gruppo, ma che vive con serenità i momenti di
solitudine; anzi a volte mi piace isolarmi, stare in silenzio e aprirmi
al mio mondo interiore che so ormai essere ricco di importanti stimoli e
possibilità riflessive».
Hai progetti per il futuro? Un seguito magari per La leggenda del
cane rosso?
«Sinceramente non amo molto scrivere sequel perché non amo leggerne:
ogni volta che l'ho fatto sono rimasta un po' delusa. La leggenda del
cane rosso probabilmente rimarrà un unicum come pure il mio precedente
romanzo, a meno che non ci siano richieste esplicite e irrinunciabili;
sono convinta che gli elementi caratterizzanti di uno scrittore
ricorrano comunque anche non scrivendo sequel ma inventando storie nuove
e dunque preferisco che i temi a me cari possano essere lasciati liberi
di fluire e ripresentarsi attraverso nuovi volti e nuove trame. Sto già
scrivendo un terzo romanzo, un giallo poliziesco puro stavolta, e già mi
sto affezionando ai nuovi protagonisti; per il resto continuo sempre a
scrivere anche poesie e racconti brevi e ora sono del tutto presa dal
Cane Rosso promotional tour».
Cosa pensano le persone a te vicine, del tuo percorso da scrittrice?
«Le persone a me vicine sono molto fiduciose, forse più di me, rispetto
al percorso da scrittrice che è praticamente nato con me e che negli
ultimi anni sta divenendo sempre più serio e impegnativo: i miei
genitori hanno sempre creduto in me e mi hanno dato tutte le possibilità
di studiare quanto e ciò che volessi per stimolare la mia fantasia e mi
hanno soprattutto lasciata libera anche di sbagliare; mia zia pure è una
mia grande fan e devo dire che fa di tutto per farmi ottima pubblicità.
Poi ci sono gli amici che aspettano sempre con ansia il prossimo romanzo
e tante altre persone che ho conosciuto in modo casuale grazie al
precedente romanzo e che mi sono rimaste accanto, anche iniziando
insieme un percorso artistico congiunto in cui la mia scrittura ha
incontrato altre arti, come la fotografia, la pittura e la danza, dando
vita a fecondi connubi. La scrittura è un modo per me di mettere da
parte la timidezza e di espormi di più, con felici sorprese; non so cosa
gli altri pensino del mio percorso di scrittrice, forse è anche
difficile far comprendere all'altro il lavoro pesantissimo che si fa su
se stessi, perché crescere come scrittrice significa innanzitutto
crescere come persona. Però devo dire che fin qui chi ha letto il
romanzo
La leggenda del cane rosso è rimasto favorevolmente
colpito e ha segnalato una crescita rispetto al primo romanzo, che mi fa
piacere si noti in quanto è stato il frutto di un importante periodo di
ricerca e di lavoro su me stessa, sia a livello stilistico che di
sensibilità artistica».